Sul recente ok del governo sul codice degli appalti la Filca Cisl non si unirà alla manifestazione dei colleghi di Fillea Cgil e Feneal Uil, contrari alla norma. Il diario del lavoro ha intervistato il segretario generale della Filca Cisl, Enzo Pelle, chiedendogli i motivi di tale scelta e qual è la sua opinione sulla legge.
Pelle, Perché non partecipate alla mobilitazione con Cgil e Uil?
Abbiamo preferito fare una iniziativa al chiuso e su questo non abbiamo trovato un accordo, come se non si è trovato se fare una iniziativa insieme solo su alcuni punti.
Perché esistono dei punti sui quali vi trovate d’accordo con l’iniziativa del Governo?
Sul Superbonus c’era una convergenza abbastanza lineare rispetto alle nostre proposte e nei fatti su alcuni pezzi il governo sta venendo nella direzione che stiamo chiedendo. Certo, l’edilizia popolare avrebbe bisogno di maggiori interventi e il governo ha solo marginalmente utilizzato il superbonus, però anche su questo non avevamo grandi divergenze. Il problema nel sindacato era nato sul codice degli appalti.
In che senso?
Le faccio un esempio chiaro così ci intendiamo: la vicenda del subappalto a cascata secondo i miei colleghi merita una attenzione maggiore e anche secondo noi, ma con la differenza che noi riconosciamo una questione, cioè l’apertura della procedura d’infrazione. Non possiamo pensare che prima il consiglio di Stato, poi il Governo, non consideri questo fatto quando decide. Inoltre, parliamo sempre di un sistema che è abbastanza ben regimentato.
Come funziona il subappalto?
Il subappalto non riguarda la parte prevalente degli appalti, perché la parte prevalente, questo dice la norma, la deve fare chi vince la gara. Tutta la filiera, anche del subappalto, viene garantita con il contratto che si applica con il contraente principale, quindi con l’utilizzo delle stesse norme il costo del lavoro non va a ribasso, inoltre esiste il Durc, la congruità, insomma tutta la filiera dell’appalto e del subappalto viene garantita dal punto di vista normativo.
Quali modifiche sarebbero per voi migliorative nel sistema degli appalti?
Inserire l’obbligo di pubblicazione, senza oneri aggiuntivi per la pubblica amministrazione, anche per le subforniture e la subcontrattazione, dove ogni tanto avvengono applicazioni difformi dal contratto. Se si pubblicassero avremmo superato tutti i problemi; avremmo una filiera quasi certificata dalla A alla Z dal punto di vista contrattuale e del lavoro. Un qualcosa del genere non è mai stato fatto ma penso che oggi si possa spingere anche su questa direzione e sarebbe veramente il salto qualitativo per il mondo del lavoro.
Con l’Europa quali sono i punti sui quali intervenire?
Sarebbe utile se riuscissimo a ragionare con la comunità europea e dire che oltre il primo livello il subappalto non ha modo di esistere. Anche perché bisogna considerare le specificità nazionali e in Italia è noto che abbiamo una preponderanza di piccole e medie imprese, spesso piccolissime.
Quindi dice che non c’era necessità di manifestare?
Non me la sono sentita di decidere di scendere in piazza sula vicenda della legge sugli appalti, che noi vediamo in modo abbastanza positivo e di importanza enorme. Ho visto molte dichiarazioni che la trattavano con molta leggerezza, senza studiare nel profondo la norma, che alcune volte non corrispondevano a quello che c’era realmente scritto. Certo, le norme si possono sempre migliore e fare dei correttivi successivi, credo che tutto si possa affinare. Però non ho preconcetti su una norma che cerca di dire fondamentalmente una cosa: utilizziamo la normativa ordinaria per fare le opere necessarie per questo Paese. Poi troveremo il modo per aggiustare il tiro su tutti i vari passaggi, se ci sono delle incongruità. Aggiustare degli aspetti esterni che sono da completamento. Consideriamo che è una norma che da sola è in grado di operare, a cui dobbiamo aggiungere dei pezzi importanti, come le stazioni appaltanti, che vanno gestite a parte e che non c’entrano con il codice degli appalti.
Nella norma esiste la previsione obbligatoria dell’applicazione del contratto nazionale maggiormente rappresentativo a tutta la filiera degli appalti. Questo anticipa in qualche modo una futura legge sulla rappresentanza?
Guardi, sfatiamo un mito: i contratti maggiormente rappresentativi, mi pare siano ben oltre il 90% dei contratti applicati. Insomma oggi è già così. Poi esistono certamente delle problematiche diverse ma non riguardano certamente i lavoratori contrattualizzati. Quindi se parliamo di lavoro nero e grigio è un’altra vicenda. Ma se parliamo di contrattualizzati no. In questa norma quindi si sancisce un fatto che già esiste. Questa discussione sulla legge sulla rappresentanza si risolverebbe andando a vedere il contratto applicato nelle banche dati dell’Inps, che sono oggettivi. Si scoprirebbe, come ho detto prima, che oltre il 90% dei contratti applicati è delle associazioni maggiormente rappresentative. Per la prima volta, nel codice dei contratti, viene codificato in modo chiaro quali sono i contratti da applicare e questo è un fatto positivo; ho dato merito al legislatore di aver chiarito questo aspetto.
Quindi l’intera discussione sulla rappresentanza è tutta fuffa?
Il problema della rappresentanza è un tema che riguarda più le confederazioni. Devono chiarire se c’è un criterio che definisce qual è il contratto maggiormente rappresentativo. Sicuramente, secondo me, come criterio si può vedere il contratto già applicato in forza degli accordi contrattuali. Tutta questa vicenda, che lei chiama fuffa, praticamente è così, lascia il tempo che trova rispetto ad altre vicende.
Riassumendo, è come dire: si è vero, esistono tanti contratti pirata, come emerge da quasi i 1.000 contratti depositati al Cnel, ma sono in realtà applicati a pochi lavoratori?
Si è esattamente così, questo è sicuro essendo un dato oggettivo che può andare a verificare all’Inps.
Emanuele Ghiani