Non ditelo a Claudio Durigon, né tanto meno a Matteo Salvini, ma “di conseguenza, si verifica un fatto non del tutto intuitivo e cioè che Quota 100 ha determinato l’innalzamento dell’età media dei pensionati di anzianità. Ciò induce a raccomandare cautela nell’analisi dei dati sull’età al pensionamento. Nel 2020, comunque, il fenomeno tende ad attenuarsi sia per il minor numero di accessi registrato e sia per un maggior addensamento dei lavoratori nella fascia di età più bassa”. Chi scrive così non è un irriducibile difensore della riforma Fornero nel tentativo di impedire o ritardare il “superamento” della riforma stessa. Il brano è stralciato dal Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica 2021 (RCFP) della Corte dei Conti. Quelle finesse – è il caso di notare – usa la magistratura contabile (“fatto non del tutto intuitivo”) per sbugiardare i lestofanti “quotacentisti”! Ma come si determina questa eterogenesi dei fini? Quale è il diavolo che ci ha infilato la coda? La Corte dei Conti non lancia il sasso e nasconde la mano: spiega ciò che afferma e lo correda di dati di fonti ufficiali. Per le pensioni anticipate – precisa il RCFP 2021 – l’età media alla decorrenza registrata nel 2020 è di 62 anni. Il dato è inferiore a quello registrato nel 2019 (62,3 anni), ma rimane influenzato dai pensionamenti in deroga con Quota 100 e, in misura minore, dalla finestra trimestrale per l’accesso a pensione anticipata introdotta sempre con il d.l. n. 4/2010. Il valore risulta infatti più elevato rispetto a quello presentato per le pensioni di anzianità liquidate nel triennio 2016-2018, in assenza di Quota 100: rispettivamente, si registrava nel complesso un’età media di 60,6 – 61,0 e 61,0 anni. Questo significa che le persone che riescono a raggiungere i requisiti ordinari di legge per accedere alla pensione anticipata (a prescindere dall’età anagrafica), sono “giovani”, hanno 60-61 anni.
QUOTA 100
COMPOSIZIONE % PER ETÀ E GENERE DELLA DOMANDE ACCOLTE:
CONFRONTO GENNAIO 2020 E GENNAIO
2021 ETA’ | Situazione al 31 gennaio 2021 | |||||||||||||||||
Settore privato | Settore pubblico | TOTALE | ||||||||||||||||
Donne | Uomini | Totale | Donne | Uomini | Totale | Donne | Uomini | Totale | ||||||||||
62 anni | 50,2 | 49,3 | 49,5 | 47,8 | 42,6 | 45,3 | 48,9 | 48,0 | 48,2 | |||||||||
63 anni | 19,8 | 20,0 | 19,9 | 21,2 | 22,4 | 21,8 | 20,6 | 20,5 | 20,5 | |||||||||
64 anni | 15,2 | 15,3 | 15,3 | 17,4 | 19,2 | 18,3 | 16,4 | 16,1 | 16,2 | |||||||||
65 anni | 11,0 | 11,2 | 11,1 | 11,9 | 13,4 | 12,6 | 11,5 | 11,6 | 11,6 | |||||||||
66 anni | 3,7 | 4,3 | 4,2 | 1,7 | 2,4 | 2,0 | 2,6 | 3,9 | 3,5 | |||||||||
TOT. | 100,0 | 100,0 | 100,0 | 100,0 | 100,0 | 100,0 | 100,0 | 100,0 | 100,0 | |||||||||
ETA’ | Situazione al 22 gennaio 2020 | |||||||||||||||||
Settore privato | Settore pubblico | TOTALE | ||||||||||||||||
Donne | Uomini | Totale | Donne | Uomini | Totale | Donne | Uomini | Totale | ||||||||||
62 anni | 22,6 | 21,0 | 21,2 | 19,0 | 14,8 | 16,8 | 20,6 | 19,8 | 20,0 | |||||||||
63 anni | 27,4 | 27,5 | 27,5 | 26,1 | 26,5 | 26,3 | 26,7 | 27,3 | 27,2 | |||||||||
64 anni | 21,0 | 21,5 | 21,4 | 23,0 | 24,1 | 23,6 | 22,1 | 22,0 | 22,0 | |||||||||
65 anni | 16,4 | 16,3 | 16,3 | 19,1 | 20,4 | 19,8 | 17,9 | 17,1 | 17,3 | |||||||||
66 anni | 12,7 | 13,8 | 13,6 | 12,8 | 14,2 | 13,5 | 12,7 | 13,9 | 13,6 | |||||||||
TOT. | 100,0 | 100,0 | 100,0 | 100,0 | 100,0 | 100,0 | 100,0 | 100,0 | ||||||||||
Nella fascia di età dei 62 anni si addensa quasi la metà dei fruitori del beneficio, a fronte del 20 per cento registrato a gennaio 2020. L’aumento è lievemente più accentuato nel settore pubblico. La forte crescita di domande accolte verificatasi nell’ultimo anno riguarderebbe in larga misura lavoratori che, non appena raggiunto il requisito dei 62 anni di età, hanno presentato domanda per il pensionamento. Essi vantano un elevato requisito contributivo, collocandosi per il 62 per cento nelle fasce di anzianità superiori a 40 anni. Diversamente, nel 2019, la platea dei beneficiari era composta da uno stock iniziale di soggetti già in possesso dei requisiti, distribuiti con maggiore uniformità nelle diverse fasce di età. Si riduce in modo particolare la presenza dei lavoratori 66enni, limitata al 3,5 per cento delle domande accolte, era del 13,6 per cento a gennaio dello scorso anno. In generale, l’anzianità contributiva con cui i lavoratori si sono presentati al pensionamento per quota 100 è elevata, oltre il 65 per cento degli interessati vanta 40-41 anni di servizio.
In definitiva, i lavoratori prossimi al raggiungimento del requisito ordinario di pensionamento anticipato sembrano quelli più propensi ad optare per Quota 100, con i conseguenti riflessi in termini di minor carico sulla spesa, considerato che il numero di lavoratori optanti registrato, pur riflettendo una minore adesione rispetto alle attese, permane comunque confrontabile con quello del 2019: a fronte di un anticipo che può arrivare a 4 anni e 8 mesi (nel caso degli uomini), i dati effettivi indicano che per i due terzi degli interessati esso si riduce a meno di due anni in virtù dell’elevata anzianità di servizio posseduta. Questo trend – pur presentando alcune significative differenze rispetto a quello del 2019 – conferma una caratteristica di fondo dei requisiti fatti valere dai “quotacentisti”: quella di andare in quiescenza con una anzianità di servizio ormai prossima a quella richiesta, fino a tutto il 2026, per accedere al pensionamento anticipato ordinario. Il che dovrebbe dimostrare che, nella maggioranza dei casi, lo “scalone” è la solita “tigre di carta” esibita a scopi propagandistici. Non a caso, nel RCFP la Corte dei Conti propone una linea da seguire alla scadenza di quota 100 ben diversa da quelle circolanti nel silenzio del governo. Dopo l’intervento derogatorio – scrive la Corte – rappresentato da Quota 100 è importante che si riaffermi la centralità della legge 214/2011 (dove è inclusa, appunto, la riforma Fornero, ndr) e che il quadro normativo previdenziale ritrovi i suoi caratteri di certezza che lo hanno connotato fino al 2019. È d’altra parte opportuno – ecco le compensazioni indicate nel RCFP – che nella difficile fase di transizione a cui il mercato del lavoro è sottoposto a causa della pandemia, gli istituti di deroga esistenti (l’Ape sociale in primis) si facciano carico, anche attraverso eventuali ritocchi ed estensioni, della gestione di situazioni mirate, se meritevoli di protezione. A giudizio della Corte si tratta di uno strumento da valutare in maniera complessivamente favorevole, in quanto ritenuto adeguato a mitigare le rigidità per l’accesso a pensione introdotte dalla legge Fornero, a patto di una sua precisa delimitazione a situazioni di effettivo bisogno. In conclusione, chi scrive è confortato dalle indicazioni contenute nel RCFP 2021. Alla fine dell’anno viene a scadere quota 100 (salvo la possibilità di avvalersi del diritto anche successivamente per chi lo matura entro quella data). Non c’è alcun salto nel buio. Rimarrebbero due possibilità di andare in quiescenza per tutti quelli che sono nel sistema misto: la vecchiaia (67 anni e 20 di contributi); la vecchiaia anticipata (42 anni e 10 mesi e un anno in meno per le donne) almeno fino a tutto il 2026). Resterebbe appeso fino ad allora il che fare dell’adeguamento automatico all’attesa di vita. Ma ci sarebbe il tempo per pensarci visti anche gli effetti della pandemia sui tassi di mortalità.
Si dice che così si determinerebbe uno scalone? A mio parere, uno spazio equipollente a quota 100 potrebbe essere coperto, per molti casi di bisogno effettivo (lavorativo, personale e familiare) dall’Ape sociale, una prestazione – ponte che richiede 63 anni di età e, a seconda delle condizioni protette, 30 o 36 anni di contributi. E che consentirebbe di anticipare l’uscita dal lavoro fino a 43 mesi prima della maturazione del diritto alla pensione.
Giuliano Cazzola