Nonostante le stime al rialzo, l’economia italiana è quella che continua a sentire di più gli effetti della crisi del 2008 e quella che, tra i grandi paesi del Vecchio Continente, ha recuperato di meno. È questa la fotografia scattata dal secondo rapporto della Fondazione di Vittorio su “Lavoro e capitale negli anni della crisi”.
Il report evidenzia come il Pil italiano sia calato di 7 punti percentuali tra il 2007 e il 2016. Le proiezioni elaborate lo scorso maggio collocano il nostro Pil, anche per il 2018, ancora cinque punti al di sotto dei valori del 2007. Vanno meglio le economia di Germania e Francia, che sono tornate a crescere già nel 2009, e, nel 2016, presentano un Pil che supera i valori di inizio crisi, rispettivamente del 9,4% e del 5,2%. Una ripresa dovuta soprattutto al buon andamento della domanda interna.
La Spagna è stata, insieme all’Italia, tra le grandi economie continentali che ha risentito maggiormente degli shock recessivi, ma già dal 2014 è tornata a crescere in modo costante, e nel 2016 ha recuperato quasi del tutto le perdite in termini di Pil.
Secondo la fondazione della Cgil, i motivi di questo ritardo vanno ricercati soprattutto nelle politiche di austerità che hanno penalizzato la domanda interna. A questo si deve aggiungere anche una stagnazione delle dinamiche salariali. Non a caso i consumi sono ancora al di sotto del 4,7% rispetto ai livelli del 2007. Una tendenza che sembra destinata a proseguire anche nel 2018.
Analizzando nello specifico i dati, l’andamento della produttività totale dei fattori fa registrare un ribasso del 4,9% in relazione al 2007, mentre quella reale oraria del lavoro dello 0,3%. Per quanto riguarda le variazioni di capitale fisso, anche a causa della mancanza di investimenti, il ritardo accumulato dall’Italia è di 17 punti percentuali rispetto alla zona Euro, e di 35 in confronto alla Germania.
In prospettiva, lo studio della Fondazione di Vittorio prevede una stagnazione dei salari almeno fino al 2020, così come una disoccupazione giovanile che si manterrà ancora su quote molto alte.
T.N.