Confcommercio ribadisce in una nota la “sua totale contrarietà all’ipotesi di un aumento dell’Iva una misura che comporterà inevitabili effetti depressivi sui consumi mettendo a rischio il previsto miliardo di gettito fiscale derivante dall’aumento dell’Iva e di conseguenza anche i saldi di finanza pubblica saranno inattesi”.
“Inoltre – osserva l’Ufficio Studi di Confcommercio-Imprese per l’Italia – ci sarà un impatto negativo anche sul Pil che, in assenza di una compensazione Irpef, potrebbe ridursi di oltre 1 punto percentuale. È facilmente prevedibile, dunque, che da tale ipotesi non possano che scaturire effetti recessivi e penalizzanti per famiglie e imprese e sull’intera economia”.
Secondo Confcommercio “degli attuali oltre 93 miliardi complessivi di gettito Iva, 90 derivano dall’aliquota ordinaria e da quella intermedia e più del 70%, cioè quasi 66 miliardi, viene proprio dai consumi delle famiglie”. “Pertanto – sostiene – un eventuale inasprimento delle aliquote – anche solo di quella al 20% relativa, peraltro, a molti beni di largo e generale consumo di fatto, taglierebbe le gambe alla componente che produce la principale quota di gettito”. Secondo le previsioni di Confcommercio le maggiori riduzioni dei consumi si avrebbero in particolare su comparti del turismo, informatica domestica, telecomunicazioni, mobilità che da soli rappresentano oltre un quarto della spesa complessiva delle famiglie italiane.
“L’aumento delle aliquote Iva – conclude l’ufficio studi di Confcommercio – metterà in discussione anche le previsioni di gettito, che sarà inferiore di oltre 1 miliardo a quello stimato, e con un minor gettito anche i saldi di finanza pubblica saranno disattesi. Con buona pace di chi continua ad avere la certezza che la manovra possa essere approvata a saldi invariati”. (LF)
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