“I contratti integrativi degli enti locali restano validi e vigenti finché non saranno rinnovati con la contrattazione collettiva”. Lo scrive in una nota la Cisl Fp in merito al tentativo di disapplicazione degli accordi aziendali avanzato da alcuni enti locali. “La retribuzione di premio – si legge in un comunicato del sindacato – e le indennità integrative, come quelle di rischio o legate a specifiche responsabilità, non possono essere cancellate con un colpo di spugna”.
“In primo luogo – spiega la federazione del pubblico impiego Cisl – in nessun caso è ipotizzabile una disapplicazione automatica degli integrativi: il contratto nasce da un accordo stipulato all’interno delle relazioni sindacali. E solo da un accordo con i lavoratori, anche a legislazione variata, può essere modificato o adeguato al nuovo contesto normativo”.
“In secondo luogo – aggiunge il sindacato – bisogna considerare che il modello ipotizzato dalla cosiddetta riforma Brunetta non è mai entrato in vigore. E per una ragione molto semplice: i contratti nazionali che avrebbero dovuto calare nella realtà del lavoro pubblico le norme del d.lgs. 150/2009 sono ancora oggi ingiustamente bloccati per legge, e quindi fermi al 2009. Di conseguenza, anche in una fase transitoria, non si può pensare ad un adeguamento dei contratti operato dall’alto e verso un modello che non c’è”.
“Terza ragione – sostiene ancora la Cisl Fp- dopo la Brunetta anche il quadro normativo è cambiato. In seguito agli accordi del 4 febbraio 2010 e del 3 marzo 2011, le regole sono diverse: con l’art. 16 della manovra 2011 e con il decreto spending review gli strumenti di partecipazione di lavoratori e rappresentanti sindacali si è ampliato. E tutti hanno preso impegni precisi per definire un contratto collettivo quadro e rimettere ordine nelle relazioni sindacali nel pubblico impiego”.
“Una posizione – puntualizza il sindacato – che ribadiremo con forza al tavolo di giovedì all’Aran, così come al nuovo governo, visto che oltretutto l’atto di indirizzo è stato definitivamente approvato”.
“E’ tempo di fare chiarezza – conclude il sindacato – serve una nuova stagione di partecipazione e un quadro di regole condiviso per rilanciare il cambiamento nella Pa e restituire ai lavoratori il riconoscimento professionale che qualcuno, soprattutto in campagna elettorale, si illude di cancellare”. (LF)
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