Il 2013 è stato l’ennesimo anno di crisi per il turismo italiano. Le strutture ricettive registrate nel 2013 sono poco più di 48.600. In questo periodo a fronte di 1.118 aperture hanno chiuso 1.808 imprese, con un saldo negativo di 690 unità: ne sono sparite quasi 2 al giorno. A diffondere i dati è Assohotel, l’associazione di categoria di Confesercenti che riunisce gli imprenditori della ricettività turistica, nel corso di “Valore Impresa – Sviluppo turismo”, il convegno organizzato in occasione dell’assemblea elettiva dell’associazione.
Osservando i flussi tra iscrizioni e cessazioni degli ultimi cinque anni, il 2013 sembra dunque essere stato l’anno peggiore, anche se si nota un leggero miglioramento nel numero di chiusure rispetto al 2012. Dal 2009 ad oggi il saldo negativo è di quasi 2.500 imprese.
La boccata d’ossigeno estiva, grazie alla piccola ripresa degli arrivi e della spesa dei turisti stranieri, a settembre è già svanita, mentre tasse e tariffe continuano a soffocare le imprese del settore ricettivo: su di esse la pressione fiscale e contributiva prevista per il 2014 sarà del 67,5%, quasi il 24% in più della media Ue e il 2% in più di quella italiana. Pesano anche gli aumenti delle tariffe locali (+18,9% rispetto al 2011).
La questione fiscale, combinata al prolungato calo dei flussi di turisti italiani, ha portato a chiudere il 2013 in rosso: le imprese del comparto ricettivo hanno registrato una contrazione media del 5% del fatturato e oltre 1800 chiusure in 12 mesi, per un saldo negativo di 690 unità.