Stop and Go. O, per dir meglio, Go and Stop. Perché in questa sua nuova fase, la trattativa per il contratto dei metalmeccanici procede così, un po’ a singhiozzo: un giorno pare che il negoziato acceleri e un altro che stia rallentando. Le notizie di oggi parlano di un rallentamento.
Innanzitutto, partiamo dal calendario. Nell’incontro del 20 ottobre, svoltosi in ristretta fra le segreterie di Fim, Fiom, Uilm e i vertici di Federmeccanica e Assistal, era stato stilato un calendario fitto di incontri, in parte volti ad approfondimenti di natura tecnica, e in parte di natura, per così dire, politica. Calendario che andava dal 21 ottobre, giorno destinato a un mini-incontro fissato per definire alcuni aspetti minori del negoziato, all’11 novembre, giornata in cui ci si aspettava di capire se sarebbe stato possibile il passaggio verso la stretta finale. E da questo infittirsi del calendario, tutti gli osservatori avevano tratto l’impressione che si andasse verso un’accelerazione della trattativa.
Ma oggi, doccia fredda, si è saputo che l’incontro già fissato per il 3 novembre è stato declassato dal rango politico, cui partecipano i segretari generali dei tre sindacati di categoria, a una connotazione più modestamente tecnica.
Rimane invece in agenda l’incontro fissato per martedì 8 novembre. Ma, al momento, non si sa se rimangono valide le date già previste per ulteriori appuntamenti: quelli del 10 e dell’11 novembre. Sarà quindi l’8 il giorno in cui si dovrebbe capire se il negoziato si troverà di fronte ad un nuovo impasse, oppure se vi saranno le condizioni per una sua prosecuzione.
Calendario a parte, la notizia più rilevante della giornata è quella venuta dal Comitato centrale della Fiom, convocato a Roma, presso la sede nazionale della Cgil, per fare il punto sull’andamento della trattativa. Davanti all’organismo dirigente della sua organizzazione, il segretario generale, Maurizio Landini, ha detto che sarebbe molto contento se si fosse davvero alla vigilia di un accordo. Salvo poi ad aggiungere che “ad oggi le condizioni per chiudere presto e bene con Federmeccanica non ci sono”.
Anche se in una nuova forma, il nodo principale è sempre lo stesso: quello del ruolo del Contratto nazionale nella determinazione di quanti e quali soldi debbano entrare, o meno, nelle buste paga dei metalmeccanici. “Sul salario”, ha detto Landini, le distanze sono ancora “significative”.
Come è noto, in una prima fase della trattativa, e cioè il 22 dicembre 2015, Federmeccanica e Assistal avevano presentato ai sindacati una loro proposta basata sull’introduzione nel contratto di un cosiddetto “salario di garanzia”. Il che, al di là del nome accattivante, significava, nell’interpretazione comune ai tre sindacati, che eventuali aumenti del salario nominale determinati dal contratto sarebbero andati solo a quei lavoratori le cui paghe di fatto risultassero inferiori a una soglia fissata dal contratto stesso. In pratica, qualcosa come il 5% dei lavoratori metalmeccanici. Una proposta indigeribile per Fim, Fiom e Uilm.
Il 28 settembre scorso, le organizzazioni imprenditoriali hanno tolto dal tavolo questa loro originaria proposta, sostituendola con una nuova idea in base alla quale il recupero dell’inflazione pregressa dovrebbe scendere nei tre anni di vigenza del contratto verso percentuali via, via inferiori: il cosiddetto décalage. Una proposta cui i sindacati hanno obiettato che, secondo loro, il recupero dell’inflazione, attuato con aumenti del salario nominale previsti dal contratto nazionale, dovrebbe invece essere pari al 100% per l’intero periodo.
A questo punto, Federmeccanica e Assistal avrebbero messo in forse l’altra parte, quella più consistente della loro offerta, basata sull’introduzione di elementi di welfare contrattuale in parte definiti nel contratto nazionale, e in parte definibili con la contrattazione aziendale.
Salario a parte, Landini ha anche ricordato che ci sono altri temi ancora aperti nella trattativa, tra cui questioni non secondarie come quelle dell’inquadramento professionale e degli orari.
Nel documento conclusivo,la Segreteriaha ricevuto dal Comitato centrale il consenso alla convocazione, a breve, dell’Assemblea nazionale della Fiom. Quello che si sa è che tale Assemblea, che per Statuto si riunisce almeno una volta l’anno, è il massimo organismo dirigente della Fiom per ciò che riguarda le politiche contrattuali. Ma quello che ancora non sappiamo è se la riunione dei suoi circa 500 membri costituirà l’occasione per dare il via libera alla fase conclusiva del negoziato, oppure quella per un inasprimento della contrapposizione fra le parti.