“Non c’è la crescita, si tratta di puro galleggiamento e soprattutto si nascondono i nodi del nuovo Patto di stabilità europeo che considerando il debito dei paesi membri rischia di produrre un intervento distruttivo sulla spesa se non si interviene per tempo sul piano della crescita”. E’ questo il giudizio sintetico della Cgil che verrà espresso questa sera nel corso dell’audizione delle Commissioni di Camera e Senato a proposito del Def, il documento di economia e finanza e del Piano di riforme economiche presentato dal governo. “Nel Documento di economia e finanza – scrivono – non esiste un vero riferimento alla crescita. Si pensa appunto di galleggiare in attesa di eventi miracolosi e con riferimenti a una improbabile crescita del Pil. Ma soprattutto, secondo la Cgil, il governo sta nascondendo il vero e proprio diluvio che rischia di abbattersi sull’Italia nei prossimi anni con l’applicazione del nuovo Patto di stabilità che prevede, come è noto, di considerare anche il debito, oltre il rapporto consueto tra deficit e Pil. Una regola che determinerà manovre finanziarie molto più pesanti di quelle effettuate finora e all’insegna di tagli pesantissimi”.
Secondo le analisi di Bankitalia, spiegano infatti da Corso Italia, “l’impatto delle nuove regole europee di stabilità finanziaria potrebbe essere sostenibile solo alla,luce di una crescita intorno al 2%, un obiettivo che secondo il ministero dell’Economia è invece raggiungibile solo nel 2020”. Visto questo quadro, sempre secondo la Cgil, “l’impatto catastrofico sull’economia italiana potrebbe esserci già dal 2013-2014. Si rimanda quindi alla prossima legislatura l’effetto perverso delle mancate scelte o delle scelte sbagliate di oggi”.
“Bisognerebbe – dicono – al contrario affrontare da subito i nodi strutturali”. La Cgil rifiuta dunque la teoria dei cosiddetti “colli di bottiglia che impedirebbero la crescita e ripropone al contrario le riforme del sistema fiscale e il rilancio del lavoro con un vero e proprio Piano nazionale di innovazione”. La Cgil ribadisce inoltre il suo netto no alla delega fiscale, che appare come pura propaganda elettorale. “Le riforme fiscali – concludono – vanno realizzate subito e devono produrre un consistente alleggerimento della pressione fiscale sul lavoro, le pensioni e le imprese, anche attraverso una nuova tassazione delle grandi ricchezze (sul modello francese) e una tassazione delle rendite finanziarie in linea con il resto dell’Europa”. (LF)
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