Confcommercio non ha mai tralasciato il tema della produttività, l’ultimo contratto proprio al’incremento delle posizioni competitive era improntato. Ma è pronto ad avviare il dialogo con il sindacato sulle indicazioni del premier. Iole Vernola, responsabile dei temi sindacali per la confederazione dei commercianti, induca quali sono i temi che porrà sul tavolo del confronto: la flessibilità organizzativa, lo scambio vero tra maggiore produttività e migliori salari, l’invecchiamento. Ma pensa che per avviare questo confronto il governo debba mostrare le sue carte, chiarire cosa può fare per migliorare la produttività paese.
Vernola, Confcommercio è pronta per il negoziato sulla produttività?
Veramente noi questo problema lo abbiamo affrontato da tanto tempo. Anche l’ultimo contratto nazionale del commercio lo abbiamo centrato su quei temi, abbiamo corretto l’organizzazione del lavoro, siamo intervenuti sull’assenteismo, sui permessi. Sempre in quest’ottica abbiamo rivisto il sistema di contrattazione sulla base dell’accordo del 2009, prevedendo la possibilità di deroghe al contratto nazionale con la finalità di una maggiore produttività. Prevedendo uno scambio tra questa accresciuta produttività e una più ampia distribuzione delle ricchezze liberate. E’ in quest’ottica che abbiamo fissato il principio di escludere accordi che prevedessero aumenti salariali in cifra fissa, non legati ai risultati.
Il negoziato allora a che vi serve? A migliorare quelle indicazioni?
Tutto si può migliorare, ma mi sembrerebbe riduttivo. Tra breve avremo un incontro con le segreterie delle confederazioni sindacali, vedremo cosa sia possibile fare. Per il momento mi sembra di capire che i sindacati tra loro non abbiamo ancora un’intesa, salvo agganciare gli aumenti salariali alla produttività al secondo livello, ma questa è già la realtà che stiamo vivendo. A parte il fatto che diminuiscono le risorse per la detassazione.
Cosa può venir fuori da questo accordo? Un accordo sulla contrattazione?
Vedo che adesso si parla molto di contrattazione, e, ripeto, qualcosa si può fare. Noto però che si parla di detassazione e non di decontribuzione, il che toglie appeal alla cosa. Ma la cosa più importante è che il governo non mostra le sue carte. Chiede alle parti sociali, ma non dice cosa può e vuole fare.
Cosa potrebbe fare?
Nessuno parla del cuneo fiscale e contributivo, o di una vera azione di semplificazione della burocrazia che strangola le aziende, si deve intervenire per le infrastrutture, sul sistema della fiscalità. Di tutto ciò il governo non parla.
I sindacati le sembrano intenzionati ad arrivare a un accordo?
La Cisl di Bonanni certamente sì. Vedremo se anche gli altri sono della stessa opinione.
Si parla molto della possibilità di una moratoria che faccia slittare di un anno i contratti.
Voi sareste interessati?
Posso capire che in un momento difficile chi stenta ad arrivare al rinnovo possa pensare a una moratoria, ma non è un tema che ci interessa. Il contratto del commercio scade a fine 2014.
Quel contratto non fu firmato dalla Cgil. Anche il precedente non era stato firmato dalla Cgil, che però poi rientrò nel gioco. E’ possibile che anche questa volta ci sia un ripescaggio?
E’ vero, loro rientrarono, perché facemmo un accordo generale sulla ripresa occupazionale. Adesso i problemi sono tanti e difficili da risolvere, mi sembra difficile ripetere l’operazione. Certo, se si andasse a un accordo generale che desse alle aziende in crisi strumenti di recupero, questo significherebbe entrare in una fase di dialogo che potrebbe anche portare lontano. Noi comunque con la Cgil parliamo continuamente. Gli ultimi due accordi per l’apprendistato e la riorganizzazione del fondo interprofessionale li hanno firmati anche loro.
Quali temi metterete sul tavolo quando incontrerete i sindacati?
Vorremmo parlare di flessibilità organizzativa, del legame tra gli aumenti salariali e miglioramenti veri della produttività, dell’invecchiamento, che è un argomento di estrema rilevanza, ma di cui nessuno si occupa.
Parlerete anche del lavoro dei giovani?
Non credo. Penso che quella di puntare sull’apprendistato sia stata una scelta molto giusta, la migliore. Dobbiamo evitare la tentazione di rimetterci le mani. Il processo va monitorato, e noi lo stiamo facendo, ma nulla di più.
Monti è contrario alla concertazione. Un bene o un male?
Non sarei così netto. Penso che il presidente del Consiglio sia contrario a quelle pratiche di concertazione che sono state utilizzate solo per porre dei veti.
Lei cosa ne pensa?
E’ chiaro che le decisioni finali spettino al governo, nessuno l’ha mai messo in dubbio. Ma abbiamo la presunzione di credere che noi rappresentiamo, è vero, interessi di parte, ma, per il mestiere che facciamo, siamo portatori oltre che di richieste anche di evidenze, di indicazioni importanti, di cui il governo non si dovrebbe privare. Anche perché gli interessi di parte che rappresentiamo non sono in contrasto con gli interessi generali del paese.
Massimo Mascini