Un emendamento dell’ultimo minuto per cercare di “salvare” il salario minimo. L’emendamento in questione, firmato da cinque dei consiglieri Cnel nominati dal Quirinale (Alessandro Rosina, Valeria Termini, Enrica Morlicchio, Ivana Pais e Marcella Mallen), prevede in sostanza la possibilità di introdurre forme sperimentali di salario minimo in alcuni settori specifici, e sarà presentato giovedì mattina nel corso dell’assemblea di Villa Lubin, la stessa che dovrà appunto approvare il documento con cui questa misura viene invece del tutto esclusa dal pacchetto di proposte che il Cnel presenterà al governo nei prossimi giorni.
L’emendamento porta il titolo “Nota di commento al documento ‘Elementi di riflessione sul salario minimo in Italia’’. Nell’incipit, si precisa che “a seguito della lettura del Documento “Elementi di riflessione sul salario minimo in Italia” elaborato dalla Commissione dell’Informazione sul tema del salario minimo, alleghiamo il documento con piccole proposte di emendamento, mentre di seguito riportiamo una proposta volta ad inserire una sessione integrativa rispetto a quelle già presenti nel documento”.
Nel testo si propone di inserire tra le proposte del Cnel anche una “sperimentazione della tariffa retributiva minima”, precisando che ‘’il salario minimo non deve essere inteso e implementato come sostituto della contrattazione collettiva ma può ricoprire un ruolo complementare, laddove vada a svolgere una funzione di ‘minimo di garanzia’ per lavoratori poco tutelati dal CCNL. La sperimentazione -prosegue il testo – va disegnata ed effettuata in modo da non compromettere le altre proposte già elencate in questo documento, ma inserendosi possibilmente in sinergia”.
“Si propone, quindi, a fianco dell’impegno a rafforzare gli istituti della contrattazione collettiva, l’introduzione temporanea di una tariffa retributiva minima che in via sperimentale verrebbe applicata solo ad alcuni settori, in particolare quelli con situazione più problematica e con oggettive evidenze di fragilità dei lavoratori non (ancora) risolte dalla contrattazione collettiva”.
“La tariffa retributiva minima – specifica il testo – potrebbe essere fissata prendendo come riferimento i minimi retributivi dei contratti che, a seguito di un esercizio di natura comparativa sulla base di criteri condivisi da una commissione del CNEL e con riferimento ai parametri adottati dalla Direttiva UE, vengano giudicati qualitativamente più protettivi per il relativo settore produttivo. Tale sperimentazione, analogamente a quanto fatto in Germania, prevede un monitoraggio e una valutazione con il coinvolgimento delle parti sociali; tale funzione potrebbe essere svolta dal CNEL (con supporto di INPS, ISTAT e Ministero del Lavoro), che avrebbe a questo scopo anche il compito di individuare i settori e le categorie di lavoratori da cui partire con la sperimentazione.”
Giovedì mattina starà all’Assemblea stabilire se e come votare anche questa proposta, o se ignorarla. In teoria, tutte le possibilità sono aperte, stante che mai prima d’ora il Cnel si era trovato nella condizione di dover votare un documento non da tutti condiviso. Il testo già approvato dalla Commissione apposita, come è noto, è passato col voto contrario di Cgil e Uil. Spaccatura che si riproporrà in assemblea, dove, salvo colpi di scena alquanto improbabili, i voti dei consiglieri contrari al salario minimo sono comunque maggioranza.
Nunzia Penelope