I sindacati dei settori chimico, energia ed elettrico sono pronti per avviare i negoziati per il rinnovo dei contratti. Nel giro di pochi giorni, infatti, le piattaforme unitarie per il rinnovo dei contratti del settore chimico-farmaceutico, energia petrolio, gas-acqua, gomma-plastica, elettrici e lavanderie industriali sono state varate dall’assemblea nazionale dei delegati di Cgil (Filctem), Cisl (Femca e Flaei) e Uil (Uilcem e Uilta) di categoria.
Un passo avanti importante per i sindacati, uniti oggi nel presentare alle controparti una sola piattaforma per ogni comparto, dopo le divisioni che si erano create con l’accordo separato sul modello contrattuale del 2009. Un percorso di ricostruzione dell’unità sindacale che non è stato facile, spiegano i segretari generali di Filctem Cgil e Femca Cisl, Alberto Morselli e Sergio Gigli, e il segretario confederale della Uil e responsabile per la contrattazione della Uilcem, Paolo Pirani, ma che lascia tutti molto soddisfatti del risultato ottenuto. “Siamo contenti di come si è gestita la dialettica dentro le assemblee dei lavoratori, racconta Pirani, c’è stata molta lealtà e convinzione che ha permesso di procedere velocemente al varo delle piattaforme”.
Il risultato acquista una rilevanza ancora maggiore se si considera il fatto che ogni sigla sindacale, spiega Morselli, ha rinunciato a un proprio “pezzettino” per valorizzare la condivisione di obiettivi comuni: investimenti, occupazione, salario. Certo il percorso non è nuovo, era già stato avviato con la firma unitaria dei precedenti rinnovi contrattuali. Poi, spiega Gigli, c’è dell’altro. Infatti dal 2009 la situazione è cambiata, l’Italia vive una situazione economica disastrosa, c’è un vuoto impressionante della politica con solo il 7% di gradimento, il governo “dei tecnici” è incapace di affrontare i problemi. A tutto questo si aggiungono le dichiarazioni di Monti che ha definito la concertazione ‘all’origine dei mali contro cui lottiamo’ e che denota un mancato riconoscimento da parte dell’esecutivo del ruolo delle parti sociali. “Sono state la crisi e le difficoltà oggettive, dice Gigli, a tenere insieme le nostre esigenze e con un po’ di buona volontà siamo riusciti a trovare soluzioni unitarie. Questo è un segnale importante per tutto il Paese”.
“Pur non avendo un accordo interconfederale unitario di riferimento, aggiunge Morselli, stiamo costruendo un’esperienza che può diventare l’esempio per tutte le altre categorie del sindacato”.
“Continuiamo ad insistere sull’applicazione dell’accordo del 28 giugno e sulla contrattazione di secondo livello intesa come baricentro, con il contratto nazionale che rimane punto di riferimento sul piano normativo”.
Altro segnale significativo , sottolinea Pirani, è il fatto che “si è deciso di giocare la partita dei contratti, ossia le controparti si sono dimostrate disponibili ad avviare le trattative in un momento di grave crisi sia per la chimica che per i settori dell’energia, come ha anche ribadito nei giorni scorsi il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Questo dimostra, a giudizio del segretario della Uil, “la convinzione delle parti sociali che sia possibile riprendere un discorso di sviluppo e crescita attraverso la contrattazione, cosa che dovrebbe far riflettere il governo” che invece sembra bravo solo ad aumentare le tasse.
Entrando nel merito dei contenuti delle piattaforme unitarie i sindacati hanno ribadito che la tutela del potere di acquisto è uno degli elementi più importanti. “Nella fase delicata di costruzione della piattaforma – spiega Gigli – abbiamo scelto di non indicare la cifra di incremento salariale, che comunque è facilmente ricavabile, dal momento che c’è un valore punto definito, e corrisponde a circa 140 euro. Forse l’importo non sarà sufficiente per affrontare il problema dell’aumento dell’inflazione e per questo ad ottobre rivedremo la percentuale da chiedere”. Anche per Morselli gli incrementi “non sono sufficienti, dal momento che lo Stato continua ad innalzare la tassazione sul salario, con una perdita consistente del potere d’acquisto in generale”.
I sindacati, poi, sottolineano il valore aggiunto che la partecipazione può dare alla crescita. La richiesta di costituire Consigli di sorveglianza “parte dalla nostra Costituzione – afferma Morselli – che prevede che i lavoratori partecipino alla gestione delle imprese. L’Italia, invece, è al palo da decenni per discussioni ideologiche e questo non ha permesso l’avanzamento concreto di esperienze originali, mentre le imprese sono sempre più globalizzate e sempre più europee”. “Chiediamo più potere in fabbrica ma senza sovra-determinare le aziende, solo con l’intenzione di partecipare alle strategie delle imprese per garantire occupazione e qualità del lavoro”. “Non vogliamo espropriare le imprese, precisa Gigli, ma convincerle dell’importanza del nostro contributo e dare loro messaggi di tranquillità”.
L’esperienza dei Consigli di sorveglianza in Italia, in realtà, “non è nuova”, spiega Pirani: “Abbiamo già sottoscritto un contratto con Eni, e la settimana prossima ci incontreremo con Enel per perseguire lo stesso obiettivo. Quindi il percorso con le grosse aziende è già iniziato. Serve ora un modello europeo di partecipazione”.
Altro tema complesso che viene affrontato dalle piattaforme unitarie riguarda la gestione degli appalti. Va innanzitutto ridefinita la normativa, dicono i sindacati, discutere il merito e lasciare da parte l’ideologia, dal momento che si finisce di pagare sulla sicurezza la logica del massimo ribasso.
Infine, anche se non meno rilevanti, le rivendicazioni relative al rafforzamento del welfare contrattuale e della sanità integrativa.
Ora le organizzazioni sindacali attendo la convocazione delle parti datoriali per avviare i negoziati. Già dalla prossima settimana potrebbero partire le chiamate per chimici, elettrici ed energia-petrolio.
Francesca Romana Nesci