MERCOLEDÌ 17 APRILE 2024
187ª Seduta (pomeridiana)
Presidenza del Presidente
Interviene il vice ministro del lavoro e delle politiche sociali Maria Teresa Bellucci.
La seduta inizia alle ore 13,40.
IN SEDE REDIGENTE
(1097) Disposizioni in materia di politiche sociali e di enti del Terzo settore, risultante dallo stralcio degli articoli 10, 11 e 13 del disegno di legge n. 1532 d’iniziativa governativa e approvato dalla Camera dei deputati
(Discussione e rinvio)
Il disegno di legge in esame è illustrato dalla relatrice MANCINI (FdI), la quale nota in primo luogo che l’articolo 1 estende alle forme associative dei comuni la possibilità di effettuare assunzioni a tempo indeterminato di assistenti sociali in deroga ai vincoli di contenimento della spesa.
Il comma 1 dell’articolo 2 istituisce, nell’ambito della Rete della protezione e dell’inclusione sociale, il tavolo nazionale di lavoro sui minori fuori famiglia, sui minori affidati e in carico ai servizi sociali territoriali e sui neomaggiorenni in prosieguo amministrativo.
Il successivo comma 2 reca alcune modifiche all’articolo 39 della legge 28 marzo 2001, n. 149, concernente la relazione triennale al Parlamento sull’attuazione della disciplina in materia di adozione e affidamento dei minori, aggiungendo la previsione di una relazione annuale concernente le attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori.
L’articolo 3 riguarda il riconoscimento del 9 aprile di ogni anno quale Giornata nazionale dell’ascolto dei minori, che non determina gli effetti civili connessi ai giorni festivi.
L’articolo 4 reca modifiche al codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117.
La lettera a) specifica che, per i soggetti iscritti al Registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche che siano anche enti del Terzo settore, determinati proventi devono essere impiegati in attività di interesse generale afferenti allo svolgimento di attività sportive dilettantistiche.
La lettera b) prevede che per le imprese sociali costituite in forma di associazione o fondazione l’iscrizione nella sezione del registro delle imprese relativa alle imprese sociali, oltre a soddisfare il requisito dell’iscrizione nel Registro unico nazionale del Terzo settore, sia efficace ai fini dell’ottenimento della personalità giuridica.
La lettera c) modifica la disciplina sulla possibilità di adozione del bilancio nella forma di rendiconto per cassa. Introduce inoltre, per gli enti del Terzo settore che esercitino la propria attività esclusivamente o principalmente in forma di impresa commerciale e che non abbiano la qualifica di impresa sociale, di adozione del bilancio di esercizio secondo il modello previsto per gli enti del Terzo settore. La successiva lettera m) concernente la possibilità, relativamente all’attività diversa da quella commerciale, di adozione del rendiconto per cassa in luogo della tenuta delle scritture contabili.
La lettera d) è volta a consentire in via ordinaria l’intervento degli associati all’assemblea delle associazioni del Terzo settore mediante mezzi di telecomunicazione e l’espressione del voto per via elettronica. Dispone inoltre che l’atto costitutivo o lo statuto preveda l’espressione del voto per corrispondenza.
Le lettere e) ed f) intervengono sugli articoli 30 e 31, con riferimento, rispettivamente, alle ipotesi che determinano l’obbligo di nomina dell’organo di controllo nelle associazioni del Terzo settore e alle ipotesi che determinano l’obbligo di nomina di un revisore legale dei conti o di una società di revisione legale.
La lettera g) eleva da cinque a venti punti percentuali il limite massimo del rapporto tra il numero dei lavoratori impiegati nell’attività e il numero degli associati.
La lettera h) inserisce un comma 2-bis nell’articolo 41 del codice del Terzo settore. Il nuovo comma prevede che, se successivamente all’iscrizione delle reti associative nel registro unico nazionale del Terzo settore, il numero degli associati di esse diviene inferiore a quello stabilito dalla disciplina legislative, esso deve essere integrato entro un anno, pena la cancellazione dalla corrispondente sezione del Registro unico nazionale del Terzo settore.
Le lettere i) ed l) concernono la domanda di iscrizione nel Registro unico nazionale del Terzo settore, i termini di deposito, dei rendiconti e dei bilanci e i casi di mancato o incompleto deposito di atti presso il medesimo Registro.
La lettera n) prevede la possibilità di iscrizione nel Registro unico nazionale del Terzo settore, a determinate condizioni, per le associazioni fra militari delle categorie in congedo o pensionati.
La lettera o) amplia le ipotesi in cui la perdita della qualifica di ONLUS non integra l’ipotesi di scioglimento dell’ente.
L’articolo 5 fissa al 3 per cento la quota degli utili netti annuali che le imprese sociali destinano a fondi specificamente ed esclusivamente destinati alla promozione e allo sviluppo delle imprese sociali attraverso azioni ed iniziative di varia natura.
Il successivo articolo 6 prevede la soppressione della Fondazione Italia sociale.
L’articolo 7 esclude dall’ambito della responsabilità solidale degli eredi, relativa al pagamento dell’imposta sulle successioni e donazioni, i soggetti che siano beneficiari dell’esenzione sia dalla medesima imposta sia dalle connesse imposte ipotecaria e catastale.
L’articolo 8 introduce una possibilità di deroga alla procedura di apposizione dei sigilli e di redazione dell’inventario dei beni dell’eredità, con riferimento all’ipotesi in cui siano chiamati all’eredità unicamente persone giuridiche private senza scopo di lucro ed enti del Terzo settore, comunque subordinata alla prestazione di idonea garanzia per i debiti ereditari.
Il senatore MAZZELLA (M5S) chiede di procedere allo svolgimento di audizioni.
Le senatrici CAMUSSO (PD-IDP) e SBROLLINI (IV-C-RE) si associano.
La relatrice MANCINI (FdI) si esprime favorevolmente in ordine alla proposta.
Il presidente ZAFFINI propone quindi di fissare il termine per la segnalazione dei soggetti da audire, nel limite di due per ciascun Gruppo, alle ore 12 di martedì 23 aprile.
La Commissione conviene.
Il seguito della discussione è quindi rinviato.
(672) Paola MANCINI. – Semplificazioni in materia di lavoro e legislazione sociale
(Seguito della discussione e rinvio)
Prosegue la discussione, sospesa nella seduta pomeridiana del 19 marzo.
Il presidente ZAFFINI dichiara aperta la discussione generale.
Il senatore MAZZELLA (M5S) ritiene che il disegno di legge in esame rechi misure che promuoveranno la precarizzazione dei rapporti di lavoro, dimenticando peraltro che la precarietà del lavoro rappresenta una concausa della bassa produttività in Italia.
L’articolo 6 lo preoccupa inoltre in modo particolare, in quanto reca una disciplina del lavoro agile che non tiene conto dell’esperienza della pandemia. In base a tale disposizione risulterebbero privi di tutele i lavoratori fragili, i quali si troverebbero di fatto forzati a recarsi sul luogo del lavoro, a rischio della propria salute, per evitare il licenziamento una volta terminato il periodo di comporto. Ricorda a tale proposito il proprio disegno di legge (A.S. 679), volto al riordino della disciplina in materia.
La senatrice CAMUSSO (PD-IDP) reputa necessaria un’attenta analisi delle disposizioni recate dal provvedimento in rapporto agli interventi legislativi entrati in vigore successivamente alla sua presentazione, specialmente al fine di evitare che si determini un quadro normativo ulteriormente penalizzante nei confronti dei lavoratori.
Riguardo alla questione del lavoro agile, invita a prendere in considerazione i contenuti dell’apposito protocollo sottoscritto dal Governo e dalle parti sociali durante la pandemia.
Giudica inoltre negativo l’intento di fondo di procedere a un rafforzamento della contrattazione individuale a sfavore della contrattazione collettiva. Inoltre, il proposito generale di apportare semplificazioni normative non può risolversi in una diminuzione del livello di tutela del lavoro.
La senatrice FURLAN (PD-IDP) ritiene che la Commissione debba definire in maniera univoca se procedere alla trattazione di diverse iniziative legislative riguardanti aspetti specifici dell’ordinamento del lavoro o individuare priorità in base alle quali impostare un lavoro coerente e organico.
Il testo in discussione non appare idoneo alla promozione del lavoro di qualità, apportando piuttosto modifiche alla legislazione in vigore volte a aumentare l’ambito della precarietà, che costituisce a sua volta un fattore di aumento degli incidenti sul lavoro.
Il presidente ZAFFINI rileva che i relatori sui disegni di legge sono in generale orientati alla massima apertura nei confronti degli spunti provenienti dai Gruppi di opposizione ai fini del miglioramento dei testi in trattazione. La giusta attenzione al tema degli incidenti sul lavoro non può comunque indurre a trascurare la competenza della Commissione parlamentare d’inchiesta su tale materia.
La senatrice MANCINI (FdI) segnala che è ben presente la necessità di procedere in via emendativa al fine del miglior coordinamento con le modifiche legislative intervenute successivamente alla presentazione del provvedimento in discussione. Ricorda poi che le forze di opposizione hanno spesso posto l’esigenza di valorizzare l’iniziativa legislativa parlamentare, ciò che dovrebbe indurre a valutare più favorevolmente il provvedimento in titolo, a sua firma. Puntualizza quindi che il fenomeno degli incidenti sul lavoro è in realtà prevalentemente connesso alla presenza di sacche di lavoro irregolare.
Riguardo al merito delle disposizioni recate, risulta significativo il consenso di diversi soggetti auditi riguardo l’opportunità di disporre di maggiore flessibilità, rispondente all’esigenza di migliorare la qualità del lavoro e la produttività.
Nessun altro chiedendo la parola, il PRESIDENTE dichiara chiusa la discussione generale e propone le ore 12 di martedì 7 maggio quale termine per la presentazione di emendamenti e ordini del giorno.
La Commissione conviene.
Il seguito della discussione è quindi rinviato.
IN SEDE CONSULTIVA
(1092) Conversione in legge del decreto-legge 29 marzo 2024, n. 39, recante misure urgenti in materia di agevolazioni fiscali di cui agli articoli 119 e 119-ter del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, altre misure urgenti in materia fiscale e connesse a eventi eccezionali, nonché relative all’amministrazione finanziaria
(Parere alla 6a Commissione. Seguito e conclusione dell’esame. Parere favorevole con osservazione)
Prosegue l’esame, sospeso nella seduta del 10 aprile.
La relatrice MINASI (LSP-PSd’Az) presenta uno schema di parere favorevole con un’osservazione concernente il ripristino delle agevolazioni relative agli interventi di rimozione delle barriere architettoniche (pubblicato in allegato).
Il senatore GUIDI (Cd’I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE) valuta favorevolmente la proposta della relatrice.
Verificata la presenza del numero legale, lo schema di parere è infine posto in votazione, risultando approvato a maggioranza.
ESAME DI PROGETTI DI ATTI LEGISLATIVI DELL’UNIONE EUROPEA
Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce una piattaforma comune di dati sulle sostanze chimiche, stabilisce norme per garantire che i dati ivi contenuti siano reperibili, accessibili, interoperabili e riutilizzabili e istituisce un quadro di monitoraggio e prospettive per le sostanze chimiche (COM(2023) 779 definitivo)
Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2011/65/UE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda la riattribuzione di compiti scientifici e tecnici all’Agenzia europea per le sostanze chimiche (COM(2023) 781 definitivo)
Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica i regolamenti (CE) n. 178/2002, (CE) n. 401/2009, (UE) 2017/745 e (UE) 2019/1021 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda la riattribuzione di compiti scientifici e tecnici e il miglioramento della cooperazione tra le agenzie dell’Unione nel settore delle sostanze chimiche (COM(2023) 783 definitivo)
(Seguito e conclusione dell’esame congiunto, ai sensi dell’articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, dei progetti di atti legislativi dell’Unione europea. Approvazione di una risoluzione: Doc. XVIII, n. 11)
Prosegue l’esame congiunto, sospeso nella seduta del 10 aprile.
Il relatore SATTA (FdI) presenta uno schema di risoluzione favorevole con osservazioni (pubblicato in allegato).
La senatrice CASTELLONE (M5S) esprime perplessità in ordine ai rilievi concernenti la trasmissione e la raccolta dei dati relativi agli studi compiuti dalle imprese, in considerazione della generale insufficienza dei dati registrati caratterizzante il sistema italiano. Propone pertanto di modificare lo schema di risoluzione attraverso la soppressione della seconda e della terza osservazione.
Il relatore SATTA (FdI) rileva che le osservazioni richiamate sono conseguenti all’esigenza reale di evitare sovraccarichi nella gestione dei dati. Ritiene pertanto di non modificare il testo presentato.
La senatrice CASTELLONE (M5S) preannuncia quindi il voto di astensione del proprio Gruppo.
Lo schema di risoluzione, previa verifica del numero legale, è infine posto in votazione.
La Commissione approva a maggioranza.
SUI LAVORI DELLA COMMISSIONE
Il presidente ZAFFINI avverte che, in considerazione della rimodulazione dei lavori del Senato, le sedute dell’Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi già convocate alle ore 9 e 14 di domani per lo svolgimento di audizioni riguardanti i disegni di legge in materia, rispettivamente, di mototerapia e di tutela delle persone affette da epilessia, non avranno luogo e verranno riprogrammate in altra data.
La Commissione prende atto.
La seduta termina alle ore 14,20.
PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE SUL DISEGNO DI LEGGE N. 1092
La 10ª Commissione permanente, esaminato il decreto-legge in titolo, esprime, per quanto di competenza, parere favorevole, segnalando l’importanza di un pieno ripristino delle agevolazioni relative agli interventi di rimozione delle barriere architettoniche.
RISOLUZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE SUI PROGETTI DI ATTI LEGISLATIVI DELL’UNIONE EUROPEA NN. COM(2023) 779 DEFINITIVO, COM(2023) 781 DEFINITIVO E COM(2023) 783 DEFINITIVO (Doc. XVIII, n. 11)
La 10a Commissione permanente, esaminate le proposte di regolamento e di direttiva in titolo,
considerato che esse rientrano nella Strategia in materia di sostanze chimiche sostenibili, finalizzata a una migliore protezione dei cittadini e dell’ambiente e a promuovere l’innovazione mirata di sostanze chimiche sicure attraverso, tra l’altro, l’approccio «una sostanza, una valutazione».
Tenuto conto dell’obiettivo di rafforzare la cooperazione e consolidare l’attività scientifica e tecnica sulle sostanze chimiche in seno all’Agenzia europea per le sostanze chimiche, all’Autorità europea per la sicurezza alimentare, all’Agenzia europea dell’ambiente e all’Agenzia europea per i medicinali, anche nella prospettiva di allineare la definizione delle priorità, dei calendari, dei processi e delle metodologie utilizzati per la valutazione delle sostanze chimiche;
preso atto dell’intento di istituire una piattaforma comune di dati e di realizzare uno «sportello unico» di accesso ai dati sulle sostanze chimiche detenuti dalle agenzie dell’Unione europea e dalla Commissione, raccolti a norma della legislazione unionale;
considerata la prospettiva di una raccolta sistematica di dati sul biomonitoraggio umano, volta a stimare meglio il livello di esposizione delle persone alle sostanze chimiche e alla conseguente informazione dei responsabili politici;
valutata la possibilità di disporre di un quadro di monitoraggio atto a consentire l’individuazione precoce dei rischi chimici e pertanto utile alla realizzazione di un sistema di allarme rapido;
considerata l’opportunità conferire all’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) il potere di produrre dati in caso di necessità, nonché di garantire la trasparenza degli studi scientifici sulle sostanze chimiche, compresi quelli commissionati dalle imprese;
tenuto conto della conformità delle proposte esaminate ai principi di sussidiarietà e di proporzionalità,
esprime parere favorevole con le seguenti osservazioni.
In relazione alla normativa proposta sulla piattaforma comune di dati sulle sostanze chimiche, allo scopo di tutelare la competitività e la capacità di innovazione, si suggerisce di contemperare la finalità di consentire l’accesso, anche pubblico, con l’esigenza di tutelare le informazioni riservate e strategiche per l’industria.
Si invita poi a considerare che l’introduzione dell’obbligo di notifica di ogni studio effettuato non sembra tener conto del fatto che le imprese compiono quotidianamente studi, analisi e misurazioni, in adempimento alla legislazione vigente, privi tuttavia di elementi meritevoli di segnalazione secondo la legislazione di riferimento. Il summenzionato obbligo determinerebbe oneri amministrativi sproporzionati a carico delle imprese e contrasterebbe l’efficacia dell’attività di valutazione delle Agenzie, chiamate a gestire quantità eccessive di dati. L’Unione europea risulterebbe inoltre scarsamente attrattiva per la ricerca industriale.
Si segnala inoltre che il nuovo modello di generazione dei dati potrebbe indurre sovrapposizioni o duplicazioni di processi già esistenti, previsti da normative specifiche; si ritiene pertanto che esso dovrebbe trovare applicazione solo qualora necessario a soddisfare un’esigenza di dati specifica.
Si invita poi a prevedere la consultazione dei soggetti interessati ai fini dello sviluppo di formati di dati standard e per la definizione di un vocabolario comune, in previsione del loro futuro utilizzo per l’invio dei dati da parte dei soggetti obbligati.
Si suggerisce altresì di tenere conto della necessaria compatibilità fra i contesti di provenienza e di utilizzo dei dati.
In considerazione dell’aumento dei carichi di lavoro dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche conseguente all’entrata in vigore della normativa esaminata, si sottolinea la necessità di assicurare all’ECHA le necessarie risorse organizzative e finanziarie.
Infine, posto che non risulta chiaro se il Comitato scientifico su salute, ambiente e rischi emergenti e il Comitato scientifico per la sicurezza dei consumatori rimarranno operativi nell’ambito dell’ECHA o se verranno sostituiti da nuovi organismi, si ritiene della massima importanza poter continuare a disporre dell’esperienza e della competenza acquisite nell’ambito dei compiti rispettivamente affidati ai due organismi.
MERCOLEDÌ 17 APRILE 2024
186ª Seduta (antimeridiana)
Presidenza del Presidente
Intervengono il vice ministro del lavoro e delle politiche sociali Maria Teresa Bellucci e il sottosegretario di Stato per lo stesso Dicastero Durigon.
La seduta inizia alle ore 9,20.
IN SEDE CONSULTIVA
(Doc.LVII, n. 2) Documento di economia e finanza 2024 e connessi allegati
(Parere alla 5ª Commissione. Seguito e conclusione dell’esame. Parere favorevole)
Prosegue l’esame, sospeso nella seduta di ieri.
La senatrice GUIDOLIN (M5S) manifesta innanzitutto condivisione rispetto alle preoccupazioni già espresse in ordine al definanziamento della sanità pubblica. In particolare, appare grave la carenza delle risorse messe a disposizione dei processi di riorganizzazione in atto presso le regioni, del tutto insufficienti anche riguardo al personale.
Rispetto alla questione del superbonus, richiamata nella seduta precedente, fa presente che il Governo Conte si è attivato con successo per reperire finanziamenti straordinari presso l’Unione europea, da destinare alla sanità e alle infrastrutture, che ora risultano fondamentali ai fini della riorganizzazione sanitaria territoriale. Spetta adesso all’Esecutivo in carica impegnarsi effettivamente per individuare le risorse necessarie al funzionamento delle strutture sanitarie.
Il senatore ZULLO (FdI), intervenendo brevemente a integrazione del proprio precedente intervento, specifica che il riferimento al superbonus era inteso a rappresentare in maniera compiuta il quadro di oggettiva difficoltà finanziaria ereditato dall’attuale Governo.
La senatrice LORENZIN (PD-IDP) giudica il Documento in esame gravemente insufficiente, in ragione dell’assenza di qualsiasi illustrazione di un quadro programmatico e della mancata indicazione degli obiettivi. L’attenzione dell’Esecutivo appare del resto concentrata sui correttivi immediati da apportare al fine di rispondere all’apertura della procedura di infrazione per deficit e alla copertura degli interventi fiscali. In questo quadro, è preoccupante la previsione di un calo costante, nei prossimi anni, della spesa sanitaria in rapporto al PIL, in misura tale da configurare la sostanziale impossibilità di tenuta del sistema sanitario. La gravità di tale situazione si riflette tra l’altro nel mancato aggiornamento dei LEA. Risulta pertanto ineludibile provvedere a garantire realmente la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale attraverso un’oculata programmazione della spesa e del correlato reperimento delle necessarie risorse finanziarie.
La senatrice CAMUSSO (PD-IDP) constata che le richiamate carenze sul piano del finanziamento della sanità pubblica hanno evidenti ripercussioni sulla popolazione, come dimostrato dall’aumento delle persone che rinunciano a curarsi, dall’allungamento delle liste di attesa e dall’intensificarsi del ricorso a servizi a pagamento.
Risultano inoltre gravi le carenze dell’azione del Governo rispetto al lavoro, a partire dalle perduranti vacanze contrattuali nel pubblico impiego. La questione salariale si somma al peggioramento delle condizioni di lavoro, a sua volta cagionato dall’inerzia relativa alle assunzioni. Ne risulta la tendenza all’abbandono del settore pubblico, non limitata al settore sanitario, da cui consegue il deterioramento delle capacità di erogazione dei servizi e di programmazione.
La riscontrata insufficienza delle risorse finanziarie disponibili è accompagnata da politiche tributarie che riducono la capacità di prelievo dell’amministrazione pubblica e disincentivano la propensione a onorare gli obblighi fiscali. Eppure è evidente che le necessità del finanziamento del settore pubblico presuppongono politiche fiscali rigorose, fondate sul principio di progressività, mentre l’obiettivo fondamentale consiste nella riduzione delle diseguaglianze, incompatibile con la contrazione delle risorse a disposizione di ambiti quali la sanità e gli affari sociali.
La senatrice SBROLLINI (IV-C-RE) esprime preoccupazione in riferimento ai più recenti dati ufficiali, che attestano il generale aumento delle diseguaglianze e della povertà. Risulta pertanto evidente l’inadeguatezza del DEF in esame, privo di visione e di indicazioni programmatiche. Il testo mostra in particolare l’incapacità del Governo di individuare le priorità cui destinare gli investimenti, mentre si preferisce insistere con una linea di sottofinanziamento del sistema sanitario.
Le ripercussioni finanziarie negative derivanti dalle passate scelte in ordine al superbonus non possono comunque porre in secondo piano la responsabilità del rifiuto di ricorrere al finanziamento garantito dal MES, che pure costituisce un mezzo essenziale per procedere realmente alla riorganizzazione del Servizio sanitario e al suo potenziamento, anche riguardo alle necessarie risorse umane. Tali aspetti dovrebbero opportunamente costituire materia per una ridefinizione delle priorità nell’ambito di attività delle istituzioni.
La senatrice FURLAN (PD-IDP) lamenta la mancanza della necessaria individuazione delle priorità, pur in presenza di diffuse e giustificate preoccupazioni relative alla tenuta del sistema sanitario e alle emergenze sociali.
In particolare, appare incomprensibile l’insussistenza di una politica industriale caratterizzata da visione strategica, volta a determinare una ripresa consistente della crescita.
L’adozione del superbonus merita invece una valutazione positiva, in quanto strumento utile a stimolare la ripresa produttiva nel contesto di grave recessione determinato dalla pandemia. Del resto, permane l’attualità del necessario adeguamento ecologico del patrimonio edilizio.
In assenza dell’individuazione e della condivisione delle priorità da parte del Governo, è facilmente prevedibile il ricorso ai tagli alla spesa, le cui conseguenze negative riguardano inevitabilmente, in misura principale, i soggetti più deboli.
Il senatore RUSSO (FdI) considera il DEF in esame apprezzabile, in quanto basato sull’oggettività degli indicatori economici disponibili. Questi, per quanto riguarda il quadro della finanza pubblica, risentono dell’indebitamento cagionato dal superbonus, ma anche dalle attuali situazioni di crisi internazionale.
Tuttavia, il Governo è riuscito, con la propria manovra di bilancio, a finanziare il taglio del cuneo fiscale e a garantire sostegno ai redditi medio-bassi e, in generale, alle categorie in sofferenza. Il superamento del Reddito di cittadinanza ha inoltre comportato il rafforzamento delle politiche per il lavoro, con risultati già riscontrati in termini di aumento del tasso di occupazione e delle entrate tributarie.
Occorre inoltre tenere presente che la spesa sanitaria non risente di alcuna contrazione, essendo anzi confermata la tendenza di crescita costante del finanziamento del settore in valori assoluti.
Il presidente ZAFFINI dichiara chiusa la discussione generale.
Ha quindi la parola il relatore SATTA (FdI), il quale presenta uno schema di parere favorevole (pubblicato in allegato).
Il senatore MAZZELLA (M5S) presenta uno schema di parere contrario (pubblicato in allegato), alternativo a quello del relatore, rispetto al quale preannuncia il voto contrario del proprio Gruppo.
Interviene per dichiarazione di voto contrario a nome del Gruppo la senatrice CAMUSSO (PD-IDP), la quale presenta inoltre un ulteriore schema di parere contrario (pubblicato in allegato).
La senatrice MURELLI (LSP-PSd’Az) annuncia il voto favorevole del proprio Gruppo sullo schema di parere presentato dal relatore. Rileva in particolare il carattere propositivo del DEF in esame, recante indicazioni significative pur in un contesto di notevole difficoltà finanziaria, alla quale hanno concorso l’introduzione del superbonus e la prolungata preferenza dell’Unione europea per le politiche di austerità. Gli effetti di tali scelte sono del resto evidenti nei differenti tassi di crescita dei Paesi non facenti parte dell’Unione europea.
La senatrice SBROLLINI (IV-C-RE) interviene per dichiarazione di voto contrario al nome del proprio Gruppo sullo schema di parere del relatore.
Il senatore MAGNI (Misto-AVS) dichiara il voto contrario sulla proposta del relatore. Ricorda altresì che il superbonus è stato oggetto di ampio consenso trasversale e invita a una generale riflessione sulla possibilità di reperimento di risorse, sulla base della sussistenza di fenomeni di arricchimento consistente dovuto agli extraprofitti, per i quali il Governo non intende adottare specifiche misure fiscali. Rammenta infine la gravità del fenomeno della contrazione della spesa sanitaria in proporzione al PIL.
Verificata la presenza del numero legale, lo schema di parere del relatore è posto in votazione.
La Commissione approva a maggioranza. Risultano pertanto preclusi gli altri schemi di parere presentati.
La seduta termina alle ore 10,10.
PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE SUL DOCUMENTO LVII, N. 2 E CONNESSI ALLEGATI
La 10a Commissione permanente, esaminato il Documento in titolo, preso atto dei valori macroeconomici tendenziali riportati, relativi all’aumento del PIL e al tasso di disoccupazione;
tenuto conto della conferma dei disegni di legge disegni di legge da qualificare come collegati alle leggi di bilancio definito dalla Nota di aggiornamento al DEF 2023, concernenti la materia pensionistica e il lavoro, la sanità, le politiche sociali e il pubblico impiego;
considerato l’incremento, da 4,4 a 5,4 miliardi di euro, della dotazione finanziaria per il Programma nazionale GOL, nell’ambito della revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, volto a mantenere l’obiettivo di partecipazione previsto per la fine del 2025;
preso atto che restano in vigore gli sgravi contributivi previsti per l’assunzione di giovani in età inferiore ai 30 anni, di donne in condizioni di svantaggio, di disoccupati di età superiore a 50 anni, dei percettori dell’indennità di disoccupazione e di trattamenti di integrazione salariale, di persone con disabilità ed ex detenuti;
valutati l’andamento della spesa sanitaria pubblica nel periodo dal 2020 al 2023 e delle previsioni relative al 2024, per il quale è indicato un valore di 138.776 milioni – con una crescita del 5,8 per cento rispetto all’anno precedente -, anche in riferimento alle singole componenti di spesa;
valutata altresì la previsione di crescita, al tasso medio annuo del 2 per cento, della spesa sanitaria per il triennio dal 2025 al 2027;
rilevato, in relazione al Programma nazionale di riforma e all’attuazione del PNRR, l’impegno per la riforma dell’assistenza territoriale, volto alla realizzazione di un nuovo assetto istituzionale e organizzativo dell’assistenza sanitaria primaria, che renda il servizio sanitario più efficiente, accessibile ed efficace;
rilevati altresì gli ulteriori obiettivi, consistenti nella realizzazione del sistema dei Percorsi Diagnostico Terapeutico Assistenziali, nell’avviamento dell’adozione di un sistema oggettivo e scientificamente riconosciuto di riduzione dell’inappropriatezza prescrittiva, nella messa a punto del Nuovo Sistema di Garanzia – al fine di verificare che tutti i cittadini italiani ricevano le cure e le prestazioni rientranti nei LEA -, nell’attivazione di attività nuove o già in essere, quali Nuovi modelli erogativi (Telemedicina), Nuovi attori nella rete di erogazione, Canali di prenotazione innovativi, Ridefinizione dei percorsi di tutela (Assistenza domiciliare integrata), Trasparenza e funzionalità dei siti web;
tenuto conto dei dati concernenti gli obiettivi riferiti ai temi dell’innovazione, della ricerca e della digitalizzazione per un migliore Servizio sanitario nazionale, nonché allo sviluppo delle competenze tecnico-professionali, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario;
preso atto che l’Italia sta partecipando alla negoziazione della proposta di regolamento sullo Spazio europeo dei dati sanitari;
rilevato il rifinanziamento, previsto dalla legge di bilancio per il 2024, del Fondo per l’accoglienza dei migranti, pari a circa 172 milioni nel 2024, 269 milioni per il 2025 e 185 milioni per il 2026 e l’incremento di un milione di euro annui della dotazione dell’Istituto Nazionale per la Promozione della salute delle Popolazioni Migranti e per il Contrasto delle Malattie della Povertà,
esprime, per quanto di competenza, parere favorevole.
SCHEMA DI PARERE PROPOSTO DAI SENATORI MAZZELLA, Maria Domenica CASTELLONE Barbara GUIDOLIN SUL DOCUMENTO LVII, N. 2 E CONNESSI ALLEGATI
La 10a Commissione esaminato, per le parti di competenza, il Documento di economia e finanza 2024 e connessi allegati (Doc. LVII, n. 2), premesso che:
il Documento di Economia e Finanza (DEF) 2024 riflette una situazione economica e di finanza pubblica incerta e delicata ed appare inadeguata ad invertire una preoccupante tendenza, instauratasi nel primo anno e mezzo di vita del Governo, al ritorno a stagioni segnate dalla stagnazione, dall’erosione degli stipendi a causa del caro vita e dalla riduzione delle prestazioni sociali effettive;
come era stato già ampiamente annunciato dal Governo, questo Documento di Economia e Finanza non riporta il profilo programmatico, limitandosi a confermare il quadro tendenziale prospettato con la Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanze 2023, ossia deficit al 4,3 per cento al 2024, 3,7 per cento al 2025, 3 per cento al 2026, 2,2 per cento al 2027;
l’impercepibile tasso di crescita del PIL si attesta, per il 2024, all’1,0 per cento, mentre si prospetta pari all’1,2 per cento nel 2025, e all’1,1 e allo 0,9 per cento, rispettivamente nei due anni successivi;
a distanza di 7 mesi dalla NaDef, dunque, i principali dati macroeconomici volgono al negativo, le previsioni di crescita riviste al ribasso. La disoccupazione appare in discesa, dato tuttavia legato, alla crescita del lavoro precario, temporaneo, saltuario;
come evidenziato dallo stesso Ufficio Parlamentare di Bilancio, il testo non concorre a fornire rassicurazioni in merito alle crescenti preoccupazioni riguardanti le inadeguate e intempestive misure adottate dal Governo per fronteggiare lo stallo in cui versa l’economia italiana da circa un anno e mezzo;
nel DEF oggi al nostro esame viene meno l’essenza stessa del documento di programmazione, limitandosi a fornire una fotografia dell’esistente, una replica di quanto già annunciato con la NaDef 2023;
non appaiono affatto convincenti le motivazioni fornite dal Ministro dell’economia e delle finanze legate alla riforma della governance economica europea, dal momento che allo stato attuale vige ancora l’articolo 10 della legge di contabilità nazionale e pertanto Governo e Parlamento sono tenute a rispettare i contenuti e le prescrizioni di programmazione economica in esso contenuti;
valutato per il settore sanitario che:
nel 2023 la spesa sanitaria è risultata pari a 131.119 milioni, con un tasso di decremento dello 0,4 per cento rispetto al 2022.La spesa sanitaria prevista per il 2024 è pari a 138.776 milioni, con un tasso di crescita del 5,8 per cento rispetto all’anno precedente, per il 2025 è pari a 141.814 milioni, con un tasso di crescita del 2,2 per cento, per il 2026 è pari a 144.760 milioni, con un tasso di crescita del 2,1 per cento, per il 2027 è pari a 147.420 milioni, con un tasso di crescita ancora più inferiore del 1,8 per cento;
nel documento di programmazione si prevede che per il triennio 2025-2027, la spesa sanitaria è prevista crescere a un tasso medio annuo del 2 per cento; nel medesimo arco temporale il PIL nominale crescerebbe in media del 3,1 per cento. Conseguentemente, il rapporto fra la spesa sanitaria e PIL, pari al 6,3 per cento nel 2025 e nel 2026, si assesta al 6,2 per cento nel 2027;
il Documento di programmazione del 2023 aveva evidenziato che la spesa sanitaria nazionale è stata per lungo tempo inferiore alla media dell’UE, ma gli interventi posti in essere durante la crisi pandemica e quindi durante il Governo Conte hanno contribuito a un consistente incremento del livello del finanziamento del sistema sanitario nazionale. I dati Eurostat mostrano infatti che l’Italia è passata dal un rapporto spesa pubblica/Pil del 6,8 per cento per cento nel 2019 al 7,9 per cento del 2020, collocandosi quindi quasi in linea con la media UE (8 per cento) ma facendo registrare un incremento leggermente superiore;
siamo passati da una spesa sanitaria superiore al 7 per cento del Pil al 6,7 per cento nel 2023, 6,4 per cento nel 2024, 6,3 per cento nel 2025 e 2026 e 6,2 nel 2027. Un’inversione di tendenza è innegabile, ma purtroppo è avvenuta in negativo;
l’attestazione al 6,2 per cento del PIL conferma la volontà di non puntare a un efficientamento del sistema sanitario. La diffusione della pandemia ha contribuito ad aggravare alcuni problemi del SSN, a partire dall’insufficienza delle attività di prevenzione, dallo squilibrio tra assistenza ospedaliera e cure fornite sul territorio, dalle carenze di personale soprattutto gli infermieri e alcune categorie di medici;
considerato che
per far fronte alla carenza di personale sanitario nelle aziende e negli enti del Servizio sanitario Nazionale, per ridurre le liste d’attesa e il ricorso alle esternalizzazioni, la manovra economica per il 2024, ha previsto incrementi delle tariffe orarie delle prestazioni aggiuntive per il personale medico e sanitario Incentivi economici a medici e infermieri che sono sfiniti da condizioni di lavoro insopportabili e, inoltre, per l’abbattimento delle liste di attesa. è stato previsto un graduale innalzamento del tetto per l’acquisto di prestazioni erogate da privati accreditati;
l’Istat in audizione del 30 gennaio 2024, in Commissione 7a Cultura al Senato sui disegni di legge per la riforma dell’accesso a medicina, ha evidenziato che i nostri medici sono i più anziani d’Europa: nel 2021, il 55,2 per cento dei medici in Italia ha 55 anni e più, a fronte del 44,5 per cento in Francia, 44,1 per cento in Germania e 32,7 per cento in Spagna;
il numero dei Medici di medicina generale (MMG), pari a 40.250 nel 2021, si è ridotto negli ultimi dieci anni di 5.187 unità. L’offerta è passata da 76 MMG per 100mila abitanti nel 2012 ai 68 nel 2021. Negli stessi anni sono quindi aumentati il carico di assistenza, passato da 1.156 assistiti per MMG a 1.260, e la quota di MMG con più di 1.500 assistiti, che dal 27,3 per cento del 2012 sale al 42,1 per cento;
al 2021 risultano 102.376 medici dipendenti. Rispetto al totale dei medici specialisti in attività nel sistema sanitario pubblico e privato, i medici specialisti dipendenti del SSN rappresentano una quota decrescente nel tempo: erano il 62,6 per cento nel 2012, il 56,2 per cento nel 2019 e il 54,8 per cento nel 2021″;
le cessazioni dal servizio dei medici del SSN risultano in aumento nel tempo: erano 6.731 nel 2012, 9.232 nel 2019, 10.596 nel 2021. Tra i motivi della cessazione, nel 2021, il 20,9 per cento è dovuto a collocamento a riposo per limiti di età e il 31,5 per cento a dimissioni con diritto alla pensione, il 17,1 per cento al passaggio ad altre amministrazioni pubbliche, vincita di concorsi o risoluzione del rapporto di lavoro, mentre il restante 30,5 per cento ad altre cause, tra cui le dimissioni volontarie (esercizio professione nel settore privato o all’estero);
considerato altresì che:
il Governo continua a non sembrare consapevole delle difficoltà in cui versa il sistema sanitario nazionale. Basti fare riferimento alle disposizioni in materia di sanità contenute nell’ultimo decreto legge “PNRR” (decreto legge 2 marzo 2024, n. 19), duramente criticato dalla Conferenza Stato – Regioni (seduta del 5 aprile 2024) che, oltre a evidenziare una modalità elaborativa di provvedimenti che trattano materie di competenza regionale, senza alcuna interlocuzione con la Conferenza medesima, contesta che gli interventi non più realizzabili con le risorse PNRR, pari a 1,2 miliardi di euro, siano finanziati dalle Regioni con risorse proprie ex “articolo 20 legge 11 marzo 1988, n. 67 – edilizia sanitaria”, integrando il quadro economico dei progetti inseriti nei Contratti Istituzionali di Sviluppo (CIS) già sottoscritti, senza prevedere risorse aggiuntive;
a tal fine la Conferenza ha evidenziato che le risorse ex articolo 20 della legge n. 67 del 1998 sono destinate ad interventi di edilizia sanitaria che le Regioni hanno già programmato nell’ambito dei plafond per ciascuna disponibili, anche se non risultano ancora formalmente impegnate secondo le regole vigenti, e per le quali più volte ne è stata richiesta la semplificazione;
le misure sulla sanità sono insufficienti, la programmazione non sembra puntare sul rafforzamento del sistema sanitario; è necessario un programma di investimenti e maggiori risorse per nuove assunzioni per ridurre le liste d’attesa, per rendere efficienti i nostri pronto soccorso, prevedere lo sblocco del tetto di spesa per l’assunzione del personale in sanità e assicurare così maggiore efficienza delle prestazioni erogate dalla sanità pubblica,
al fine di salvaguardare il Servizio sanitario nazionale pubblico, garantire un investimento sanitario minimo e una sostenibilità economica effettiva ai livelli essenziali di assistenza e soddisfare più efficacemente le esigenze di pianificazione e organizzazione, il Governo dovrebbe investire molto di più e avere una programmazione finalizzata alla crescita del SSN, in modo tale che l’incidenza della spesa sanitaria sul prodotto interno lordo non sia inferiore al 7 per cento in linea con quello che succede nel resto di Europa;
valutato che:
– con particolare riferimento agli interventi di lavoro pubblico e privato, previdenza sociale:
l’impennata dei prezzi che ha caratterizzato l’area dell’Euro, a causa delle conseguenze economico-finanziarie scaturite dall’aggressione militare russa all’Ucraina, ha contribuito a ridurre drasticamente il potere d’acquisto dei lavoratori italiani. Si stima che negli ultimi due anni il salario reale dei lavoratori sia sceso in Europa di circa il 6 per cento. In Italia si riscontrano dati peggiori rispetto alla media continentale, facendo registrare un -7.5 per cento (dati OCSE 2023). Tale contrazione si è tradotta in un significativo peggioramento delle condizioni di vita di milioni di persone, spesso costrette a rinunciare anche a beni di prima necessità o a dover rinviare spese relative a servizi essenziali per la persona;
particolarmente preoccupanti sono i dati relativi ai consumi alimentari delle famiglie, l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (Ismea, marzo 2024) informa che il carrello alimentare nel 2023, è costato agli italiani l’8,1% in più rispetto al 2022 e che l’incremento della spesa nel 2023 resta il più alto degli ultimi anni. In termini assoluti, si tratta di un incremento di oltre 8,2 miliardi di euro. Risorse queste, che hanno profondamente inciso sul portafoglio delle famiglie, segnate da una spirale inflazionistica che l’attuale Governo non pare in grado di gestire con una programmazione pertinente e con strumenti adeguati;
i costi di benzina e diesel riscontrati nelle ultime settimane, con il prezzo della benzina, nella modalità self-service, che ha toccato la media di 1,911 euro per litro, e quello del diesel, self service, 1,811 al litro (Quotidiano Energia, aprile 2024), destano grande inquietudine, avendo raggiunto i livelli dello scorso ottobre;
il comparto dei prezzi servizi ha segnato un’accelerazione nel 2023, con una crescita annua superiore al 4 per cento, rispetto al 3 per cento del 2022. A livello di singole componenti, spiccano i servizi ricreativi e alla persona, al 5,9 per cento dal 4,4 per cento del 2022, e quelli relativi all’abitazione, al 3,6 per cento dall’1,6 per cento del 2022 (DEF 2024);
valutato, altresì, che:
appare assolutamente irrealistico il paventato graduale recupero del reddito reale delle famiglie che, sempre secondo le stime dell’Esecutivo, dovrebbe essere sostenuto dagli investimenti connessi al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il quale, come noto, sconta lacune, ritardi e contraddizioni che rischiano di inficiarne completamente l’efficacia;
lo stesso Governo, all’interno del Documento in esame, pur auspicando l’aumento del potere d’acquisto delle famiglie, con un impatto positivo sull’evoluzione dei consumi, ammette che nel 2024 il valore annuo della spesa delle famiglie “risentirà del calo registrato nell’ultimo trimestre del 2023, a causa di un effetto statistico di trascinamento negativo. La domanda interna, nel complesso, risulterebbe leggermente meno dinamica rispetto all’anno precedente”;
a fronte di una situazione di tale gravità, e di immobilismo da parte del Governo, l’introduzione del salario minimo legale costituirebbe un argine all’impoverimento dei lavoratori e allineerebbe l’Italia alla gran parte dei Paesi Europei, restituendo garanzie minime, in termini economici ma anche di dignità della persona, a milioni di lavoratori;
la garanzia di una retribuzione dignitosa e adeguata per tutti i lavoratori favorirebbe senz’altro la realizzazione di un mercato del lavoro più inclusivo, equo e paritario, abbattendo le disuguaglianze, anche in termini di divario retributivo di genere (gender pay gap). Pertanto, resta incomprensibile, se non si ragiona in termini meramente ideologici, l’ostilità del Governo rispetto alle proposte di legge presentate in Parlamento negli scorsi mesi a favore di tale misura;
la necessità di dotarsi di un salario minimo è avvalorata da recenti studi (INAPP 2023) che evidenziano quanto in Italia il problema della stagnazione dei salari sia centrale: tra il 1991 e il 2022 i salari italiani sono cresciuti dell’1 per cento a fronte di una media europea del 32,5 per cento;
la recente direttiva europea 2022/2041, inoltre, indica l’esigenza di definire un salario minimo per legge laddove la contrattazione collettiva non garantisca almeno l’80% dei lavoratori. Sebbene il nostro Paese presenti un tasso di copertura contrattuale superiore al livello minimo previsto dalla direttiva (circa il 95 per cento), in molti casi i CCNL prevedono soglie minime retributive inferiori ai 9 euro. L’innalzamento della retribuzione oraria minima a tale soglia, come prevista nella proposta del M5S, comporterebbe un incremento della retribuzione annuale per 3,6 milioni di persone, che beneficerebbero mediamente di un incremento medio annuale di circa 804 euro (Istat, luglio 2023);
il salario minimo definito per legge non costituirebbe un salario sostituivo dei salari definiti dalla contrattazione collettiva, ma rappresenterebbe una soglia minima invalicabile al di sotto della quale le retribuzioni non possono scendere. Come autorevolmente affermato dagli esperti del settore (INAPP, gennaio 2024), i due sistemi – salario minimo e contrattazione collettiva – possono convivere e rafforzarsi a vicenda, stabilendo dei parametri oggettivi che abbiano il fine di tutelare tutti i lavoratori;
analizzati, infine, i dati riportati nel Documento di economica e finanze 2024 in esame, andrebbero:
rafforzate e riorganizzate le politiche pubbliche volte a contrastare la povertà e l’esclusione sociale, potenziando la componente di servizi alla persona e l’attivazione di un progetto personalizzato di inclusione sociale e lavorativa per l’effettivo superamento della condizione di povertà;
sostenuti i livelli delle buste paga, il potere d’acquisto dei salari, in primo luogo attraverso la riduzione strutturale del cuneo fiscale gravante sul costo del lavoro, rafforzando il processo già avviato nella scorsa legislatura;
contrastate le crescenti disparità generazionali, di genere e territoriali, in particolare con interventi volti a favorire l’inserimento lavorativo dei giovani e delle donne;
rafforzate le politiche attive del lavoro, anche attraverso il potenziamento del fondo nuove competenze; ad assicurare la lotta al lavoro sommerso; a contrastare il precariato, rafforzando gli incentivi volti a favorire le assunzioni a tempo indeterminato, nonché collegando strettamente le tipologie contrattuali a tempo determinato a specifiche causali; ad abolire gli stage extra curriculari in forma gratuita;
favorita l’evoluzione del sistema previdenziale mettendo al centro le donne, i giovani e chi svolge lavori gravosi, prevedendo l’aggiornamento e l’ampliamento della platea dei lavori usuranti, garantendo una prospettiva pensionistica sostenibile e dignitosa;
andrebbe avviata, con le parti sociali, la definizione di modalità di sperimentazione di riduzione dell’orario di lavoro a parità di retribuzione;
contrastato il precariato, prevedendo incentivi volti a favorire le assunzioni a tempo indeterminato, nonché collegando strettamente le tipologie contrattuali a tempo determinato a specifiche causali;
completato il sistema di tutele in favore dei lavoratori autonomi, avviato con l’introduzione dell’indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa, attraverso l’estensione delle misure già previste per i lavoratori dipendenti;
in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, sarebbe opportuno adottare iniziative normative volte a:
- a)ampliare la tutela antinfortunistica anche allo svolgimento delle attività formative di qualsiasi tipologia che vengono svolte a qualsiasi titolo dalle imprese e nelle quali sono coinvolti gli studenti di ogni ordine e grado, compresi quelli impegnati in percorsi di istruzione e formazione professionale, tirocinanti, stagisti e docenti;
- b)implementare l’organico tecnico di tutti gli enti preposti alla prevenzione degli infortuni sul lavoro e ai controlli in tema di rispetto delle misure di sicurezza e di lavoro regolare, nonché a rafforzare i controlli ispettivi in materia di salute e sicurezza nell’ambito delle attività di formazione-lavoro;
- c)istituire una Procura nazionale del lavoro che consenta di raggiungere una modalità organizzativa e di coordinamento delle indagini nei procedimenti per reati in materia di igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro maggiormente efficiente che, anche attraverso la distribuzione dei magistrati in pool specialistici, assicuri sinergie tra i diversi attori coinvolti, uniformità dell’intervento, specializzazione ed innovazione delle modalità di indagine.
Alla luce di tutto quanto esposto,
formula, per quanto di competenza, parere contrario.
SCHEMA DI PARERE PROPOSTO DALLE SENATRICI ZAMPA, CAMUSSO, FURLAN E AMBITO SUL DOCUMENTO LVII, N. 2 E CONNESSI ALLEGATI
La Commissione 10a Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale,
in sede di esame del documento di economia e finanza 2024;
premesso che, il DEF 2024, contrariamente a quanto previsto dall’articolo 10 della legge 196 del 2009, è privo di alcuni fondamentali contenuti, il più rilevante dei quali è il quadro programmatico;
la motivazione utilizzata dal Governo secondo cui la Commissione europea avrebbe indicato ai Governi di presentare per quest’anno soltanto Programmi di stabilità sintetici, limitandosi a fornire contenuti e informazioni di carattere essenziale, in vista della redazione del Piano strutturale di bilancio di medio termine (quinquennale), previsto dal nuovo Patto di stabilità, non giustifica la mancata presentazione del quadro programmatico, anche di natura sintetica, e delle linee generali della prossima manovra;
il DEF 2024 risulta poco credibile e si limita a prendere atto dell’andamento dell’economia e delle finanze pubbliche registrato negli esercizi precedenti e del quadro tendenziale a legislazione vigente per gli esercizi relativi al periodo previsionale 2024-2027;
sul fronte macroeconomico il DEF riporta una ottimistica crescita tendenziale del PIL del 1,0 per cento nel 2024, dell’1,2 per cento nel 2025 e del 1,1 per cento nel 2026 e nel 2027, mentre le stime più recenti diffuse da Banca d’Italia e da Eurostat stimano una crescita economica del Paese che oscilla tra lo 0,6 per cento e lo 0,8 per cento;
sul fronte della finanza pubblica, il documento di economia e finanza conferma il peggioramento di taluni obiettivi della Nota di aggiornamento dal DEF 2023, tra cui il dato del deficit 2023 e il preoccupante andamento del debito pubblico per tutto il periodo previsionale.;
a causa dell’andamento della finanza pubblica in atto, la Commissione europea si appresta ad aprire la procedura d’infrazione per deficit eccessivo nei confronti del nostro Paese. Nella premessa al DEF 2024, il Governo annuncia che, per far fronte alla prossima procedura d’infrazione per deficit eccessivo, si predisporrà per una trattativa con la Commissione europea per un aggiustamento della finanza pubblica in un arco temporale di sette anni. Alla luce di tale affermazione, le prime stime in circolazione prefigurano manovre di rientro non inferiori a 0,5 punti percentuali – al netto dell’attivazione di ulteriori clausole che potrebbero innalzarne l’impatto intorno all’1 per cento – per ciascuno degli anni del predetto arco temporale;
oltre alla mancata previsione del quadro programmatico, omette di evidenziare nel DEF 2024 anche la cornice entro cui collocare la prossima legge di bilancio e non fornisce alcuna indicazione concreta sulle misure di entrata e di spesa che l’esecutivo intenderà introdurre nei prossimi mesi;
alla luce dei dati tendenziali disponibili, tuttavia, è possibile stimare a grandi linee l’entità minima della prossima manovra. Alla nota correzione dei conti pubblici di almeno 0,5 punti percentuali, il Governo dovrà aggiungere alcune misure di proroga di provvedimenti temporanei adottati nella scorsa manovra di bilancio le misure di carattere inderogabile, le annunciate ulteriori misure di riduzione della pressione fiscale in attuazione della Riforma e gli altri interventi di politica economica;
non potendo più fare ricorso alle clausole di salvaguardia e all’ulteriore deficit, il Governo, a fronte di un calo delle entrate in rapporto al PIL da imposte dirette e indirette per tutto l’arco temporale di riferimento del DEF, sembra indirizzato a conseguire risparmi di spesa sul fronte dei consumi intermedi, del reddito da lavoro dipendente, dai contributi agli investimenti e alla produzione, dalla sanità e dalle prestazioni sociali, con inevitabili ricadute negative sui cittadini;
considerato che,
il DEF 2024, rispetto alle previsioni di spesa sanitaria sino al 2027 certifica l’assenza di un cambio di rotta e ignora il pessimo “stato di salute” del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), i cui princìpi fondamentali di universalità, uguaglianza ed equità sono stati traditi, con conseguenze che condizionano la vita delle persone, in particolare delle fasce socio-economiche più deboli e delle persone residenti nel Mezzogiorno, con lunghissimi tempi di attesa e affollamento inaccettabile dei pronto soccorso, con diseguaglianze regionali e locali nell’offerta di prestazioni sanitarie alla migrazione sanitaria dal Sud al Nord e con l’aumento della spesa privata all’impoverimento delle famiglie sino alla rinuncia alle cure;
relativamente alla spesa sanitaria il consuntivo 2023 certifica un rapporto spesa sanitaria/PIL del 6,3 per cento e, in termini assoluti, una spesa sanitaria di € 131.103 milioni, oltre € 3.600 milioni in meno rispetto a quanto previsto dalla NaDEF 2023 (€ 134.734 milioni). Tale riduzione di spesa consegue in larga misura al mancato perfezionamento del rinnovo dei contratti del personale dirigente e convenzionato per il triennio 2019-2021, i cui oneri non sono stati inputati nel 2023 e spostati al 2024. In misura minore hanno inciso le spese per contrastare la pandemia, che sono state inferiori al previsto». Rispetto al 2022 la spesa sanitaria nel 2023 si è ridotta dal 6,7 per cento al 6,3 per cento del PIL e di € 555 milioni in termini assoluti. Questo primo dato certifica che il 2023 è stato segnato da un netto definanziamento in termini di rapporto spesa sanitaria/PIL (-0,4 per cento), facendo addirittura segnare un valore negativo della spesa sanitaria, il cui potere d’acquisto è stato anche ridotto da un’inflazione che nel 2023 ha raggiunto il 5,7 per cento su base annua;
il rapporto spesa sanitaria/PIL nel 2024 sale al 6,4 per cento rispetto al 6,3 per cento del 2023; in termini assoluti la previsione di spesa sanitaria è di € 138.776 milioni, ovvero € 7.657 milioni in più rispetto al 2023 (+5,8 per cento). In realtà, l’incremento di oltre € 7,6 miliardi stimato per il 2024 è illusorio: infatti, in parte è dovuto al un mero spostamento al 2024 della spesa prevista nel 2023 per i rinnovi contrattuali 2019-2021, in parte agli oneri correlati al personale sanitario dipendente per il triennio 2022-2024 e, addirittura, all’anticipo del rinnovo per il triennio 2025-2027. Una previsione poco comprensibile, visto che la Legge di Bilancio 2024 non ha affatto stanziato le risorse per questi due capitoli di spesa». Senza considerare, peraltro, l’erosione del potere di acquisto, visto che secondo l’ISTAT ad oggi l’inflazione si attesta su base annua a +1,3 per cento;
nel triennio 2025-2027, a fronte di una crescita media annua del PIL nominale del 3,1%, il DEF 2024 stima al 2 per cento la crescita media annua della spesa sanitaria. Il rapporto spesa sanitaria/PIL si riduce dal 6,4per cento del 2024 al 6,3 per cento nel 2025-2026, al 6,2 per cento nel 2027. Rispetto al 2024, in termini assoluti la spesa sanitaria nel 2025 sale a € 141.814 milioni (+2,2 per cento), a € 144.760 milioni (+2,1 per cento) nel 2026 e a € 147.420 milioni (+1,8 per cento) nel 2027. Considerato che il DEF 2024 non contiene indicazioni sulle politiche economiche per la prossima Legge di Bilancio, se da un lato le previsioni sul triennio 2025-2027 confermano il progressivo calo del rapporto spesa sanitaria/PIL, dall’altro non si possono escludere ulteriori riduzioni della spesa sanitaria visti i margini molto risicati per finanziare in deficit la prossima Manovra. In tal senso rimangono molto azzardate le stime assolute di € 6.414 milioni in più nel 2025 e di € 9.160 milioni nel 2026, tenendo conto che il Fabbisogno Sanitario Nazionale fissato dalla Legge di Bilancio 2024 è pari a € 135.400 milioni per il 2025 e € 135.600 milioni per il 2026;
in assenza di misure programmatiche nel DEF 2024, occorrerà capire dove reperire le risorse sia per abolire gradualmente il tetto di spesa per il personale sanitario sia da destinare alle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e di protesica, visto che l’aggiornamento dei nomenclatori tariffari è stato rinviato in accordo con le Regioni al 1° gennaio 2025 per mancanza di fondi, posticipando ancora una volta l’esigibilità dei “nuovi” Livelli Essenziali di Assistenza, ben 8 anni dopo la loro approvazione;
il DEF 2024 conferma che la sanità pubblica non rappresenta affatto una priorità neppure per l’attuale Governo. In tal senso, la comunicazione pubblica dell’Esecutivo continua a puntare esclusivamente sulla spesa sanitaria in termini assoluti che dal 2012 è quasi sempre aumentata rispetto all’anno precedente, e non sul rapporto spesa sanitaria/PIL che documenta al contrario un lento e inesorabile declino, collocando l’Italia prima tra i paesi poveri dell’Europa e ultima del G7 di cui proprio nel 2024 il nostro Paese ha la presidenza;
un effettivo rilancio del SSN passa attraverso un Piano di aumento progressivo della spesa sanitaria, con l’obiettivo di allinearla entro il 2030 alla media dei paesi europei, al fine di garantire il rilancio delle politiche del personale sanitario, l’erogazione uniforme dei Livelli Essenziali di Assistenza e l’accesso equo alle innovazioni. Considerato che nel 2022 il gap della spesa sanitaria pro-capite con la media dei paesi europei ha superato in totale i € 47 miliardi, il DEF 2024 non pone affatto le basi per ridurlo progressivamente: anzi, il rapporto spesa sanitaria/PIL scende a 6,3 per cento nel 2025-2026 e al 6,2 per cento nel 2026, valori inferiori al 2019 (6,4 per cento), confermando che la pandemia non ha insegnato nulla;
il perseverante definanziamento pubblico aumenterà la distanza con i paesi europei e affonderà definitivamente il SSN, compromettendo il diritto costituzionale alla tutela della salute delle persone, in particolare per le classi meno abbienti e per i residenti nelle Regioni del Sud.
Tutto ciò premesso, esprime parere contrario.
MARTEDÌ 16 APRILE 2024
185ª Seduta
Presidenza del Presidente
La seduta inizia alle ore 15,40.
IN SEDE CONSULTIVA
(Doc. LVII, n. 2) Documento di economia e finanza 2024 e connessi allegati
(Parere alla 5ª Commissione. Esame e rinvio)
Il relatore SATTA (FdI), nel riferire sul Documento di economia e finanza 2024, si sofferma preliminarmente sui valori tendenziali di finanza pubblica rilevabili a legislazione vigente, quindi sui valori tendenziali relativi al PIL e al tasso di disoccupazione.
Il Documento in titolo conferma e integra l’elenco di disegni di legge da qualificare come collegati alle leggi di bilancio definito dalla Nota di aggiornamento del DEF 2023.
In merito al settore del lavoro, il DEF in esame, oltre ai riferimenti relativi ai prossimi interventi futuri, ricorda i recenti provvedimenti adottati, tra cui il decreto-legge n. 48 del 2023.
Il Documento rammenta altresì che, nell’ambito della revisione del PNRR, la dotazione finanziaria per il Programma nazionale GOL è stata elevata da 4,4 a 5,4 miliardi. Precisa inoltre che rimangono in vigore gli sgravi contributivi previsti per l’assunzione di appartenenti a determinate categorie svantaggiate, mentre riguardo al settore pensionistico non sono recate indicazioni specifiche sui contenuti delle misure che potrebbero essere adottate.
Relativamente al settore sanitario è riferito che nel 2023 la spesa sanitaria è risultata pari a 131.119 milioni e viene dato conto delle singole componenti della spesa.
Nel Documento sono inoltre riportati i dati riguardanti l’andamento della spesa sanitaria nel quadriennio 2020-2023, nonché le previsioni relative al 2024 e al triennio successivo.
Nella Sezione III del Documento, dedicata al Programma nazionale di riforma (PNR), si fa riferimento a “Un sistema sanitario più efficiente, resiliente ed inclusivo” e viene indicata, tra gli assi portanti della strategia, la riforma dell’assistenza territoriale, oltre a una serie di obiettivi ulteriori.
Si fa quindi riferimento ai temi dell’innovazione, della ricerca e della digitalizzazione per il miglioramento del Servizio sanitario nazionale e viene evidenziato che l’Italia sta partecipando alla negoziazione della proposta di regolamento sullo Spazio europeo dei dati sanitari.
Nel paragrafo dedicato alle Politiche sociali sulla disabilità viene ricordato che è stato approvato il decreto legislativo con il quale sono state introdotte nuove politiche e strumenti a tutela degli anziani non autosufficienti.
Nell’ambito del Programma nazionale di riforma è specificato che la legge di bilancio per il 2024 ha previsto il rifinanziamento del Fondo per l’accoglienza dei migranti e l’incremento della dotazione dell’Istituto Nazionale per la Promozione della salute delle Popolazioni Migranti e per il Contrasto delle Malattie della Povertà.
Il Documento in esame dà poi conto degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, quali traguardi necessari del processo di riforma economica e sociale.
Il senatore MAZZELLA (M5S) esprime la valutazione sfavorevole della propria parte politica rispetto al decremento della spesa sanitaria in rapporto al PIL, la quale conferma la tendenza del Governo a definanziare il Servizio sanitario nazionale. L’esito di questa politica consiste nell’impossibilità di garantire l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza a tutti i cittadini e di soddisfare le esigenze di personale della sanità pubblica. La risposta finora fornita alla carenza degli organici è consistita piuttosto nell’aumento delle ore di lavoro dei singoli professionisti. Il previsto innalzamento del limite agli acquisti dal settore privato accreditato rappresenta un’ulteriore prova del fallimento della politica sanitaria del Governo, certificato a suo avviso dal Documento in esame.
La senatrice ZAMBITO (PD-IDP) motiva la contrarietà del suo Gruppo al DEF in esame, rilevando preliminarmente le difficoltà del Governo sul piano del reperimento delle risorse necessarie alla copertura degli interventi fiscali che ritiene più importanti, oltre a una generale mancanza di strategia e di scelte precise in prospettiva futura.
Per quanto riguarda la dinamica della spesa sanitaria, sottolinea la contrazione in rapporto al prodotto interno lordo, che giunge a livelli ritenuti universalmente incompatibili con la tenuta stessa del sistema sanitario. Tale andamento induce infatti a prevedere il progressivo smantellamento del servizio sanitario universale.
Il senatore MAGNI (Misto-AVS) rileva l’eccessiva genericità del Documento in esame riguardo la copertura degli impegni di spesa, specialmente in conseguenza della mancanza di volontà di procedere a un’idonea imposizione sugli extra profitti.
Particolarmente preoccupante è la contrazione, in relazione al PIL, del finanziamento della sanità, pur a fronte di esigenze insopprimibili quali quelle relative al personale. Lo stesso sostegno del Governo e della maggioranza al progetto di realizzazione dell’autonomia regionale differenziata è a sua volta, in questo contesto, una conferma della volontà di rinunciare a un effettivo rafforzamento del sistema sanitario nazionale e universale delineato dalla riforma del 1978.
Il senatore ZULLO (FdI) rileva nel DEF in esame la presenza di un disegno riformatore, articolato in una pluralità di interventi e obiettivi, volto a una complessiva riorganizzazione di sistema, funzionale a garantire l’erogazione delle prestazioni sanitarie tenendo conto degli attuali bisogni della popolazione e della necessità di rendere efficiente la spesa.
Il finanziamento del Servizio sanitario nazionale non è comunque oggetto di alcuna riduzione, in ragione dell’aumento della spesa prevista in termini assoluti, attestato dal DEF. L’aumento delle risorse destinate al settore è anzi sostanziale e consente di far fronte a impegni di grande rilevanza, quali i rinnovi contrattuali.
Il complesso degli interventi previsti ha del resto luogo in un contesto finanziario reso difficile da misure varate nella scorsa legislatura, come il superbonus, che hanno aggravato il quadro della finanza pubblica e reso più urgente l’esigenza di razionalizzazione della spesa.
La senatrice GUIDOLIN (M5S) chiede che la discussione generale resti aperta, così da consentire lo svolgimento di ulteriori interventi.
Il presidente ZAFFINI fornisce rassicurazioni al riguardo.
Il seguito dell’esame è quindi rinviato.
(1038) Deputato CAPARVI e altri. – Disposizioni in materia di manifestazioni di rievocazione storica e delega al Governo per l’adozione di norme per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, approvato dalla Camera dei deputati in un testo risultante dall’unificazione dei disegni di legge dei deputati Caparvi e altri; Mollicone e Malaguti
(Parere alla 7ª Commissione. Esame. Parere favorevole)
Dato conto dell’obiettivo fondamentale del disegno di legge n. 1038, la relatrice LEONARDI (FdI) segnala l’articolo 5, il quale dispone l’istituzione del Comitato tecnico-scientifico per gli enti e le manifestazioni di rievocazione storica, ai cui componenti non spettano compensi, gettoni di presenza, rimborsi di spese o altri emolumenti comunque denominati, che si avvale del personale messo a disposizione dal Ministero della cultura.
L’articolo 11 delega il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi. Tra i principi e criteri direttivi è compresa, ai sensi del comma 2, lettera q), la promozione della formazione di figure professionali e competenze capaci di raccogliere e interpretare le espressioni del patrimonio culturale immateriale e di favorirne la trasmissione, anche in forma creativa.
In conclusione, presenta una proposta di parere favorevole.
In assenza di richieste di intervento, la proposta di parere è posta in votazione.
Previa verifica della presenza del numero legale, la Commissione approva a maggioranza.
(845) Deputati LUPI e Alessandro COLUCCI. – Introduzione dello sviluppo di competenze non cognitive e trasversali nei percorsi delle istituzioni scolastiche e dei centri provinciali per l’istruzione degli adulti nonché nei percorsi di istruzione e formazione professionale, approvato dalla Camera dei deputati
(Parere alla 7ª Commissione. Esame e rinvio)
Il relatore SILVESTRO (FI-BP-PPE), specificato che disegno di legge in esame è volto a favorire iniziative finalizzate allo sviluppo delle competenze non cognitive e trasversali nelle attività educative e didattiche delle istituzioni scolastiche statali e paritarie di ogni ordine e grado, si sofferma, per quanto di competenza, sull’articolo 3, che prevede la predisposizione di un piano straordinario di azioni formative per i docenti delle scuole di ogni ordine e grado.
Oggetto dell’articolo 4 è la sperimentazione nazionale triennale da svolgere sulla base dei criteri stabiliti con decreto del Ministro dell’istruzione e del merito, con obiettivi specifici. In tale ambito è disposta la costituzione del Comitato tecnico-scientifico per il monitoraggio e la valutazione complessiva della sperimentazione, ai cui componenti non spettano compensi, gettoni di presenza, rimborsi di spese o altri emolumenti comunque denominati. Per l’attuazione della sperimentazione, le istituzioni scolastiche utilizzano le risorse dell’organico dell’autonomia, senza la previsione di ore di insegnamento eccedenti rispetto all’orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti.
L’articolo 5, comma 1, specifica che con il decreto di cui all’articolo 4 sono stabiliti i criteri generali per lo svolgimento della sperimentazione anche nell’ambito dei percorsi dei centri provinciali per l’istruzione degli adulti. Il successivo comma 2 prevede che con decreto del Ministro dell’istruzione e del merito, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, siano stabiliti i criteri generali per lo svolgimento della sperimentazione di cui all’articolo 4, con le finalità ivi specificate, nell’ambito dei percorsi di istruzione e formazione professionale.
La senatrice ZAMBITO (PD-IDP) suggerisce di rinviare lo svolgimento del dibattito ad una successiva seduta, anche tenuto conto dell’opportunità di disporre di quanto acquisito dalla Commissione di merito in sede di audizione.
Il presidente ZAFFINI acconsente.
Il seguito dell’esame è quindi rinviato.
(180) ZANETTIN e Daniela SBROLLINI. – Disposizioni per il riconoscimento degli alunni con alto potenziale cognitivo, l’adozione di piani didattici personalizzati e la formazione del personale scolastico
(1041) MARTI. – Istituzione di un piano sperimentale per favorire l’inserimento e il successo scolastico degli alunni con alto potenziale cognitivo e per la formazione specifica dei docenti
(Parere alla 7ª Commissione. Seguito e conclusione dell’esame congiunto. Parere favorevole)
Prosegue l’esame congiunto, sospeso nella seduta del 4 aprile.
Intervenendo in discussione generale, la senatrice GUIDOLIN (M5S) giudica i disegni di legge in titolo condivisibili con riguardo alla finalità di garantire adeguato sostegno agli alunni ad alto potenziale cognitivo. Suscitano tuttavia notevole perplessità le previsioni volte a consentire la valutazione iniziale a soggetti privati, tra l’altro a fronte dell’assenza di risorse aggiuntive per il settore pubblico.
La senatrice CAMUSSO (PD-IDP) si esprime sfavorevolmente riguardo il susseguirsi di proposte legislative riguardanti il sistema scolastico, le quali costituiscono un complesso di interventi del tutto frammentario, controproducente rispetto alle reali esigenze del settore. Per quanto riguarda il merito dei provvedimenti in esame, desta perplessità l’idea di fondo consistente nella creazione di ambiti separati all’interno delle scuole, quando il sistema di istruzione dovrebbe essere improntato all’integrazione e alla cooperazione, e non certo alla competizione.
Il senatore MAGNI (Misto-AVS) osserva la reiterazione di procedimenti relativi a disegni di legge riguardanti la scuola, costantemente connotati dall’assenza di previsioni di incremento delle risorse. Tali iniziative legislative recano previsioni destinate ad aggravare il carico di lavoro del personale docente e non presentano comunque alcuna connessione organica. In assenza di una reale visione strategica, la maggioranza sostiene un disegno basato su un’impostazione autoritaria e repressiva, funzionale ad un’accentuazione delle diseguaglianze.
Conclude formulando una valutazione negativa sui disegni di legge in titolo.
Nel replicare agli intervenuti, la relatrice TERNULLO (FI-BP-PPE) fa presente che i disegni di legge in esame hanno in realtà una finalità di inclusione, in quanto recanti disposizioni volte a un adeguamento delle istituzioni scolastiche alle esigenze degli alunni ad alto potenziale cognitivo. Presenta quindi una proposta di parere favorevole su entrambi i disegni di legge in esame.
Verificata la presenza del numero legale, la proposta di parere è infine posta in votazione, risultando approvata a maggioranza.
La seduta termina alle ore 16,40.