In controtendenza all’aumento generale dell’industria nel 2015 si riduce la produzione alimentare made in Italy dello 0,6% sotto il pressing delle importazioni dall’estero. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi alla produzione industriale nel 2015. “Si cominciano a far sentire nell’agroalimentare gli effetti della delocalizzazione che per prima ha colpito la produzione agricola con l’acquisto di grano, latte e carni dall’estero poi i marchi storici del Made in Italy finiti in mani straniere e adesso interessa anche gli stabilimenti industriali con pesanti effetti sull’economia e l’occupazione” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare l’esigenza di “cambiare verso con politiche di valorizzazione del vero made in Italy dal campo alla tavola”.
La mancanza di trasparenza sulle informazioni in etichetta permette di spacciare come italiani prodotti che non lo sono e favorisce le importazioni low cost ma con minori garanzie qualitative e sanitarie che fanno chiudere le imprese nazionali. Quasi la metà della spesa – continua la Coldiretti – è anonima per colpa della contraddittoria normativa comunitaria che obbliga a indicare la provenienza nelle etichette per la carne bovina, ma non per i prosciutti, per l’ortofrutta fresca ma non per quella trasformata, per le uova, ma non per i formaggi, per il miele ma non per il latte o per la pasta. Il risultato è che – conclude la Coldiretti – gli inganni del finto Made in Italy sugli scaffali riguardano un pacco di pasta su tre, due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta come pure la metà delle mozzarelle.