Con un Pil in calo e l’inflazione al 12% a fine anno, la crescita si preannuncia difficile anche nel 2023. E’ quanto stima Confcommercio nella congiuntura mensile.
“I segnali di rallentamento e di una possibile inversione del ciclo economico, dopo sette trimestri di forte recupero, continuano – segnala l’associazione guidata da Carlo Sangalli – ad essere parzialmente attenuati da indicazioni meno negative provenienti dal mercato del lavoro e dalle aspettative delle famiglie e delle imprese. La famiglie patiscono l`elevata inflazione in termini di minore potere d`acquisto: se gli interventi di sostegno da parte del governo neutralizzano in buona parte, specialmente per le fasce più deboli, la riduzione del valore reale dei redditi correnti, poco o nulla possono sulle perdite in conto capitale, cioè sulla ricchezza detenuta in forma liquida. Emergono, di conseguenza, comportamenti di acquisto e consumo più prudenti, soprattutto in relazione ai beni”.
A ottobre la produzione industriale ha mostrato una riduzione congiunturale dell`1% e dell`1,3% su base annua. Stando alle indicazioni degli imprenditori, il trend non dovrebbe modificarsi nel breve periodo. Nonostante i segnali di minore dinamicità dell`economia, il mercato del lavoro evidenzia, anche a ottobre, incoraggianti seppure moderati segnali di crescita (+0,4% del numero di occupati). In lieve ripresa è risultata, a novembre, la fiducia degli operatori del commercio al dettaglio, a segnalare le attese – forse le speranze – di un recupero della domanda in occasione degli acquisti per le festività di fine anno. Anche a novembre i consumi, espressi nella metrica dell`ICC, hanno evidenziato un rallentamento, con una riduzione dello 0,7% nel confronto annuo, effetto di una flessione della domanda per i beni (-1,7%) e di una crescita per i servizi (+2,3%). All`interno dell`aggregato dei beni il ridimensionamento, piuttosto diffuso tra i settori, manifesta accentuazioni negative per gli alimentari, i mobili e gli elettrodomestici. Si conferma difficile la situazione nel settore dell`automotive e dell`abbigliamento.
Il rallentamento registrato negli ultimi mesi dalla domanda continua a procrastinare il ritorno sui livelli di consumo pre-pandemici. Nel complesso degli undici mesi del 2022, l`Icc si mantiene 4,6 punti percentuali inferiore rispetto allo stesso periodo del 2019. In forte ritardo sono i servizi nel complesso (-11,9%), il segmento dell`automotive(-24,2%) e l`abbigliamento (-6,9%). Alla luce di queste dinamiche, l`ipotesi di una moderata recessione tecnica tra la fine del 2022 e l`inizio del 2023 appare concreta. Secondo le nostre stime a dicembre il Pil dovrebbe registrare una riduzione dello 0,7% congiunturale, e una crescita dello 0,2% nel confronto annuo. Nella media del quarto trimestre si avrebbe, pertanto, una contrazione dello 0,7% sul terzo trimestre e una crescita dell`1% su base annua.
La stabilizzazione dell`inflazione registrata a novembre all`11,8% non costituisce una solida premessa dell`inizio di una fase meno critica. Secondo le stime di Confcommercio nel mese di dicembre i prezzi al consumo dovrebbero registrare un incremento dello 0,6% su novembre, portando il tasso di variazione tendenziale al 12%. Nella media del 2022 l`inflazione si attesterebbe all`8,2%. La progressiva crescita dell`inflazione di fondo, e le turbolenze ed incertezze che ancora caratterizzano molti mercati delle materie prime, rendono difficile ipotizzare un rientro delle dinamiche prima della tarda primavera del 2023, con conseguenze negative sulle prospettive di crescita per l`anno che sta per iniziare.
tn