230ª Seduta
Presidenza della Presidente
MATRISCIANO
La seduta inizia alle ore 15,05.
IN SEDE CONSULTIVA
(Doc. XXVII, n. 18) Proposta di “Piano nazionale di ripresa e resilienza”
(Parere alle Commissioni 5a e 14a riunite. Seguito e conclusione dell’esame. Parere favorevole con osservazioni).
Prosegue l’esame, sospeso nella seduta di ieri.
La relatrice FEDELI (PD) presenta una nuova versione dello schema di parere favorevole con osservazioni (pubblicato in allegato), risultante dall’integrazione di ulteriori suggerimenti pervenuti dai Gruppi, di cui sottolinea comunque la coerenza rispetto all’impianto originario della proposta; ciò può, a suo avviso, consentire un’ampia condivisione, particolarmente significativa in considerazione dei contenuti innovativi del testo.
La presidente MATRISCIANO ringrazia la relatrice per il paziente ed efficace lavoro di coordinamento e sintesi svolto. Avverte quindi che si passerà alla votazione dello schema di parere.
La senatrice CATALFO (M5S) osserva che i contenuti dello schema di parere si integrano efficacemente nelle stesse linee programmatiche individuate dalla Commissione europea, a partire dal rafforzamento dell’impegno riguardante la formazione e la riqualificazione dei lavoratori, che riveste particolare importanza nell’attuale contesto italiano. Richiama poi con particolare favore quanto espresso in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, nonché relativamente all’intervento sul fronte della non autosufficienza, che rappresenta un punto di contatto nevralgico tra le missioni concernenti la salute e la coesione sociale. Prosegue richiamando l’importanza della valorizzazione della partecipazione femminile e, più in generale, la centralità del lavoro, in quanto punto qualificante delle politiche orientate al rilancio. Conclude dichiarando il voto favorevole del proprio Gruppo.
La senatrice TOFFANIN (FIBP-UDC) riconosce il valore dell’operato della relatrice, che è riuscita a valorizzare il contributo delle varie componenti politiche della Commissione, richiamando in primo luogo l’attenzione sui temi della flessibilità, della semplificazione normativa e del potenziamento della formazione, finalizzato ad agevolare l’incontro fra domanda e offerta di lavoro e della sicurezza. Richiama quindi il cambiamento culturale necessario a favorire la presenza femminile nei ruoli di responsabilità delle imprese, insieme al conseguimento di un più equo sistema di retribuzione. Si sofferma poi sulla questione delle politiche attive, da valorizzare attraverso una maggiore autonomia rispetto alla questione del reddito di cittadinanza e nell’ottica di una rinnovata attenzione all’incontro con le esigenze effettive del mercato del lavoro nei territori. Preannuncia infine il voto favorevole del proprio Gruppo.
Il senatore ROMEO (L-SP-PSd’Az), nel dichiarare il voto favorevole del proprio Gruppo, osserva la rilevanza del complesso delle osservazioni contemplate dallo schema di parere al fine del miglioramento della proposta del Governo in merito al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Fa riferimento quindi in modo specifico alla questione della non autosufficienza e alla tutela dei lavoratori fragili, nonché all’attuale necessità di un contesto idoneo all’attivazione degli strumenti per la flessibilità e il lavoro agile. Fa poi presente l’impatto particolarmente grave della pandemia sull’occupazione femminile, tale da porre l’urgenza di una riflessione sugli strumenti di conciliazione tra lavoro e impegno familiare, per cui risulta indispensabile tenere conto degli esempi virtuosi forniti da alcune realtà aziendali capaci di attuare politiche particolarmente efficaci a tale riguardo.
Richiama poi l’attenzione sulla centralità della questione della formazione, che deve investire il settore pubblico, allo scopo di consentire un complessivo adeguamento della burocrazia alle necessità di certezza ed efficienza delle imprese, anche per mezzo dell’opportuno ricorso alla digitalizzazione. Nota quindi che un’adeguata integrazione tra pubblico e privato è strategica rispetto al bisogno di approntare progetti meritevoli di ricevere i finanziamenti a valere sui fondi europei.
Interviene per dichiarazione di voto favorevole il senatore LAFORGIA (Misto-LeU), il quale, apprezzata l’elevata qualità dell’opera di sintesi compiuta dalla relatrice, sottolinea l’elemento strategico della tutela della dignità del lavoro da ottenere attraverso il contrasto alla precarizzazione e lo stimolo alla creazione di occupazione di qualità, anche per mezzo degli opportuni interventi di aiuto al sistema imprenditoriale. Osserva inoltre favorevolmente l’accordo nell’ambito della Commissione rispetto alla questione femminile, particolarmente rilevante nella situazione attuale, caratterizzata dall’impatto estremamente sfavorevole della pandemia sull’occupazione femminile, anche in conseguenza dell’ampio ricorso alla didattica a distanza. Si sofferma successivamente sulla necessità della valorizzazione del pubblico impiego e del rilancio dell’amministrazione pubblica, che non possono prescindere dalla revisione delle tendenze all’esternalizzazione e al ricorso al precariato, così da porre le condizioni necessarie al potenziamento delle strutture pubbliche attraverso forme di lavoro stabile e di qualità.
Per dichiarazione di voto favorevole a nome del proprio Gruppo ha la parola il senatore LAUS (PD), il quale individua nello schema di parere una dimostrazione della possibilità della Commissione di risultare particolarmente incisiva nel contesto del confronto nelle Istituzioni sulle questioni maggiormente significative, particolarmente in ragione della pervasività delle questioni del lavoro in ogni ambito di intervento della politica.
La presidente MATRISCIANO esprime apprezzamento in relazione ai contenuti della proposta di parere riguardanti la questione femminile. Ricorda inoltre che il senatore Maffoni ha anticipato nella seduta di ieri il voto di astensione del Gruppo FdI. Verificata quindi la presenza del prescritto numero di senatori, pone in votazione lo schema di parere, che è approvato.
La Commissione conviene quindi di conferire alla relatrice Fedeli l’incarico di comunicare personalmente il parere approvato alle Commissioni di merito, ai sensi dell’articolo 39, comma 3, del Regolamento.
La seduta termina alle ore 15,45.
PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE SUL DOCUMENTO XXVII, N. 18
L’11a Commissione permanente, esaminata la proposta, premesso che essa si sviluppa secondo tre assi strategici – digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale – e si articola in sei missioni – digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute – che mirano anche a tre grandi obiettivi “orizzontali”: parità di genere; accrescimento delle competenze, della capacità e delle prospettive occupazionali dei giovani; riequilibrio territoriale e coesione sociale, con particolare attenzione al Mezzogiorno;
sottolineato che la competenza della Commissione si radica nella missione 5, inclusione e coesione, finalizzata principalmente alla riduzione dei divari infrastrutturali, occupazionali e di servizi e beni pubblici fra Nord e Sud e tra aree urbane e aree interne del Paese;
considerato che tale missione ha come obiettivi il rafforzamento delle politiche attive del lavoro e della formazione di occupati e disoccupati; l’incremento dell’occupazione giovanile di qualità attraverso il rafforzamento del sistema duale; il sostegno dell’imprenditoria femminile; il potenziamento della quantità e qualità delle infrastrutture sociali, in favore di minori, anziani non autosufficienti e persone con disabilità; la ristrutturazione di abitazioni da destinare a percorsi di vita indipendente di anziani non autosufficienti e persone con disabilità, nonché interventi speciali per la coesione territoriale mirati alla riduzione dell’impatto della crisi e alla creazione delle condizioni per uno sviluppo equo e resiliente in ambiti territoriali specifici;
vista la distribuzione dei fondi della missione, nonché le proposte di riforma e gli investimenti in cui si articolano le linee di intervento previste dal documento nell’ambito della componente relativa alle politiche per il lavoro;
esaminata in particolare la componente “infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore”, composta da un intervento di riforma – che implica una non precisata attuazione della riforma del terzo settore, sia in termini di implementazione che di valutazione di impatto – e tre investimenti ricadenti nelle materie di interesse della Commissione;
considerata, in ordine alla missione 1, “digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura” e con riferimento alle materie di interesse della Commissione, la previsione delle destinazioni di spesa a valere sulle risorse del programma Next Generation EU;
preso atto che, riguardo agli effetti economici e sull’occupazione del complesso dei programmi ed investimenti previsti dalle sei missioni, la proposta di piano, premesso che una valutazione precisa potrà essere effettuata quando tutti i dettagli dei progetti e delle relative riforme saranno pienamente definiti, opera alcune stime, secondo le quali una riforma del lavoro capace di elevare il tasso di partecipazione di tutte le categorie di lavoratori e di determinare un miglioramento qualitativo delle competenze e una riduzione delle frizioni presenti nel mercato del lavoro accrescerebbe il PIL di almeno un punto percentuale e le riforme individuate in materia di pubblica amministrazione, giustizia e fisco potrebbero portare nello spazio di un quinquennio ad un incremento ampiamente superiore a un punto percentuale del medesimo PIL;
considerato che, riguardo all’impatto degli investimenti previsti dalla proposta di Piano, il documento stima che già alla fine del primo triennio (cioè, alla fine del 2023) il PIL nelle regioni del Mezzogiorno aumenterebbe in una misura significativa, “compresa fra quasi 4 punti percentuali e quasi 6 punti percentuali”, mentre l’incremento del tasso di occupazione si collocherebbe “in un intervallo fra i 3 e i 4 punti percentuali”;
considerato il quadro strategico dell’UE in materia di salute e sicurezza sul lavoro 2014-2020 e la strategia europea 2020, che tra le sfide principali per raggiungere un livello elevato di salute e sicurezza sul lavoro indica il rafforzamento delle capacità delle microimprese e delle piccole imprese di mettere in atto misure di prevenzione dei rischi efficaci ed efficienti e alle priorità definite nel dicembre 2019 dalla Commissione europea nell’Annual Sustainable Growth Strategy (AGS) e in linea con gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile;
considerato altresì che gli investimenti tesi a creare occupazione devono essere accompagnati da un rigoroso rispetto da parte delle imprese della disciplina lavoristica e in tema di prevenzione, al fine di non vanificare gli attesi sviluppi in termini di qualità del lavoro e di evitare che la repentinità della crescita vada a scapito della salute e della sicurezza dei lavoratori;
preso atto che il documento segnala che sono in corso valutazioni sull’impatto relativo al contrasto delle disuguaglianze di genere e su quello in favore delle nuove generazioni e dell’occupazione giovanile, sottolineando che gli effetti positivi per le donne e per i giovani conseguiranno sia dal complesso delle misure contemplate sia da alcune misure più specifiche e mirate,
formula in linea generale apprezzamento per lo sforzo compiuto nell’articolazione del Piano, nei confronti della quale esprime preliminare condivisione con le seguenti osservazioni.
La Commissione richiama innanzitutto le considerazioni contenute nel parere da essa espresso il 5 ottobre scorso sull’Atto n. 572 (Proposta di Linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza) a proposito della necessità ineludibile di considerare l’equità di genere come un tema trasversale a tutti gli altri, in un’ottica di empowerment femminile e mainstreaming, quale condizione per consentire all’Italia di compiere un vero e proprio salto culturale, che le permetta altresì di superare l’emergenza e ricominciare a crescere.
A questo scopo, la Commissione individua delle linee di intervento ulteriori e specifiche, di cui auspica l’adozione a completamento e implementazione delle proposte già contenute nel Piano.
In primo luogo, la Commissione ritiene urgente e indispensabile la creazione di un Osservatorio per la valutazione ex ante, il monitoraggio in itinere e la valutazione ex post dell’impatto di genere degli atti legislativi: una struttura ad hoc, incardinata presso la Presidenza del Consiglio e dotata di tutte le necessarie competenze professionali e di adeguata dotazione finanziaria, al fine di garantirle lo svolgimento efficace delle proprie funzioni. La struttura è finalizzata a supportare l’attività di disegno delle politiche, affinché ciascun progetto, anche al di fuori del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, indichi chiaramente l’impatto previsto su determinati indicatori quantitativi e qualitativi relativi alle differenze di genere.
Con specifico riguardo agli obiettivi di flessibilità di cui alle note tecniche analitiche trasmesse dal Ministro dell’economia e delle finanze e riferite alla Missione 5 – Inclusion and cohesion, la Commissione ritiene opportuno che si introduca altresì il concetto di flessibilità dovuta ad esigenze aziendali, a stili di vita dei lavoratori e alla profonda crisi in atto, che non rende sempre possibile stipulare contratti a tempo indeterminato. Ciò con il preciso obiettivo di incrementare il tasso di occupazione e consentire a lavoratrici e lavoratori di conciliare al meglio attività professionale e vita personale e familiare. In particolare, in tema di conciliazione tra attività lavorativa e vita familiare, la Commissione ritiene opportuno valorizzare il lavoro agile e il lavoro a tempo parziale in favore dei lavoratori che abbiano documentate esigenze familiari, garantendo agevolazioni nei confronti dei datori di lavoro che adottino particolari programmi di conciliazione in favore dei propri dipendenti.
E’ altresì importante predisporre incentivi che possano favorire il rientro nel mondo del lavoro delle donne che hanno perso l’occupazione a causa della crisi economica conseguente all’emergenza epidemiologica, o che hanno lasciato il lavoro per accudire i figli o altri soggetti facenti parte del nucleo familiare, o che comunque sono particolarmente esposte al rischio di restare escluse dal mercato del lavoro.
La Commissione ritiene altresì urgente e necessario l’inserimento dei lavori di cura tra le attività cui è riconosciuto valore sociale ed economico e il ripensamento degli strumenti di conciliazione, in chiave non più di politiche di genere, ma di politiche pubbliche di welfare. A questo scopo, giudica fondamentale la stesura di un piano nazionale di asili nido e scuole dell’infanzia, ampliando l’organizzazione del sistema integrato di educazione e istruzione con particolare riferimento alla gestione pubblica, in primo luogo con l’incremento della costituzione di Poli per l’infanzia innovativi, e lo stanziamento di adeguate risorse economiche che ne consentano la piena e capillare diffusione sull’intero territorio. Come è stato infatti calcolato da un recente studio, in Italia la disponibilità di nidi è ancora bassa (25 per cento) e fortemente sperequata sul territorio, tanto che nel Sud solo il 10 per cento dei bambini ha l’opportunità di frequentare il nido. Arrivare in 5 anni al 60 per cento di bambini con possibilità di accesso al nido darebbe luogo alla creazione di 100mila posti di lavoro, dei quali 90 per cento circa femminili, e innescherebbe inoltre un effetto positivo di condivisione e percorsi virtuosi, contribuendo alla diminuzione del fenomeno, tutto a carico delle donne, dell’interruzione forzosa dei rapporti di lavoro. La situazione pandemica in cui viviamo ha visto attribuire alle attività di cura, ai servizi socio-educativi, ai servizi sanitari, all’assistenza sociale, alla scuola e ai servizi per l’infanzia il titolo di attività di servizi “essenziali”; pertanto l’utilizzo delle risorse del Next Generatiom EU sarebbe un’opportunità unica per la progettazione e il potenziamento dei servizi di cura. Ciò produrrebbe impatti positivi, come l’incremento della domanda femminile nel settore socio-educativo e assistenziale, l’aumento della partecipazione delle donne al mercato del lavoro, grazie a una politica di conciliazione i tempi di vita e tempi di lavoro e la riduzione delle disuguaglianze sociali, economiche e territoriali. In tema di asili nido, si potrebbe anche valorizzare l’iniziativa dei datori di lavoro privati, attraverso la previsione a loro favore di incentivi o sgravi fiscali, che possano sostenerli nell’avviamento di iniziative a ciò finalizzate, o comunque di sgravi dai relativi costi.
Inoltre, da ciò discenderebbe l’ulteriore positivo effetto di garantire a tutte le bambine e i bambini il diritto a un’educazione e istruzione di qualità fin dai primi mesi di vita: una leva fondamentale per il superamento delle disuguaglianze di partenza e la costruzione di un futuro basato su competenze e saperi necessari alla crescita di tutto il Paese. Tali investimenti sono necessari al fine di migliorare e riqualificare l’edilizia scolastica, allo scopo di adeguare le strutture alla sostenibilità ambientale e garantire l’adeguamento alle innovazioni didattiche, anche ai fini della programmazione del tempo pieno sul territorio nazionale e in particolare nelle regioni del Sud.
Un ulteriore obiettivo di cui la Commissione sottolinea la centralità riguarda il potenziamento dei servizi per la non autosufficienza attraverso lo stanziamento di risorse aggiuntive rispetto a quelle già previste. In questo senso, sottolinea la necessità, anche tramite l’applicazione ai livelli di competenza statale e regionale delle indicazioni del secondo Programma d’Azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità, di un irrobustimento sull’intero territorio nazionale, in un’ottica di welfare di prossimità, delle infrastrutture dedicate all’assistenza sociale e all’assistenza domiciliare nei confronti delle persone più fragili, degli anziani e delle persone fisicamente o mentalmente non autosufficienti, che comprenda la promozione della riabilitazione e dell’assistenza domiciliari e riduca la dimensione dell’assistenza residenziale a piccoli gruppi di convivenza, anche attraverso progetti di vita indipendente, così da garantire sostegni adeguati per la cittadinanza, la qualità della vita e la partecipazione.
La Commissione ritiene inoltre che vada attribuita particolare rilevanza all’inclusione lavorativa e che vada dunque garantito maggiore sostegno alle aziende che prevedano di attuare politiche di inclusività nei confronti dei soggetti più fragili. In tale ottica, sostiene l’opportunità di una tutela legislativa dei diritti dei caregiver, garantita da uno stanziamento finanziario adeguato e certo, prevedendo anche incentivi destinati ai datori di lavoro privati, finalizzati a migliorare le condizioni di lavoro dei soggetti che esercitano le funzioni di cura; ciò allo scopo di riconoscere un adeguato sostegno al caregiver non solo durante l’espletamento delle sue funzioni di assistenza, ma anche favorendone il reinserimento lavorativo attraverso incentivi alle aziende che attivino tali percorsi.
Anche in merito all’importante sfida della transizione digitale, la Commissione evidenzia l’importanza di prestare la massima attenzione affinché non si creino nuovi divari e nuovi ostacoli di accessibilità e fruibilità proprio per le persone con disabilità.
In diretta connessione con l’esigenza di irrobustire le infrastrutture dedicate all’assistenza sociale e ai lavori di cura, la Commissione rileva inoltre l’esigenza di un ampliamento della rete dei Centri antiviolenza e delle case rifugio, allo scopo di raggiungere lo standard definito dalla Convenzione di Istanbul.
Ritiene altresì necessario programmare congiuntamente l’utilizzo delle risorse per “Infrastrutture sociali nei Comuni e coinvolgimento del terzo settore” (M5C2) e quelle per “Potenziamento assistenza sanitaria e rete territoriale (M6C1), al fine di dar vita a un piano nazionale per lo sviluppo dell’assistenza domiciliare agli anziani non autosufficienti, definito in base ad alcuni criteri nazionali e rispettoso dell’autonomia degli enti locali nella loro traduzione in pratica.
A tal fine il progetto dovrebbe essere guidato dal modello di intervento proprio della non autosufficienza, quello del care multidimensionale, costruendo progetti personalizzati che partano da uno sguardo globale sulla condizione dell’anziano, sui suoi molteplici fattori di fragilità, sul suo contesto di vita e di relazioni e che organizzino le risposte di conseguenza e prevedendo l’utilizzo congiunto da parte di Asl e comuni delle risorse destinate alla domiciliarità. In concreto, ciò significa offrire non solo gli interventi di natura medico-infermieristica, ma anche quelli di aiuto nelle attività fondamentali della vita quotidiana.
In diretta connessione con tali ultimi obiettivi, la Commissione ritiene che gli interventi di rigenerazione urbana indicati nella missione 5 – inclusione e coesione, obbiettivo 5.2 infrastrutture sociali famiglie comunità e terzo settore – debbano tenere in considerazione la distinzione tra cohousing intergenerazionale, cohousing sociale e silver cohousing. Quest’ultimo è un approccio innovativo e sistemico alle nuove forme di socialità tra anziani autosufficienti, attraverso la realizzazione di comunità residenziali nelle quali i singoli soggetti collaborano, coabitano, condividono e cooperano per il vivere comune e lo fanno ottimizzando l’uso del patrimonio immobiliare esistente (case di proprietà che possono ospitare da un minimo di 3 ad un massimo di 8 anziani). Si tratterebbe di redigere un vero e proprio “Piano Marshall” che parta dalla realtà, cioè dal patrimonio immobiliare esistente, utilizzandolo al meglio e di conseguenza liberando risorse per investimenti e riammodernamenti, anche attraverso l’uso di strumenti quali SuperBonus 110 per cento, in linea con gli obiettivi climatici dell’ Unione Europea per il 2030 e della neutralità climatica dell’UE entro il 2050.
La Commissione ritiene inoltre fondamentale garantire robusti investimenti nella formazione, nella riqualificazione e nel miglioramento delle competenze, sia nel settore pubblico che in quello privato, mediante azioni di upskilling e di reskilling, concentrandosi sulle competenze digitali e sulla formazione scolastica e professionale per tutte le età, dando una particolare attenzione alla formazione duale e incrementando gli ITS, in modo da conseguire maggiore interconnessione tra il settore formativo della scuola e le esigenze aziendali del territorio.
A tale scopo, la Commissione ritiene altresì indispensabile l’incremento degli stanziamenti mirati alla formazione e all’educazione permanente degli adulti. Tale sostegno alle competenze deve essere compiuto anche in ottica di rafforzare l’imprenditoria femminile e di incentivare la scelta di percorsi universitari scientifici, tecnologici, ingegneristici e matematici, strade che sono ancora considerate di appannaggio tendenzialmente maschile. Gli investimenti dovranno essere orientati anche a percorsi di potenziamento delle competenze per accompagnare non solo le transizioni occupazionali, ma anche quelle generazionali, considerando strutturali percorsi di staffetta generazionale accompagnati da progetti di formal mentoring.
A tale proposito, giudica opportuno prevedere fondi specifici espressamente dedicati alla formazione di coloro che risiedono in aree di crisi complessa e aree terremotate, in cui la disoccupazione ha un’incidenza maggiore, ovvero sono presenti vertenze industriali o che stanno vivendo situazioni di considerevole recessione economica. Personale altamente qualificato e formato con competenze aggiornate permetterebbe una ripresa più rapida e fiorente di queste aree, che stanno subendo più di altre la crisi economica dovuta all’emergenza COVID-19. Particolare attenzione andrà inoltre posta specificamente alla formazione delle donne, soprattutto nel Mezzogiorno, dove il tasso di disoccupazione è maggiore.
Un altro tema che la Commissione pone è quello dei lavoratori stagionali, particolarmente colpiti dall’emergenza epidemiologica e dalle restrizioni alle attività economiche, i quali sono peraltro soggetti a condizioni di lavoro irregolare e per i quali occorre introdurre forme contrattuali flessibili, che possano coniugare occupazione e tutela dei diritti, anche previdenziali.
La Commissione sottolinea altresì la necessità di individuare azioni di accompagnamento alla ripresa che favoriscano lo sviluppo del tessuto imprenditoriale con la garanzia di un rigoroso rispetto della disciplina lavoristica e in tema di prevenzione, al fine di non vanificare in tutto o in parte gli investimenti effettuati a tale scopo, a detrimento della qualità del lavoro e della salute e sicurezza dei lavoratori. A tale scopo, sottolinea la necessità di rafforzare il ruolo dell’Ispettorato nazionale del lavoro e di dotarlo di risorse strumentali adeguate.
Tra le azioni da perseguire si inserisce la sfida di accelerare la digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche e delle imprese, per incrementarne produttività ed efficienza, per una gestione più efficace degli strumenti di prevenzione dei rischi nei luoghi di lavoro e per la diffusione di modelli innovativi. L’obiettivo è migliorare stabilmente le condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e ridurre l’esposizione ai rischi professionali, migliorando al contempo l’organizzazione aziendale e le competenze digitali del sistema produttivo italiano; accrescere i livelli di salute e sicurezza attraverso il supporto alle imprese dell’intero territorio nazionale per l’implementazione di modelli di organizzazione e gestione e di tecnologie innovative; rafforzare le capacità dei datori di lavoro e delle imprese di adottare misure adeguate per la prevenzione e la riduzione dei rischi per la salute e la sicurezza negli ambienti di lavoro, in attuazione dei principi e standard europei e internazionali; potenziare un sistema istituzionale in grado di sostenere i datori di lavoro e le imprese nell’elaborazione e applicazione di modelli organizzativi e gestionali finalizzati alla prevenzione egli infortuni sul lavoro, che tengano anche conto delle diverse dimensioni e specificità dei contesti lavorativi. Parimenti, è da prendere in considerazione un ricorso più ampio a forme di partenariato pubblico-privato.
Con riferimento specifico al settore pubblico, la Commissione prende atto con soddisfazione dei contenuti del Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale, recentemente sottoscritto tra i sindacati dei lavoratori CGIL, CISL e UIL e il Governo. Sottolinea tuttavia a tale proposito l’esigenza che il processo di costruzione del nuovo modello di lavoro pubblico risulti efficacemente preceduto e accompagnato da robuste azioni di individuazione dei nuovi fabbisogni, di selezione mirata dei nuovi ingressi e di valorizzazione e crescita delle competenze esistenti attraverso percorsi disegnati e guidati di formazione e riqualificazione che coinvolgano non solo l’amministrazione centrale, ma anche gli enti locali a tutti i livelli, valorizzando ed efficientando anche forme di lavoro a distanza e in modalità smart, nonché introducendo nel settore pubblico percorsi di formazione e di crescita del dipendente, che consentano di farne emergere il merito e la competenza. Un nuovo modello che revisioni i percorsi di reclutamento delle persone con disabilità, considerando dei piani specifici per le persone con disabilità intellettiva, anche valorizzandone gli stage effettuati all’interno della PA.
La Commissione ritiene altresì vada incentivato il ricorso al lavoro agile, che ha consentito a moltissime imprese e a moltissimi lavoratori di continuare ad esercitare la propria attività nel periodo della pandemia, affinché diventi sempre più una modalità ordinaria di esecuzione della prestazione lavorativa, tenendo però in considerazione che in alcune attività che erogano servizi essenziali il lavoro in presenza consente una erogazione più efficiente dei medesimi servizi.
In diretta connessione con tali ultimi obiettivi, la Commissione sottolinea l’importanza che vengano tracciati e garantiti percorsi di invecchiamento attivo, che consentano la valorizzazione delle esperienze professionali e lavorative anche successivamente all’uscita dal mondo del lavoro, prevenendo il dropout generazionale e garantendo un prezioso trasferimento delle competenze nei confronti dei più giovani.
In via generale, la Commissione richiama conclusivamente l’opportunità di addivenire a una semplificazione normativa attraverso un testo unico sul lavoro, al fine di evitare il contenzioso dovuto alla complessità delle norme. Tale obiettivo di semplificazione può peraltro essere conseguito già attraverso la contrattazione di prossimità, che tenga conto delle diversità e delle specificità aziendali e dei lavoratori.
Infine, la Commissione segnala la necessità di garantire un’effettiva conoscenza dei contenuti del Next Generation EU attraverso una campagna di informazione e comunicazione massiccia e capillare, che coinvolga, accanto alle istituzioni centrali, anche gli enti locali e tutti i soggetti comunque coinvolti nei processi attuativi.
Riunione n. 1
MERCOLEDÌ 17 MARZO 2021
Presidenza del Presidente della 2ª Commissione
OSTELLARI
Orario: dalle ore 14,40 alle ore 14,45
PROGRAMMAZIONE DEI LAVORI
229ª Seduta
Presidenza della Presidente
MATRISCIANO
La seduta inizia alle ore 12,35.
IN SEDE CONSULTIVA
(Doc. XXVII, n. 18) Proposta di “Piano nazionale di ripresa e resilienza”
(Parere alle Commissioni 5a e 14a riunite. Seguito dell’esame e rinvio)
Prosegue l’esame, sospeso nella seduta del 23 febbraio.
La relatrice FEDELI (PD) presenta uno schema di parere favorevole con osservazioni (pubblicato in allegato), redatto tenendo conto dei suggerimenti pervenuti dai diversi Gruppi, che ringrazia per l’atteggiamento collaborativo dimostrato.
Il senatore SERAFINI (FIBP-UDC) chiede ragguagli in ordine alla possibilità di un’integrazione relativa ai contenuti dell’ultima riunione dei ministri del lavoro dell’Unione europea.
La relatrice FEDELI (PD) specifica che in tale sede non è stata discussa la questione del Piano di ripresa e resilienza, quanto la materia del salario minimo.
Il senatore MAFFONI (FdI) nel riconoscere che la relatrice ha inteso accogliere alcune sue indicazioni e richieste di integrazione, anticipa il voto di astensione del proprio Gruppo.
La senatrice GUIDOLIN (M5S) suggerisce un’ulteriore riflessione in merito alla possibilità di una diversa articolazione dello schema di parere nella parte concernente il tema del cohousing.
Il senatore DE VECCHIS (L-SP-PSd’Az) conviene circa la possibilità di un ulteriore margine di riflessione sulla proposta della relatrice. Sottolinea peraltro l’apertura dimostrata riguardo agli apporti delle diverse forze politiche e segnala la finalità dell’impegno del Governo rispetto alla massima inclusione delle rappresentanze delle parti sociali.
La relatrice FEDELI (PD) ringrazia gli intervenuti e fa presente che la formulazione dello schema di parere risponde all’esigenza di consentire la più ampia condivisione politica.
Il seguito dell’esame è quindi rinviato.
1662) Delega al Governo per l’efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie
(Parere alla 2a Commissione. Seguito e conclusione dell’esame. Parere favorevole )
Prosegue l’esame, sospeso nella seduta del 10 marzo.
La PRESIDENTE rammenta la proposta di parere favorevole già formulata dal relatore.
Il senatore MAFFONI (FdI) osserva che il disegno di legge in esame non appare risolutivo rispetto alle reali esigenze della giustizia civile, particolarmente in ragione dell’insufficienza delle risorse messe a disposizione della struttura giudiziaria. Preannuncia pertanto il voto contrario del proprio Gruppo sulla proposta di parere.
Verificata la presenza del prescritto numero legale, la proposta di parere è infine posta in votazione, risultando approvata a maggioranza.
ESAME DI PROGETTI DI ATTI LEGISLATIVI DELL’UNIONE EUROPEA
Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a salari minimi adeguati nell’Unione europea (n. COM(2020) 682 definitivo)
(Seguito e conclusione dell’esame, ai sensi dell’articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, del progetto di atto legislativo dell’Unione europea. Approvazione della risoluzione: Doc. XVIII, n. 22)
Prosegue l’esame, sospeso nella seduta del 10 marzo.
La presidente relatrice MATRISCIANO (M5S), in riferimento allo schema di risoluzione sulla proposta di direttiva in esame presentato nella seduta del 10 marzo (e pubblicato in allegato al resoconto di tale seduta), specifica di avere accolto i principali spunti posti in luce dal dibattito precedentemente svolto.
Il senatore DE VECCHIS (L-SP-PSd’Az) sostiene l’opportunità di accordare la priorità alla contrattazione collettiva nazionale riguardo alla finalità di rafforzare le tutele per i lavoratori. Preannuncia quindi l’astensione del proprio Gruppo in sede di votazione dello schema di risoluzione.
La senatrice TOFFANIN (FIBP-UDC) ritiene che nella fase attuale, caratterizzata dal rischio di perdita di numerosi posti di lavoro e da un alto tasso di precarietà, le garanzie a favore del lavoro debbano essere assicurate dalla contrattazione collettiva, mentre l’introduzione del salario minimo comporterebbe il rischio di una crescita del sommerso e di una diminuzione delle ore lavorative.
La presidente relatrice MATRISCIANO (M5S) specifica di avere accolto le posizioni del Gruppo Forza Italia relativamente al sostegno dell’Unione europea alle imprese.
Il senatore LAUS (PD) coglie nel testo dello schema di risoluzione lo sforzo di tenere conto delle diverse posizioni politiche e fa presente l’intenzione del proprio Gruppo di votare a favore della proposta. Prosegue rilevando l’opportunità di porre al più presto al centro del confronto la questione della giusta retribuzione, la quale costituisce un fattore essenziale per garantire la concorrenza leale tra le imprese e tra i diversi sistemi economici nazionali.
Il senatore MAFFONI (FdI), premesso che la proposta di direttiva in esame garantisce la possibilità di soluzioni differenziate nell’Unione europea rispetto alla questione della retribuzione minima, avrebbe tuttavia ritenuto preferibile uno strumento come la raccomandazione al fine di disporre di un maggiore grado di flessibilità, restando necessario garantire l’equilibrio competitivo tra i diversi sistemi nazionali. Preannuncia quindi l’astensione del proprio Gruppo.
Intervenendo per dichiarazione di voto favorevole, il senatore LAFORGIA (Misto-LeU) coglie come elemento positivo il favore delle diverse forze politiche riguardo l’importanza della contrattazione collettiva, notando che ciò costituisce un interessante fattore di novità rispetto al recente passato. Si esprime quindi favorevolmente rispetto alla proposta di direttiva, che, anziché porre vincoli agli Stati, consente di valorizzare il tradizionale modello di relazioni industriali incentrato sulla contrattazione collettiva, che andrebbe potenziata attraverso un intervento legislativo in materia di rappresentatività sindacale, necessario a contrastare il fenomeno dei “contratti pirata”. Auspica inoltre una riflessione riguardo le condizioni necessarie al recupero di competitività, da conseguire non ricorrendo alla compressione del costo del lavoro, bensì alla specializzazione e alla qualità del lavoro e alla produttività, particolarmente in reazione agli effetti dell’epidemia da Covid-19.
Previa verifica del numero legale per deliberare, lo schema di risoluzione è infine posto ai voti.
La Commissione approva a maggioranza.
La seduta termina alle ore 13,05.
SCHEMA DI PARERE PROPOSTO DALLA RELATRICE SUL DOC. XXVII, N. 18
L’11a Commissione permanente, esaminata la proposta, premesso che essa si sviluppa secondo tre assi strategici – digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale – e si articola in sei missioni – digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute – che mirano anche a tre grandi obiettivi “orizzontali”: parità di genere; accrescimento delle competenze, della capacità e delle prospettive occupazionali dei giovani; riequilibrio territoriale e coesione sociale, con particolare attenzione al Mezzogiorno;
sottolineato che la competenza della Commissione si radica nella missione 5, inclusione e coesione, finalizzata principalmente alla riduzione dei divari infrastrutturali, occupazionali e di servizi e beni pubblici fra Nord e Sud e tra aree urbane e aree interne del Paese;
considerato che tale missione ha come obiettivi il rafforzamento delle politiche attive del lavoro e della formazione di occupati e disoccupati; l’incremento dell’occupazione giovanile di qualità attraverso il rafforzamento del sistema duale; il sostegno dell’imprenditoria femminile; il potenziamento della quantità e qualità delle infrastrutture sociali, in favore di minori, anziani non autosufficienti e persone con disabilità; la ristrutturazione di abitazioni da destinare a percorsi di vita indipendente di anziani non autosufficienti e persone con disabilità, nonché interventi speciali per la coesione territoriale mirati alla riduzione dell’impatto della crisi e alla creazione delle condizioni per uno sviluppo equo e resiliente in ambiti territoriali specifici;
vista la distribuzione dei fondi della missione, nonché le proposte di riforma e gli investimenti in cui si articolano le linee di intervento previste dal documento nell’ambito della componente relativa alle politiche per il lavoro;
esaminata in particolare la componente “infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore”, composta da un intervento di riforma – che implica una non precisata attuazione della riforma del terzo settore, sia in termini di implementazione che di valutazione di impatto – e tre investimenti ricadenti nelle materie di interesse della Commissione;
considerata, in ordine alla missione 1, “digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura” e con riferimento alle materie di interesse della Commissione, la previsione delle destinazioni di spesa a valere sulle risorse del programma Next Generation EU;
preso atto che, riguardo agli effetti economici e sull’occupazione del complesso dei programmi ed investimenti previsti dalle sei missioni, la proposta di piano, premesso che una valutazione precisa potrà essere effettuata quando tutti i dettagli dei progetti e delle relative riforme saranno pienamente definiti, opera alcune stime, secondo le quali una riforma del lavoro capace di elevare il tasso di partecipazione di tutte le categorie di lavoratori e di determinare un miglioramento qualitativo delle competenze e una riduzione delle frizioni presenti nel mercato del lavoro accrescerebbe il PIL di almeno un punto percentuale e le riforme individuate in materia di pubblica amministrazione, giustizia e fisco potrebbero portare nello spazio di un quinquennio ad un incremento ampiamente superiore a un punto percentuale del medesimo PIL;
considerato che, riguardo all’impatto degli investimenti previsti dalla proposta di Piano, il documento stima che già alla fine del primo triennio (cioè, alla fine del 2023) il PIL nelle regioni del Mezzogiorno aumenterebbe in una misura significativa, “compresa fra quasi 4 punti percentuali e quasi 6 punti percentuali”, mentre l’incremento del tasso di occupazione si collocherebbe “in un intervallo fra i 3 e i 4 punti percentuali”;
considerato il quadro strategico dell’UE in materia di salute e sicurezza sul lavoro 2014-2020 e la strategia europea 2020, che tra le sfide principali per raggiungere un livello elevato di salute e sicurezza sul lavoro indica il rafforzamento delle capacità delle microimprese e delle piccole imprese di mettere in atto misure di prevenzione dei rischi efficaci ed efficienti e alle priorità definite nel dicembre 2019 dalla Commissione europea nell’Annual Sustainable Growth Strategy (AGS) e in linea con gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile;
considerato altresì che gli investimenti tesi a creare occupazione devono essere accompagnati da un rigoroso rispetto da parte delle imprese della disciplina lavoristica e in tema di prevenzione, al fine di non vanificare gli attesi sviluppi in termini di qualità del lavoro e di evitare che la repentinità della crescita vada a scapito della salute e della sicurezza dei lavoratori;
preso atto che il documento segnala che sono in corso valutazioni sull’impatto relativo al contrasto delle disuguaglianze di genere e su quello in favore delle nuove generazioni e dell’occupazione giovanile, sottolineando che gli effetti positivi per le donne e per i giovani conseguiranno sia dal complesso delle misure contemplate sia da alcune misure più specifiche e mirate,
formula in linea generale apprezzamento per lo sforzo compiuto nell’articolazione del Piano, nei confronti della quale esprime preliminare condivisione.
La Commissione richiama tuttavia le considerazioni contenute nel parere da essa espresso il 5 ottobre scorso sull’Atto n.572 (Proposta di Linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza) a proposito della necessità ineludibile di considerare l’equità di genere come un tema trasversale a tutti gli altri, in un’ottica di empowerment femminile e mainstreaming, quale condizione per consentire all’Italia di compiere un vero e proprio salto culturale, che le permetta altresì di superare l’emergenza e ricominciare a crescere.
A questo scopo, la Commissione individua delle linee di intervento ulteriori e specifiche, di cui auspica l’adozione a completamento e implementazione delle proposte già contenute nel Piano.
In primo luogo, la Commissione ritiene urgente e indispensabile la creazione di un Osservatorio per la valutazione ex ante, il monitoraggio in itinere e la valutazione ex post dell’impatto di genere degli atti legislativi: una struttura ad hoc, incardinata presso la Presidenza del Consiglio e dotata di tutte le necessarie competenze professionali e di adeguata dotazione finanziaria, al fine di garantirle lo svolgimento efficace delle proprie funzioni. La struttura è finalizzata a supportare l’attività di disegno delle politiche, affinché ciascun progetto, anche al di fuori del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, indichi chiaramente l’impatto previsto su determinati indicatori quantitativi e qualitativi relativi alle differenze di genere.
Con specifico riguardo agli obiettivi di flessibilità di cui alle note tecniche analitiche trasmesse dal Ministro dell’economia e delle finanze e riferite alla Missione 5 – Inclusion and cohesion, la Commissione ritiene opportuno che si introduca altresì il concetto di flessibilità dovuta ad esigenze aziendali, a stili di vita dei lavoratori e alla profonda crisi in atto, che non rende sempre possibile stipulare contratti a tempo indeterminato.
La Commissione ritiene altresì urgente e necessario l’inserimento dei lavori di cura tra le attività cui è riconosciuto valore sociale ed economico e il ripensamento degli strumenti di conciliazione, in chiave non più di politiche di genere, ma di politiche pubbliche di welfare. A questo scopo, giudica fondamentale la stesura di un piano nazionale di asili nido e scuole dell’infanzia e lo stanziamento di adeguate risorse economiche che ne consentano la piena e capillare diffusione sull’intero territorio. Come è stato infatti calcolato da un recente studio, in Italia la disponibilità di nidi è ancora bassa (25 per cento) e fortemente sperequata sul territorio, tanto che nel Sud solo il 10 per cento dei bambini ha l’opportunità di frequentare il nido. Arrivare in 5 anni al 60 per cento di bambini con possibilità di accesso al nido darebbe luogo alla creazione di 100mila posti di lavoro, dei quali 90 per cento circa femminili, e innescherebbe inoltre un effetto positivo di condivisione e percorsi virtuosi, contribuendo alla diminuzione del fenomeno, tutto a carico delle donne, dell’interruzione forzosa dei rapporti di lavoro. La situazione pandemica in cui viviamo ha visto attribuire alle attività di cura, ai servizi socio-educativi, ai servizi sanitari, all’assistenza sociale, alla scuola e ai servizi per l’infanzia il titolo di attività di servizi “essenziali”; pertanto l’utilizzo delle risorse del Next Generatiom EU sarebbe un’opportunità unica per la progettazione e il potenziamento dei servizi di cura. Ciò produrrebbe impatti positivi, come l’incremento della domanda femminile nel settore socio-educativo e assistenziale, l’aumento della partecipazione delle donne al mercato del lavoro, grazie a una politica di conciliazione i tempi di vita e tempi di lavoro e la riduzione delle disuguaglianze sociali, economiche e territoriali.
Inoltre, da ciò discenderebbe l’ulteriore positivo effetto di garantire a tutte le bambine e i bambini il diritto a un’educazione e istruzione di qualità fin dai primi mesi di vita: una leva fondamentale per il superamento delle disuguaglianze di partenza e la costruzione di un futuro basato su competenze e saperi necessari alla crescita di tutto il Paese. Tali investimenti sono necessari al fine di migliorare e riqualificare l’edilizia scolastica, allo scopo di adeguare le strutture alla sostenibilità ambientale e garantire l’adeguamento alle innovazioni didattiche, anche ai fini della programmazione del tempo pieno sul territorio nazionale e in particolare nelle regioni del Sud.
Un ulteriore obiettivo di cui la Commissione sottolinea la centralità riguarda il potenziamento dei servizi per la non autosufficienza attraverso lo stanziamento di risorse aggiuntive rispetto a quelle già previste. In questo senso, sottolinea la necessità, anche tramite l’applicazione ai livelli di competenza statale e regionale delle indicazioni del secondo Programma d’Azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità, di un irrobustimento sull’intero territorio nazionale, in un’ottica di welfare di prossimità, delle infrastrutture dedicate all’assistenza sociale e all’assistenza domiciliare nei confronti delle persone più fragili, degli anziani e delle persone fisicamente o mentalmente non autosufficienti, che comprenda la promozione della riabilitazione e dell’assistenza domiciliari e riduca la dimensione dell’assistenza residenziale a piccoli gruppi di convivenza, anche attraverso progetti di vita indipendente, così da garantire sostegni adeguati per la cittadinanza, la qualità della vita e la partecipazione.
La Commissione ritiene inoltre che vada attribuita particolare rilevanza all’inclusione lavorativa e che vada dunque garantito maggiore sostegno alle aziende che prevedano di attuare politiche di inclusività nei confronti dei soggetti più fragili. In tale ottica, sostiene l’opportunità di una tutela legislativa dei diritti dei caregiver, garantita da uno stanziamento finanziario adeguato e certo, prevedendo anche incentivi destinati ai datori di lavoro privati, finalizzati a migliorare le condizioni di lavoro dei soggetti che esercitano le funzioni di cura; ciò allo scopo di riconoscere un adeguato sostegno al caregiver non solo durante l’espletamento delle sue funzioni di assistenza, ma anche favorendone il reinserimento lavorativo attraverso incentivi alle aziende che attivino tali percorsi.
Anche in merito all’importante sfida della transizione digitale, la Commissione evidenzia l’importanza di prestare la massima attenzione affinché non si creino nuovi divari e nuovi ostacoli di accessibilità e fruibilità proprio per le persone con disabilità.
In diretta connessione con l’esigenza di irrobustire le infrastrutture dedicate all’assistenza sociale e ai lavori di cura, la Commissione rileva inoltre l’esigenza di un ampliamento della rete dei Centri antiviolenza e delle case rifugio, allo scopo di raggiungere lo standard definito dalla Convenzione di Istanbul.
Ritiene altresì necessario programmare congiuntamente l’utilizzo delle risorse per “Infrastrutture sociali nei Comuni e coinvolgimento del terzo settore” (M5C2) e quelle per “Potenziamento assistenza sanitaria e rete territoriale (M6C1), al fine di dar vita a un piano nazionale per lo sviluppo dell’assistenza domiciliare agli anziani non autosufficienti, definito in base ad alcuni criteri nazionali e rispettoso dell’autonomia degli enti locali nella loro traduzione in pratica.
A tal fine il progetto dovrebbe essere guidato dal modello di intervento proprio della non autosufficienza, quello del care multidimensionale, costruendo progetti personalizzati che partano da uno sguardo globale sulla condizione dell’anziano, sui suoi molteplici fattori di fragilità, sul suo contesto di vita e di relazioni e che organizzino le risposte di conseguenza e prevedendo l’utilizzo congiunto da parte di Asl e comuni delle risorse destinate alla domiciliarità. In concreto, ciò significa offrire non solo gli interventi di natura medico-infermieristica, ma anche quelli di aiuto nelle attività fondamentali della vita quotidiana.
In diretta connessione con tali ultimi obiettivi, la Commissione reputa che gli interventi di rigenerazione urbana indicati nella missione 5 – Inclusione e coesione, obiettivo 5.2, infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore – debbano tenere in considerazione la distinzione tra cohousing intergenerazionale e cohousing sociale e silver cohousing.
La Commissione ritiene inoltre fondamentalegarantire robusti investimenti nella riqualificazione e nel miglioramento delle competenze, mediante azioni di upskilling e di reskilling,concentrandosi sulle competenze digitali e sulla formazione scolastica e professionale per tutte le età, dando una particolare attenzione alla formazione duale e incrementando gli ITS, in modo da conseguire maggiore interconnessione tra il settore formativo della scuola e le esigenze aziendali del territorio. A tale scopo, la Commissione ritiene altresì indispensabile l’incremento degli stanziamenti mirati alla formazione e all’educazione permanente degli adulti. Tale sostegno alle competenze deve essere compiuto anche in ottica di rafforzare l’imprenditoria femminile e di incentivare la scelta di percorsi universitari scientifici, tecnologici, ingegneristici e matematici, strade che sono ancora considerate di appannaggio tendenzialmente maschile. Gli investimenti dovranno essere orientati anche a percorsi di potenziamento delle competenze per accompagnare non solo le transizioni occupazionali, ma anche quelle generazionali, considerando strutturali percorsi di staffetta generazionale accompagnati da progetti di formal mentoring.
A tale proposito, giudica opportuno prevedere fondi specifici espressamente dedicati alla formazione di coloro che risiedono in aree di crisi complessa e aree terremotate, in cui la disoccupazione ha un’incidenza maggiore, ovvero sono presenti vertenze industriali o che stanno vivendo situazioni di considerevole recessione economica. Personale altamente qualificato e formato con competenze aggiornate permetterebbe una ripresa più rapida e fiorente di queste aree, che stanno subendo più di altre la crisi economica dovuta all’emergenza COVID-19. Particolare attenzione andrà inoltre posta specificamente alla formazione delle donne, soprattutto nel Mezzogiorno, dove il tasso di disoccupazione è maggiore.
La Commissione sottolinea altresì la necessità di individuare azioni di accompagnamento alla ripresa che favoriscano lo sviluppo del tessuto imprenditoriale con la garanzia di un rigoroso rispetto della disciplina lavoristica e in tema di prevenzione, al fine di non vanificare in tutto o in parte gli investimenti effettuati a tale scopo, a detrimento della qualità del lavoro e della salute e sicurezza dei lavoratori. A tale scopo, sottolinea la necessità di rafforzare il ruolo dell’Ispettorato nazionale del lavoro e di dotarlo di risorse strumentali adeguate.
Tra le azioni da perseguire si inserisce la sfida di accelerare la digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche e delle imprese per una gestione più efficace degli strumenti di prevenzione dei rischi nei luoghi di lavoro e per la diffusione di modelli innovativi. L’obiettivo è migliorare stabilmente le condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e ridurre l’esposizione ai rischi professionali, migliorando al contempo l’organizzazione aziendale e le competenze digitali del sistema produttivo italiano; accrescere i livelli di salute e sicurezza attraverso il supporto alle imprese dell’intero territorio nazionale per l’implementazione di modelli di organizzazione e gestione e di tecnologi innovative; rafforzare le capacità dei datori di lavoro e delle imprese di adottare misure adeguate per la prevenzione e la riduzione dei rischi per la salute e la sicurezza negli ambienti di lavoro, in attuazione dei principi e standard europei e internazionali; potenziare un sistema istituzionale in grado di sostenere i datori di lavoro e le imprese nell’elaborazione e applicazione di modelli organizzativi e gestionali finalizzati alla prevenzione egli infortuni sul lavoro, che tengano anche conto delle diverse dimensioni e specificità dei contesti lavorativi.
Con riferimento specifico al settore pubblico, la Commissione prende atto con soddisfazione dei contenuti del Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale, recentemente sottoscritto tra i sindacati dei lavoratori CGIL, CISL e UIL e il Governo. Sottolinea tuttavia a tale proposito l’esigenza che il processo di costruzione del nuovo modello di lavoro pubblico risulti efficacemente preceduto e accompagnato da robuste azioni di individuazione dei nuovi fabbisogni, di selezione mirata dei nuovi ingressi e di valorizzazione e crescita delle competenze esistenti attraverso percorsi disegnati e guidati di formazione e riqualificazione che coinvolgano non solo l’amministrazione centrale, ma anche gli enti locali a tutti i livelli, valorizzando ed efficientando anche forme di lavoro a distanza e in modalità smart, nonchéintroducendo nel settore pubblico percorsi di formazione e di crescita del dipendente, che consentano di farne emergere il merito e la competenza. Un nuovo modello che revisioni i percorsi di reclutamento delle persone con disabilità, considerando dei piani specifici per le persone con disabilità intellettiva, anche valorizzandone gli stage effettuati all’interno della PA.
In diretta connessione con tali ultimi obiettivi, la Commissione sottolinea l’importanza che vengano tracciati e garantiti percorsi di invecchiamento attivo, che consentano la valorizzazione delle esperienze professionali e lavorative anche successivamente all’uscita dal mondo del lavoro, prevenendo il dropout generazionale e garantendo un prezioso trasferimento delle competenze nei confronti dei più giovani.
In via generale, la Commissione richiama conclusivamente l’opportunità di addivenire a una semplificazione normativa attraverso un testo unico sul lavoro, al fine di evitare il contenzioso dovuto alla complessità delle norme. Tale obiettivo di semplificazione può peraltro essere conseguito già attraverso la contrattazione di prossimità, che tenga conto delle diversità e delle specificità aziendali e dei lavoratori.
Infine, la Commissione segnala la necessità di garantire un’effettiva conoscenza dei contenuti del Next Generation EU attraverso una campagna di informazione e comunicazione massiccia e capillare, che coinvolga, accanto alle istituzioni centrali, anche gli enti locali e tutti i soggetti comunque coinvolti nei processi attuativi.