“E’ necessario spezzare la catena dello sfruttamento che inizia con gli agrumi calabresi della piana di Rosarno-Gioia Tauro per la produzione dei succhi che vengono sottopagati per la pressione delle più grandi multinazionali appena 8 centesimi al chilo, ben al di sotto dei costi di produzione”. E’ quanto afferma la Coldiretti nell’esprimere apprezzamento per l’operazione del Ros dei Carabinieri contro una presunta organizzazione internazionale che riduceva in schiavitù lavoratori clandestini. “Va combattuto senza tregua il becero sfruttamento che – sottolinea la Coldiretti – colpisce la componente più debole dei lavoratori agricoli come gli immigrati, ma anche le imprese agricole oneste che subiscono la pressione e la concorrenza sleale di un contesto gravemente degradato”. “La vicenda dell’agrumicoltura da industria è esemplare per la logica mercantilistica portata avanti dai giganti delle bibite che – prosegue la Coldiretti – ha riflessi fortemente negativi per condizioni di lavoro, produzione e reddito di imprese e lavoratori”. “La Coldiretti si è fatta promotrice dell’iniziativa “Non lasciamo sola Rosarno….coltiviamo gli stessi interessi” per dimostrare che con la trasparenza e la legalità si può spezzare la catena di sfruttamento che sottopaga il lavoro e il suo prodotto come dimostrano i tanti esempi virtuosi presenti nelle campagne italiane dove lavorano regolarmente oltre 100mila immigrati extracomunitari, dei quali circa 15mila con contratti a tempo indeterminato, che contribuiscono in modo strutturale e determinante all’economia agricola del Paese e rappresentano una componente indispensabile per garantire il successo del Made in Italy alimentare nel mondo”. “Per questo – conclude – su un territorio che può offrire grandi opportunità di crescita e lavoro va garantita la legalità per combattere inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano gli uomini e il proprio lavoro e gettano una ombra su un settore che ha scelto con decisione la strada dell’attenzione alla sicurezza alimentare e ambientale, al servizio del bene comune”. (LF)
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