Nonostante l’economia italiana resti sotto i livelli precrisi e le misure di austerità abbiano “contribuito ad una minore crescita” del Pil “appare comunque rischioso attuare una inversione di rotta rispetto agli impegni assunti in sede internazionale ed europea, posto che le risorse non paiono impegnate integralmente per potenziare una ripresa duratura della crescita”. È quanto segnala il Cnel nel suo parere alle commissioni bilancio di Camera e Senato sulla manovra.
Secondo il Cnel “la scelta di accrescere il disavanzo al 2,4% risulta in linea di principio sostenibile solo se transitoria e mirata in via assolutamente prevalente a destinare risorse aggiuntive agli investimenti”.
Altrimenti “non pare invece ammissibile rinunciare a una costante e duratura riduzione del debito pubblico”.
Sui contenuti presenti nella manovra, il Cnel sottolinea come la flat tax e le misure di ‘pace fiscale’ rischiano di creare distorsioni se non accompagnate da una riforma del sistema fiscale e un intervento sul cuneo. Il Cnel “ritiene positiva una progressiva riduzione della pressione fiscale su famiglie, imprese e lavoro, in particolare imprese piccole, medie e artigiane” si legge nel parere.
Ma “la proposta di allargare la platea dell’attuale regime forfettario (15%) per le partite IVA, andava, tuttavia, coordinata con altri strumenti, in particolare con la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro dipendente, anche al fine di evitare sperequazioni e fenomeni distorsivi ed elusivi”.
Per quanto riguarda la pace fiscale “solo all’interno di un generale rinnovamento del sistema fiscale, il Cnel considera coerente e sostenibile il maggior ricorso a meccanismi di ravvedimento operoso e di soluzioni concordate delle controversie fiscali, ribadendo contrarietà per interventi unicamente rivolti al condono e a sanatorie, tanto più se comprendono anche fattispecie illecite”.
Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, il Cnel specifica che “sotto il profilo dimensionale non possono che apparire una positiva evoluzione negli strumenti di contrasto alla povertà, ma si ritiene non convincente la contestuale riduzione di altre risorse già destinate ad altri strumenti di welfare”.
Secondo il Consiglio poi “sarà importante valutare l’implementazione effettiva, con la raccomandazione di evitare soluzioni che scoraggino la ricerca attiva di occupazione e la partecipazione a programmi di formazione”.
La riforma Fornero, continua ancora il Cnel, con i suoi limiti è stato un elemento di stabilizzazione dell’economia italiana ed il debito previdenziale italiano è diventato “un punto di forza” che “va preservato”.
“I principi sottesi alla scelta di accrescere la flessibilità in uscita verso il pensionamento siano razionali, in linea teorica, e sostanzialmente condivisibili” sottolinea il Consiglio “va tuttavia ricordato il contesto di acutissima crisi finanziaria nel quale maturò la riforma del 2012 con il conseguente aumento secco dell`età pensionabile, e come quel provvedimento rappresentò un elemento di stabilizzazione dell`economia italiana, pur con tutte le controindicazioni e i difetti di funzionamento che hanno gravato sui lavoratori”.
Questa stabilizzazione, evidenzia il Cnel “viene tuttora valutata a livello internazionale in termini di debito previdenziale implicito nelle norme vigenti. Il debito previdenziale italiano ha fino ad oggi costituito un punto di forza del sistema nel confronto con i maggiori paesi europei. Esso va preservato”.