Si è tenuta questa mattina presso la sede di Confcommercio di Roma il convegno “Le professioni tra rappresentanza e riforme”, nel corso del quale è stata presentata una ricerca sull’identikit delle nuove professioni attive in Italia.
Secondo la ricerca, sono più di 1.300.000 i liberi professionisti in Italia, pari a circa il 6% degli occupati complessivi, con un reddito medio pro capite di oltre 38mila euro.
Di questi, la maggioranza (983mila) è iscritta ad albi o ordini, con un reddito medio pro capite di quasi 45mila euro, mentre i professionisti non ordinistici, cioè le nuove professioni (free lance, professionisti indipendenti), sono 344mila con un reddito medio pro capite di 16.500 euro. Negli ultimi 6 anni sono questi ad aver registrato la maggiore crescita: +51,6% contro il +14,8% dei liberi professionisti e il +5,8% di quelli iscritti agli ordini.
A livello geografico, boom nel Mezzogiorno dove, al calo degli occupati in generale di quasi mezzo milione, tra il 2009 e il 2015 i professionisti indipendenti crescono di quasi il 73%.
In questa categoria rientrano le figure regolamentate ma che non hanno ordini come, ad esempio, le guide turistiche, gli amministratori di condominio, i consulenti tributari, gli informatici, i wedding planner, i designer, i grafici, i formatori.
I nuovi professionisti si inquadrano per la quasi totalità nei servizi di mercato (97%), svolgono soprattutto attività professionali, scientifiche e tecniche (per il 52,1%), con un reddito medio pro capite di 18mila euro. Guadagna di più chi opera nelle attività di consulenza gestionale (oltre 24mila euro) e nei servizi informatici (oltre 21mila euro).
Tra il 2008 e il 2015, le attività che hanno registrato i maggiori tassi di crescita del numero di professionisti sono: istruzione e formazione (+130,4%), sanità e assistenza sociale (+89%), attività artistiche, sportive e di intrattenimento (+55,7%), attività professionali, scientifiche e tecniche (+44,1%).
“L’Italia si conferma il Paese delle partite Iva, dei free lance, del lavoro autonomo”, ha affermato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, intervenendo al convegno.
“Siamo di fronte a un bivio – ha proseguito Sangalli – o valorizzare queste professionalità facendole crescere o condannarle ad un ruolo residuale, se non si risolvono i problemi strutturali della nostra economia, in particolare l’eccesso di burocrazia e di pressione fiscale. L’impegno di Confcommercio – aggiunge – è quello di essere sempre più la casa comune di questo articolato settore, proprio per fare voce unitaria e autorevole al lavoro autonomo e professionale”
Le proposte di Confcommercio per aiutare i nuovi professionisti vanno dall’attuazione dello sportello per il lavoro autonomo, introdotto quest’anno dalla legge 81, l’equo compenso, la definizione di “autonoma organizzazione” e l’aumento della franchigia ai fini Irap, l’abrogazione dello “split payment” a seguito dell’entrata in vigore dell’obbligo di fatturazione elettronica, la riforma degli studi di settore, un migliore accesso al credito, la possibilità di utilizzare i fondi europei ed un maggiore impulso alla formazione.
E.M.