Il titolo di questa questa rubrica, “Giochi di potere”, non rende l’idea di quel che sta succedendo nel mondo. Il problema risiede soprattutto nella parola giochi perché invece la situazione va presa molto sul serio. Non si tratta di giocare ma di sapere che la posta in palio è proprio il potere, quello mondiale e in piccolo anche quello italiano. E il potere, come si sa, è un affare molto impegnativo per chi lo esercita e molto pericoloso per chi lo subisce. E soprattutto, come diceva spesso Luigi Pintor – di cui a settembre ricorre il centenario della nascita – corrompe. La corruzione morale ancor prima di quella materiale è intrinseca al potere, la storia dell’umanità è piena zeppa di esempi che lo dimostrano, e la cronaca attuale tanto più.
Basta guardarsi attorno, a ovest e a est, a nord e a sud per verificare che non esiste una sola decisione, un solo atto, un unico atteggiamento di chi gestisce il potere che sia immune da questa malattia cronica. E, dispiace dirlo, non solo a destra, anche se oggi è più facile per la sinistra non farsi corrompere dal potere visto che non lo detiene in quasi nessun Paese al mondo.
Ma, direte voi, questa è filosofia mentre invece bisognerebbe discutere di questioni concrete, reali, quelle che cambiano la vita delle persone. E allora, vediamole queste realtà: la guerra in Ucraina e quella di Gaza sono reali o sono filosofia? L’intenzione di Donald Trump di annettersi la Groenlandia dove la vogliamo sistemare, nel mondo reale o in quello delle speculazioni filosofiche? La guerra commerciale (ovvero, i dazi) dichiarata dal Presidente americano non è filosofia ma esercizio di un potere che rischia di fare molto male all’economia di tutti i Paesi del mondo, a cominciare da quelli europei. I quali saranno costretti a pagare un caro prezzo sulle loro esportazioni verso gli Usa, un prezzo che ovviamente ricadrà sulla vita quotidiana dei cittadini, cioè di noi italiani, francesi, tedeschi, spagnoli e via elencando. Il paradosso è che la politica dei dazi danneggerà anche gli stessi Stati uniti, una sorta di nemesi che forse Trump non aveva previsto.
La stessa pace in Ucraina, auspicata ma ancora lontanissima, non sarà un pranzo di gala (Mao tse Tung) soprattutto per chi vive nel paese invaso tre anni fa dai russi. Magari lo sarà invece per i tre potenti che intendono dividersi il mondo, Trump, Putin e il cinese Xi. Loro avranno tutto da guadagnare in termini di risorse, di commerci e di risparmi sugli armamenti. Cosa ci guadagneranno invece in cittadini americani, russi e cinesi non è dato saperlo. Probabilmente niente, tranne ovviamente coloro che vivono e vegetano all’ombra del potere, miliardari spregiudicati (Musk e gli altri), oligarchi russi e cinesi e pure qualche europeo. Per non parlare della tragica situazione palestinese, che rischia di cessare solo quando l’opposizione israeliana riuscirà a liberarsi di Netanyahu oppure quando anche l’ultimo abitante di Gaza e della Cisgiordania sarà stato ucciso o costretto a emigrare non si da dove.
Intanto l’Europa si riunisce a Parigi insieme ad altri paesi del mondo per decidere cosa fare. Si sono chiamati i “volenterosi”, ma al momento possono solo giocare alla guerra come fosse un Risiko. Sono divisi, non sanno esattamente come uscire dalla morsa in cui li stanno stritolando Trump e Putin. Sostanzialmente non hanno il potere per opporsi ai due imperatori, e infatti cercano di mettersi d’accordo solo sulla possibilità di inviare in Ucraina una forza di interposizione che – una volta firmata la pace, qualora venisse firmata – si mettesse in mezzo tra l’esercito russo e le truppe di Kiev per evitare nuove fiammate di guerra. Ma ovviamente non sono d’accordo, c’è chi è più interventista come Macron e Starmer, e chi invece, come Meloni, è disponibile a inviare i nostri soldati solo a condizione che la missione sia dell’Onu. Alla riunione era presente anche il presidente Zelensky, che ha insistito ancora una volta affinché l’Europa faccia di più per sostenere l’Ucraina in termini di armi e non solo. La riunione è finita così come era cominciata, ovvero senza alcuna decisione se non quella di aspettare che Trump e Putin firmino la pace per poter poi decidere e e come intervenire. Giochi di potere in Europa quindi, Anzi, giochi senza potere.
Riccardo Barenghi