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“In Lombardia abbiamo il 41% di tutta la chimica italiana, cioè la più alta concentrazione di imprese in questo ambito, e il più elevato indice di specializzazione (espresso come quota dell’occupazione nazionale), superiore anche a settori considerati tipici dell’industria locale come la meccanica. Siamo tra le prime cinque Regioni europee per numero di addetti: ne abbiamo oltre 45mila per un fatturato di 25 miliardi. Competenze e formazione sono un passaggio necessario per una nuova occupazione”. Così Paolo Ronchi, Segretario Generale Femca Cisl Lombardia in apertura del workshop “Chimica | Quali prospettive e futuro in Lombardia” realizzato ieri a Saronno dall’organizzazione sindacale, nel corso del suo Consiglio Generale, alla presenza di oltre un centinaio di delegati.
“Il settore Chimico in Lombardia – continua Ronchi – rappresenta un asse fondamentale dell’economia regionale, forte di una tradizione storica importante e decisiva nei processi industriali del Paese. Nella Regione esiste un network efficiente tra le imprese e altri attori strategici, quali le Università, le scuole secondarie e professionali, i centri di servizi avanzati, le società di ingegneria e le imprese di impiantistica, oltre ad altre funzioni correlate e ausiliarie ai diversi segmenti produttivi e commerciali. La chimica specialistica fornisce alle imprese beni intermedi fortemente differenziati, mentre alcune tipologie di pitture e vernici, detergenti e cosmetici sono destinati al consumatore finale. Su tutto pesano i pesanti rincari delle materie prime e dell’energia, così come talune forme di imposizione fiscale, capaci di fermare interi settori produttivi. Dobbiamo dialogare con le aziende sulle prospettive occupazionali, in rapporto alle competenze richieste dalle transizioni, a nuove forme della prestazione professionale, alle retribuzioni e al welfare, come fattori motivazionali”.
Quanto conta in questo contesto il rapporto delle imprese con le organizzazioni sindacali? Il direttore Relazioni Industriali Federchimica Paolo Cuneo rimarca l’importanza delle Relazioni Industriali identificate come strumento di competitività per il settore e le imprese. Un ruolo chiave viene assegnato al dialogo continuo con istituzioni e sindacato, per sostenere lo sviluppo della produttività, dell’occupazione e dell’occupabilità, ma anche per definire insieme la politica industriale. Cuneo ricorda l’adesione al programma volontario di sostenibilità dell’industria chimica mondiale Responsible Care, e che le imprese che vi aderiscono in Italia sviluppano il 63% del fatturato complessivo della chimica italiana e coinvolgono il 41% dei lavoratori del settore. Evidenzia che nel nostro Paese il Programma vede il coinvolgimento diretto delle Organizzazioni Sindacali e la formalizzazione nel CCNL dell’impegno alla sua diffusione. Centrale è anche il capitolo della formazione, con particolare riferimento alla necessità di rispondere alle esigenze di nuove competenze per far fronte alle trasformazioni in atto, e dello sviluppo sostenibile con attenzione non solo alla componente ambientale, ma anche a quella sociale ed economica per il sostegno della competitività e della buona occupazione. A suo dire molto abbiamo già fatto come settore, imprese e Parti sociali, in termini di risultati per lo sviluppo sostenibile e di quanto fatto dobbiamo impegnarci tutti per la massima diffusione. Anche se occorre sempre altrettanto tutti tendere al miglioramento continuo non solo sulle tematiche SSA, ma più in generale per il sostegno di imprese competitive, sostenibili e inclusive.
Emanuele Ghiani