L’arbitrato deve garantire la libertà di scelta del lavoratore, e quindi sarebbe opportuno prevedere che la clausola compromissoria, anziché all’atto dell’assunzione, possa essere pattuita solo al termine del periodo di prova. E’ la posizione espressa da Cisl e Uil in un’audizione sul Ddl lavoro in Commissione alla Camera. Secondo Giorgio Santini, segretario confederale della Cisl, le norme sull’arbitrato secondo equità dovranno rispettare “i diritti indisponibili dei lavoratori, in particolare relativi a istituti regolati da contratti collettivi e leggi riconducibili a diritti e principi costituzionali, ai vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e agli obblighi internazionali”. Secondo la Cisl, nel pubblico impiego “la possibilità di prevedere il ricorso a forme di conciliazione e arbitrato deve tenere conto dei principi di buon andamento, trasparenza e imparzialità”. In generale, i contratti collettivi, prosegue il sindacalista, “possono individuare tra le materie regolamentate ulteriori istituti da devolvere al giudizio arbitrale secondo equità che non sia in contrasto con i principi generali”. Fondamentale, a suo giudizio, é che sia “garantita la libertà di scelta del lavoratore”. Paolo Pirani, segretario confederale della Uil, ha sottolineato che l’arbitrato “non ha nulla a che vedere con i licenziamenti, e che esso non può essere imposto al momento dell’assunzione”. Si dovrebbe invece prevedere che “l’eventuale clausola compromissoria si applichi solo ai rapporti di lavoro subordinato, ed esclusivamente al termine del periodo di prova”. Nazzareno Mollicone, segretario confederale dell’Ugl, ha rilevato infine che l’arbitrato “non é una novità. Il punto debole é che non può entrare nella certificazione, ma va trattato nell’ambito dei contratti e degli accordi collettivi”. L’Ugl solleva dubbi anche sulla possibilità di intervento da parte del ministro del Lavoro, in caso di mancata intesa fra le parti. (FRN)