Tra campi e cantieri sono circa 550.000 le persone che in Italia lavorano sotto caporale. Sono questi i numeri che Flai-Cgil e la Fillea Cgil hanno reso noto oggi a Roma al teatro Ambra Jovinelli durante la presentazione della campagna ‘Stop caporalato’, lanciata dai due sindacati per inserire nell’ordinamento penale il reato di caporalato, che, invece, oggi “è punito in caso di flagranza con una sanzione amministrativa di appena 50 euro per ogni lavoratore ingaggiato”. Secondo Fillea e Flai nel settore agricolo sono 400 mila i lavoratori sotto caporalato mentre l’edilizia ne conta almeno 150 mila. “Nell’edilizia – sostengono – durante gli ultimi anni abbiamo assistito ad una forte espansione degli interessi delle organizzazioni criminali, a causa della crisi, dell’assenza di investimenti, della frammentazione e del sistema di gare al massimo ribasso, hanno potuto investire indisturbate denaro da ripulire e proprie imprese”. “L’ultimo grande business è quello della gestione della manodopera, si stima che almeno 150 mila siano i lavoratori gestiti dai caporali”.
Non diversa, secondo la Flai-Cgil, la situazione in agricoltura dove “ci sono 400 mila lavoratori che vivono sotto caporale e 60 mila lavoratori vivono in condizioni di assoluto degrado, in alloggi di fortuna e sprovvisti dei minimi requisiti di vivibilità ed agibilità”. Secondo la ricerca in agricoltura irregolarità nel 44 per cento delle aziende ed il 49 per cento dei lavoratori in nero; in edilizia irregolarità in oltre il 62 per cento delle imprese ed il 53 per cento di lavoratori in nero. (LF)