La campagna referendaria della Cgil in vista del voto dell’8 e del 9 giugno compie un ulteriore passa in avanti e lo fa nel segno della logistica, con l’iniziativa “Con 5 Si ai Referendum più tutele, più sicurezza, meno precarietà per i lavoratori e le lavoratrici della Logistica”, promossa dalla Filt-Cgil.
In apertura dei lavori il segretario generale della categoria, Stefano Malorgio, ha sottolineato il forte legame tra i cinque quesiti del referendum e il mondo della logistica, pur sottolineando come si tratta di “temi complessi e tecnici. Dobbiamo trovare la chiave di volta per promuoverli e portare la cittadinanza a votare. E questo può essere fatto facendo passare il messaggio che con il sì ai quesiti referendari si può cambiare la narrazione degli ultimi 30 anni che ci voleva convincere che l’unica cosa della quale avevamo bisogno era la flessibilità. Tutto questo – ha spiegato Malorgio – ha creato precarietà, ha compresso i diritti e le aziende non sono state in grado di vincere la sfida della competitività. Ne è una prova che il settore non ha un campione nazionale da esibire. Se il sì dovesse vincere a beneficiarne non sarebbero solo i lavoratori ma anche le aziende stesse”.
“Il settore– ha continuato il leader della Filt – è centrale per tutto il paese, e in esso convivo elementi di modernità, legati all’introduzione e all’impatto delle nuove tecnologie, ma anche di arretratezza. La magistratura, con le inchieste milanesi, ha messo in risalto casi di sfruttamento e illegalità anche nei grandi player internazionali. Serve una sinergia tra l’azione sindacale e quella giuridica, coinvolgendo anche il governo e occorre un miglioramento del quadro legislativo, a partire dalle proposte referendarie per contrastare la precarietà”.
“Il legame tra logistica e referendum lo possiamo capire meglio attraverso esempi concreti, che è anche il miglior modo per chiamare le persone al voto – ha detto Michele De Rose, coordinatore nazionale del trasporto merci e logistica della Filt -. Un legame che esiste anche con il quinto quesito, quello sulla cittadinanza non promosso direttamente dalla Cgil. Nel comparto il 35% dei lavoratori sono di origine straniera. Per questo nel contratto di filiera abbiamo deciso di introdurre la figura del mediatore culturale o l’istituto delle ferie solidali, per consentire a queste persone di poter usufruire di periodi di riposo più lunghi e potersi ricongiungere con le proprie famiglie”.
Ma anche i quattro i punti promossi dalla confederazione compenetrano fortemente la condizione del comparto, ha detto De Rose. Il terzo e il quarto quesito, sulla riduzione della precarietà e i limiti ai contratti a termini e la responsabilità negli appalti del committente in materia di salute e sicurezza, toccano aspetti cruciali per il settore. Su appalti e sub appalti è intervenuto, nel corso dell’iniziativa, il magistrato Bruno Giordano che ha precisato come “ non si deve demonizzare in sé il contratto di appalto o sub appalto, ma punire le realtà che quando operano non rispettano le norme e i diritti dei lavoratori, e riconoscere al committente la responsabilità di queste violazioni perché è il soggetto che “gestisce il mazzo e da le carte””.
“La sfida per contrastare la precarietà e il lavoro povero – ha aggiunto De Rose – nella logistica è stata finora perseguita dal sindacato trasformando la condizione di circa 10 mila lavoratrici e lavoratori di grandi multinazionali del settore da precari ad assunti diretti”.
“Un lavoro proseguito con il recente rinnovo del contratto nazionale, attraverso il riconoscimento delle professionalità e l’estensione della clausola sociale ai driver che lavorano in appalto. Inserita anche, tramite un nuovo articolo, la qualificazione della filiera nella direzione di escludere le società che non hanno una serie di requisiti per poter ottenere appalti nel settore. Congiuntamente alle associazioni datoriali stiamo elaborando le tabelle del costo del lavoro da presentare al Ministero del Lavoro come un ulteriore elemento per affermare la legalità del settore”.
Carlotta Caponi, segretaria generale della Fai, la Federazione italiana autotrasporti, ha posto in luce “lo stretto rapporto con il sindacato ha portato alla realizzazione di un contratto di filiera organico e all’avanguardia, capace di leggere in anticipo le molte sfide del settore”.
“In una situazione normale il compito del sindacato non è quello di promuovere referendum ma di firmare gli accordi. Siamo arrivati a questo – ha concluso l’evento il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini – perché dagli anni ’90 è stata promosso una legislazione che non solo svilisce la dignità dei lavoratori ma anche il sistema delle imprese. Vogliamo abolire un sistema che uccide le persone, perché sappiamo che la maggioranza degli incidenti avviene in condizioni della precarietà e nella filiera degli appalti, e che colpisce la sana concorrenza tra aziende, che non si confrontano sugli investimenti, l’organizzazione del lavoro e l’intelligenza, ma sulla compressione del costo del lavoro”.
“Nei prossimi giorni si apre una vera e propria campagna elettorale. Il nostro obiettivo, in un momento nel quale la democrazia è messa a rischio, è chiamare al voto tutte quelle persone che hanno optato per l’astensionismo. Con il raggiungimento del quorum la maggioranza del paese chiede un cambiamento”.
Tommaso Nutarelli