“La crisi ha bruciato quasi 100 miliardi di reddito disponibile per i consumi. Recessione e pressione fiscale continuano a distruggere redditi, lavoro e imprese.
Occorre voltare pagina al più presto”. Intervenendo a conclusione dei lavori dell’assemblea provinciale di Firenze, il presidente di Confeserenti, Marco Venturi, ha sostenuto la necessità che “si volti al più presto pagina per evitare che il 2013 si caratterizzi come l’ennesimo anno di dura recessione che sta distruggendo redditi e lavoro di famiglie e imprese”.
“Se non si esce da questo pericoloso immobilismo si perderanno, nei soli nostri settori, altre 60mila imprese, aggravando un bilancio che evidenzia una vera e propria ecatombe di pmi avvenuta negli anni della crisi”, continua Venturi.
Dall’inizio della crisi c’è stato un “tracollo” del reddito disponibile delle famiglie che ha toccato nel 2012 “picchi vertiginosi”, ha detto. La perdita di reddito riflette in larga parte la caduta dell’occupazione, ma è anche la conseguenza di misure che hanno condizionato le dinamiche economiche.
L’entità della perdita complessiva è ben rappresentata sia dal Pil (quasi 103 miliardi in termini reali) che dalla riduzione del potere d’acquisto delle famiglie (94 miliardi) con un taglio reale di quasi 4mila euro per nucleo: in valori assoluti l’erosione di redditi e spesa delle famiglie è impressionante.
Nel 2007 il potere di acquisto delle famiglie si attestava in termini reali a 987.314 milioni di euro. Nel 2010 è sceso a 944.391 e nel 2012 calato a 893.129 (con una perdita di poco più di 94 miliardi di euro).
Nello stesso periodo, i redditi da lavoro autonomo hanno mostrato una contrazione di quasi 22 miliardi. La spesa delle famiglie, ha sottolineato la Confesercenti, ammontava nel 2007 a 863.100 milioni di euro per ridursi a 855.357 e nel 2012 a quota 819.812 (con una flessione di oltre 43 miliardi di euro). Calo dell’occupazione, riduzione del reddito e aumento del prelievo fiscale si sono tradotti in una decelerazione dei consumi: oltre 43 miliardi in termini reali, vale a dire un ridimensionamento di 1.800 euro per ciascuna famiglia.