La crisi colpisce in Italia sempre più bambini e adolescenti: oltre 1 milione e 334 mila vivono in povertà assoluta e in condizioni di disagio abitativo. E’ quanto diffuso oggi a Roma da Save the Children nel documento “L’Italia SottoSopra”, 4° Atlante dell’infanzia a rischio diffuso stamattina. Nel 2012, il numero dei minori che vivono in povertà è cresciuto del 30% rispetto all’anno precedente, al Nord con un incremento del 43% rispetto al 2011 e al Centro del 41%. Il Sud già fortemente impoverito ha conosciuto un aumento del 20%, raggiungendo la quota preoccupante di circa mezzo milione di minori nella trappola della povertà. “Oltre un milione di minori sono in povertà assoluta, in contesti segnati da disagio abitativo, alti livelli di dispersione scolastica, disoccupazione giovanile alle stelle”, sottolinea Valerio Neri, Direttore Generale Save the Children Italia. “Un numero così grande e crescente di minori in situazione di estremo disagio, afferma, ci dice una cosa semplice: la febbre è troppo alta e persistente e i palliativi non bastano più.” Negli ultimi cinque anni gli italiani hanno tagliato le spese di 138 euro al mese e la tendenza si aggrava nel 2012 quando le famiglie sono state costrette a ridurre la qualità e la quantità della spesa per almeno un genere alimentare. Le famiglie disagiate possono destinare in media 11 euro al mese ai libri e alla scuola, venti volte meno di quello che spendono le famiglie più ricche; 23 euro al mese è la cifra destinata al tempo libero, alla cultura e ai giochi, a fronte dei 360 euro delle famiglie più abbienti. Il report racconta un paese “ribaltato” tra disoccupazione, calo dei consumi, default del welfare e denatalità, “diseguale” nella salute e nelle possibilità educative. Nell’Italia delle emergenze e dei disagi abitativi, l’incertezza va di pari passo con la precarietà di molte sistemazioni: 1 milione e 344 mila tra bambini e ragazzi, il 12% della popolazione di riferimento, vive in situazioni di particolare disagio, sovraffollamento, alloggi privi di alcuni servizi e con problemi strutturali, con un incremento del 25% rispetto al 2007. Del resto l’Italia occupa le ultime posizioni della classifica europea in quanto a presenza di case popolari e alloggi sociali.
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