“Sono scaduti il 30 giugno i termini per l’emanazione del decreto con l’elenco dei terreni demaniali da dismettere con urgenza per rendere disponibili risorse per lo sviluppo, ma soprattutto per calmierare il prezzo dei terreni, stimolare la crescita, l’occupazione e la redditività delle imprese agricole che rappresentano una leva competitiva determinante per la crescita del Paese”. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento alle dichiarazioni del dirigente generale del Ministero dell’economia Francesco Parlato alla Commissione Bilancio della Camera sulla dismissione di immobili di proprietà dello Stato secondo il quale ci sono 1,3 milioni di ettari di terreno di proprietà pubblica. “Mentre si fanno i conti per recuperare risorse manca ancora – sottolinea la Coldiretti – l’applicazione del provvedimento, approvato nell’ambito della legge di stabilità lo scorso novembre 2011 (e successivamente modificato da governo e Parlamento) che può produrre entrate allo Stato, occupazione e reddito alle imprese”. “Ci auguriamo che questa legge non si aggiunga alla lunga lista delle norme inapplicate per l’importanza che riveste – precisa la Coldiretti – per garantire nuove risorse e per sostenere la competitività delle imprese agricole, soprattutto guidate dai giovani ai quali spetta il diritto di prelazione”. “La cessione di questi terreni – prosegue – toglierebbe allo Stato il compito improprio di coltivare la terra, renderebbe disponibili risorse per lo sviluppo, ma soprattutto avrebbe il vantaggio di calmierare il prezzo dei terreni, stimolare la crescita, l’occupazione e la redditività delle imprese agricole che rappresentano una leva competitiva determinante per la crescita del Paese”. “E’ certo infatti – ha precisato – che nessuno meglio degli imprenditori agricoli è in grado di valorizzare lavorando la terra e generare nuova occupazione”. “Dal ritorno delle terre pubbliche agli agricoltori che le coltivano possono nascere nuove imprese o, in alternativa, essere ampliate quelle esistenti come testimonia il fatto che la disponibilità di terra è il principale vincolo alla nascita di nuove imprese agricole e che – conclude la Coldiretti – il 50 per cento delle imprese agricole già esistenti condotte da giovani chiede la disponibilità di terra in affitto o acquisizione, secondo una indagine Coldiretti/Swg. “. (LF)
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