Il quadro occupazionale nei vari Paesi mondiali ha avuto risposte molto eterogenee alla crisi del 2008-2009 e per l’Europa la dimensione delle perdite dei posti lavoro è risultata per lo più di entità contenuta. Lo rileva il rapporto del Cnel sul mercato del lavoro 2009-2010, nel quale si legge “che in una certa misura la parziale tenuta dei livelli dell’occupazione deriva anche dalle politiche che hanno puntato sugli schemi di lavoro ad orario ridotto, come la Cig per l’Italia”. Il caso più clamoroso è quello della Germania che non ha registrato alcuna riduzione dell’occupazione nel corso della recessione.
In Italia la contrazione della domanda di lavoro, misurata sulla base delle ore lavorate, risulta decisamente inferiore a quella del valore aggiunto. Difatti nel 2008 la caduta del pil (-1,3%) è andata integralmente a carico della produttività del lavoro (-1,3%) a fronte di un monte ore lavorate stabile in media sul livello dell’anno precedente, mentre nel 2009 la caduta del pil (-5,1%) si è ripartita secondo una flessione delle ore lavorate del 3,1% e una contrazione della produttività del 2%.
La caduta dell’occupazione, aggiunge l’analisi Cnel, risulta poi a sua volta meno marcata di quella delle ore lavorate. Il mercato del lavoro ha quindi per ora reagito alla crisi attraverso la caduta delle ore lavorate pro-capite, cui in buona misura ha contribuito l’ampio ricorso alla cassa integrazione. In conseguenza di ciò rispetto ai valori di inizio 2007 il PIL risultava a fine 2009 inferiore del 6,4%, a fronte di un numero di occupati non molto diverso rispetto a tre anni prima.
Il recupero del ciclo economico non basta però per imprimere una svolta al mercato del lavoro e la disoccupazione nel 2010 salirà all’8,7%, ovvero due punti e mezzo al di sopra del valore toccato nel 2007 prima della crisi.
Secondo le stime del Cnel, inoltre, nel 2010 in Italia la domanda di lavoro, in termini di unità di lavoro standard, si riduce dell’1,4%, anche se la contrazione degli occupati resta ancora meno pronunciata (-0,4%).
Per quanto riguarda le forze lavoro, il dato medio del 2010 potrebbe già risultare positivo, con una variazione (+0,6%) sufficiente per compensare la flessione subita nel 2009. (LF)
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