Si fa sempre più largo la contrattazione di secondo livello: dal 2009 ad oggi gli accordi stipulati sono stati quasi 2.400 (2.360) ed hanno interessato quasi 620mila lavoratori collocati in 1.451 aziende con una dimensione minima di 10 occupati. Si tratta per lo più di accordi stipulati a livello aziendale (circa 2032) e firmati unitariamente, ad eccezione di 290 accordi non firmati dalla Cgil. Metà degli accordi sono stati raggiunti nelle regioni del Nord (54%) e del Centro (27%). Bassa la produzione contrattuale al Sud e nelle Isole (9%) per il minore tessuto produttivo presente in questi territori. Sono questi i principali dati del primo rapporto della Cisl sulla contrattazione di secondo livello, un’analisi ampia e approfondita degli accordi siglati e dell’evoluzione della contrattazione di secondo livello dal 2009 al 2012, realizzato dal sindacato di via Pò sulla base dei dati raccolti dal suo osservatorio della contrattazione di secondo livello (Ocsel).
Non mancano casi di accordi in deroga (5%) e le materie derogate riguardano in percentuale maggiore l’organizzazione del lavoro (64%), a seguire, l’orario di lavoro (63%) e il salario (55%).
Per quanto riguarda la genesi dell’accordo solo il 37% degli accordi ha specificato il dato. In numero rilevante gli accordi sono tipici (69%), cioè stipulati dietro regolare presentazione di piattaforma sindacale, mentre solo il restante 31% sono gli atipici stipulati a seguito di un problema avanzato dall’azienda.
Quanto alla produzione contrattuale, gli anni in cui si è maggiormente concentrata sono gli anni 2010-2011, tornata contrattuale coincidente con la cadenza dei rinnovi degli integrativi aziendali ma anche con la prima ondata di crisi che ha investito l’intero paese. La maggior parte degli accordi sono stati stipulati nel settore metalmeccanico (20%) seguiti da quelli stipulati nell’Amministrazione Pubblica ( 11%), nel settore Tessile (circa l’ 11%) nell’ Edilizia (circa il 10%) e nel Commercio (circa l’8%).
Il boom nel 2011 degli accordi di secondo livello è dovuto soprattutto alla gestione delle crisi aziendali. Complice l’acuirsi della difficile situazione economica, gli accordi “difensivi”, legati cioè a ristrutturazioni e crisi, sono passati dal 19% del 2009 al 39% del 2011. Secondo il Rapporto della Cisl, tuttavia, il salario resta il principale oggetto della contrattazione di secondo livello. Nel caso delle voci a carattere incentivante sono ancora i premi di risultato (95%) ad essere i più frequenti, legati per lo più alla produttività globale dell’azienda, ma trovano posto anche quelli legati al margine operativo lordo o altre formule relativamente innovative.
La voce maggiormente contrattata è la Cassa integrazione guadagni nelle sue tipologie (68%) seguita dalle sospensioni temporanee di attività (26%), dal ricorso alla mobilità ex legge 223/91 e L.236/93 17%) e dalla riduzione di organi (9%).
Molto basso, invece, il ricorso allo strumento dei contratti di solidarietà (7%) al fine di gestire le conseguenze negative delle riduzioni di personale e come strumento più idoneo per fronteggiare crisi occupazionali risolvibili in tempi medio lunghi. Per quanto concerne l’applicazione della Cassa integrazione guadagni nelle sue forme (66%) il 60% degli accordi ha negoziato il ricorso all’applicazione della Cassa integrazione guadagni ordinaria, il 24% la Cassa integrazione straordinaria, il 16% la cig in deroga, strumento che ha permesso di assicurare una copertura in quei settori privi di ammortizzatori sociali collettivi.
Inoltre, sempre a tutela dell’occupazione, il 7% degli accordi difensivi ha negoziato forme di ricollocazione dei lavoratori presso altre aziende del gruppo e/o subentrate nella gestione e un altro 7% forme di ricollocazione di lavoratori nel mercato del lavoro attraverso iniziative di outplacement e /o formazione strettamente finalizzate alla ricollocazione sul mercato del lavoro esterno, con l’obbligo dei lavoratori di avvalersi degli Uffici per l’Impiego. Nel 19% degli accordi sulla “Crisi” vengono, invece, negoziate forme di incentivazione per l’uscita dal mercato del lavoro (quali: incentivi all’esodo ( 61%) accompagnamento alla pensione (27%).
Altra materia trattata con maggiore frequenza è il tema dei diritti sindacali (22%) con la punta relativa ai diritti di informazione e consultazione (86%), dove al primo posto si posiziona l’informativa sull’andamento economico e produttivo dell’azienda (86%), mentre bisogna scendere al sesto posto (46%) prima di sentire parlare di informazione e consultazione sui piani di innovazioni aziendali, all’undicesimo (38%) per leggere “ristrutturazione” al tredicesimo (29%) per “diversificazione”. Gli altri temi (organici, orario, salario etc.) sono per lo più espressi in termini di riferimenti generici.