“L’abolizione del Registro infortuni, strumento di analisi indispensabile per predisporre le misure preventive, è inaccettabile in un Paese in cui il numero di infortuni mortali e di malattie professionali denunciate hanno dimensioni preoccupanti. Per questo la Cgil ha fatto ricorso alla Commissione Europea contro il Decreto Legislativo n. 151/2015, attuativo del Jobs Act, che contiene tale previsione”.
Lo annuncia una nota di Corso Italia, specificando che “il decreto viola la direttiva europea in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, non rispetta l’obbligo dei datori di lavoro di tenere un elenco degli infortuni di cui siano stati vittime i suoi dipendenti, previsto dalla direttiva e recepito nella legislazione italiana proprio attraverso la tenuta del Registro Infortuni, introdotto più di cinquant’anni fa”. Una abolizione che di fatto “cancella uno strumento fondamentale per avere dati storici sull’andamento degli infortuni e per la prevenzione”.
Non solo. Per la Cgil vi e’ anche una violazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione (artt. 31, 35 e 27), “in quanto l’assenza di un’opportuna alternativa al Registro non assicura il diritto dei cittadini ad avere condizioni di lavoro giuste e dignitose, misure preventive adeguate nè il relativo diritto all’informazione e consultazione dei lavoratori nell’ambito dell’impresa”.
Oltre al merito, nel ricorso si contesta anche il metodo: “secondo la giurisprudenza della Corte di giustizia UE infatti – prosegue la nota – l’attuazione da parte degli Stati membri delle disposizioni della Direttiva europea in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro non può avvenire mediante prassi amministrative modificabili a piacimento, ma deve seguire degli standard europei prestabiliti. Cosa che non è avvenuta”.
“Abolire il Registro è inaccettabile se si considera la preoccupante situazione che vive il nostro Paese”, dichiara il responsabile Salute e Sicurezza della Cgil Sebastiano Calleri, ricordando che “nel 2015 gli infortuni sono diminuiti (-24 mila unità), ma al contempo sono aumentate del 16,15% le denunce di infortunio mortale (+161 mila unità nei primi undici mesi dell’anno) e nello stesso periodo sono cresciute quelle riguardanti le malattie professionali (+2,63%). Il quadro descritto dall’Inail – conclude Calleri – rende evidente la necessità di aumentare l’attività di monitoraggio e mantenere il Registro infortuni”.