Accordo tra Maurizio Sacconi e Luigi Angeletti sulle problematiche fondamentali del mercato del lavoro. È emerso nel corso di un convegno promosso dal sindacato dove si sono confrontati il ministro, Maurizio Sacconi, e il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti. Nel corso del convegno, dove è stato presentato uno studio Uil sul mercato del lavoro, il ministro ha dichiarato che l’occupazione è cresciuta, non tanto a causa della regolarizzazione del lavoro immigrato, quanto per il contributo delle riforme che hanno aumentato il tasso di occupazione di donne e over 55, e per il ruolo giocato dalla flessibilità che ha dato struttura al rapporto di lavoro. Il risultato finale rimane a suo avviso positivo rispetto alla congiuntura italiana, ma insufficiente rispetto alla media europea. Angeletti condivide il ruolo positivo delle riforme rispetto ad un’occupazione in crescita, ma nota come si sia soprattutto ridistribuito il lavoro, e questo ha alimentato un problema di bassi salari.
Sacconi ha anche criticato i “cattivi laureati tardivi”, anomalia italiana di chi esce tardi e male dagli studi e per questo è rifiutato dal mercato del lavoro. Al Nord, ha detto il ministro, un laureato tardivo è svantaggiato rispetto ad un non laureato con maggiore esperienza lavorativa. Per questo vanno rivisti i contratti di apprendistato che devono essere però implementati e affidati alla collaborazione tra le parti sociali. Il legislatore – ha detto Sacconi – deve fare un passo indietro e lasciare alle parti sociali la gestione del rapporto di lavoro. Inoltre ha detto che vanno migliorate le relazioni industriali per dare valore al lavoratore e contribuire all’aggiustamento dell’economia e dell’impresa, nel segno di una complicità tra capitale e lavoro garantita “da patti chiari, più che da regole”. L’obiettivo è la coesione sociale tra capitale e lavoro garantita dagli enti bilaterali incoraggiati dal Governo. Le parti, ha detto, sanno gestire meglio dello Stato il rapporto di lavoro: bisogna ricorrere alle norme di legge solo quando l’impresa rifiuta la bilateralità, altrimenti è opportuno guardare alle esigenze dei singoli lavoratori.
Angeletti condivide la necessità di rivedere la politica contrattuale del mercato del lavoro, con lo scopo di sostenere e collaborare alla crescita economica. “La crescita dei salari è collegata alla crescita della produttività”, afferma. Esiste, a suo avviso, un “deficit culturale”nel movimento sindacale perché la maggioranza delle rappresentanze dei lavoratori antepone l’etica della solidarietà e la distribuzione equa dei sacrifici agli accordi, con l’obiettivo della crescita, mentre invece è necessario prendere atto del fatto che la realtà è ampiamente diversificata. Il nuovo modello contrattuale, a giudizio del leader della Uil, sarà lo strumento per incrementare i salari, ma anche la politica deve dare un contributo: il Governo deve attuare una politica fiscale “che ci faccia uscire dalla trappola bassa produttività-bassi salari”.
(In Documentazione la sintesi dello studio Uil)
4 luglio 2008
Francesca Romana Nesci