La Cgil di Roma e Lazio ha presentato stamattina lo stato della produzione delle aziende partecipate della Capitale, chiedendo ai candidati sindaci un confronto per scongiurare la privatizzazione delle aziende come Atac, Ama, Acea, Centrale del Latte, Adir, ma anche Opera e Teatro di Roma: società che in molti casi vanno assai meglio di come vengono descritte, e che comunque potrebbero migliorare attraverso una riforma della gestione.
A innescare la miccia e’ stata una presa di posizione del candidato del Pd, Roberto Giachetti, che ha ventilato l’intenzione, se eletto, di privatizzare il possibile. Parole che hanno lasciato allibito Claudio Di Berardino, segretario generale della confederazione romana: “ Non ci sono piaciute le parole di Giachetti: prima di parlare ed esporre ricette bisognerebbe ragionare un po’ su quello che si è fatto nel corso di questi anni, in cui i lavoratori e le lavoratrici hanno contribuito a opere di risanamento. Il sindacato è disposto a fare la propria parte e anche i lavoratori, ma senza far passare il concetto in cui si punisce il lavoro e i lavoratori. Non abbiamo avuto incontri con nessun candidato a sindaco e nessuno ci ha cercato, quello che sappiamo lo abbiamo letto dai giornali e ci sembra una modalità e un andamento oggettivamente non comprensibile”.
“Abbiamo assistito a dichiarazioni dei candidati a sindaco sulle aziende partecipate del comune di Roma che ci lasciano allibiti – ha aggiunto Alessandro Capitani, segretario regionale della Cgil – bisognerebbe tener conto di chi lavora in queste aziende e degli accordi che sono stati sottoscritti in passato. In queste dichiarazioni è prevalso il richiamo alla privatizzazione, ma secondo noi non è la soluzione”.
Dati alla mano, ogni esponente di una categoria sindacale ha quindi fatto il punto sullo stato di salute delle varie società, per dimostrare che privatizzarle non solo non e’ necessario, ma, al contrario, ne scaturirebbe un danno per la Capitale. Nelle partecipate lavora infatti un esercito di 40 mila persone, senza contare l’indotto, il cui destino sarebbe messo fortemente a rischio da una eventuale campagna di privatizzazioni a tappeto.
Ma qual e’ il vero stato di salute delle varie aziende che fanno capo al Comune? Secondo l’analisi condotta dalla Cgil di Roma e Lazio, non tutte se la passano male, anche se ci sarebbe ancora spazio per forti recuperi di produttivita’ e redditivita’: il problema vero, dunque, e’ la gestione, evidentemente non all’altezza. Per quanto riguarda Atac, per esempio, i numeri della Cgil presentati da Eugenio Stanziale, della Filt, mostrano “un decremento del numero dei biglietti e degli abbonamenti mensili venduti al pubblico: si passa dai 105.478.478 mila BIT del 2011 ai 94.798.117 del 2015, dai 3.584.762 abbonamenti del 2011 ai 2.231.000 del 2015. Ma in seguito agli accordi stupulati col sindacato si e’ messo in moto un processo virtuoso per migliorare la situazione”.
Per Ama la situazione fotografata dalla Cgil vede invece un incremento delle tonnellate di rifiuti differenziati, dalle 369 del 2009 alle 700 del 2015, mentre si evidenzia una crescita non altrettanto proporzionata dei ricavi, che sono stati pari a 7,7 milioni nel 2009 e a 9 milioni nel 2015. “Il guadagno dovrebbe essere arrivato a 50 milioni di euro, invece la differenziata cresce ma gli utili salgono solo del 2%”, ha spiegato Natale Di Cola della Fp.
E ancora, su Acea, spiega Ilvo Sorrentino della Filctem, gli investimenti messi in campo secondo il piano industriale 2016/2020 sono pari a ben 2,4 miliardi di euro, ripartiti nei quattro settori ambiente, energia, idrico, reti. La richiesta della Cgil è che l’assetto societario, che vede il comune di Roma proprietario di Acea al 51%, “resti invariato”.
La Adir, cioe’ le assicurazioni di Roma “producono utili in crescita da 17 anni, si è passati dai 2,9 milioni del 2010 ai 15 milioni del 2013 ai 38 milioni del 2014 che dovrebbero essere confermati anche per il 2015, i dati sono in elaborazione. L’azienda ha 78 dipendenti e 1 dirigente. L’ipotesi di vendere o chiudere una realtà di questo tipo è quindi del tutto incomprensibile”, ha aggiunto Maurizio Mancuso della Fisac.
Sul fronte dell’Opera e del Teatro di Roma, dal 2012 l’investimento del comune di Roma è diminuito del 25%, da 27 milioni a poco meno di 20 milioni. “Alla Scala sono impiegati 800 addetti, all’Opera di Parigi 1200, mentre l’Opera di Roma ne conta meno di 500: non stiamo parlando di lavori in cui la tecnologia ha portato via posti di lavoro, perché si tratta di un lavoro fatto dagli uomini”, ha spiegato Alberto Mancini della Slc.
Eugenio Siracusa, della Flai, ha infine illustrato il quadro della Centrale del latte: “ secondo la sentenza del tribunale che ha reputato impropria la cessione delle quote del gruppo Cirio a Parmalat, attualmente il comune di Roma detiene il 75% delle quote, derivate dalle sentenza, più il 9% pregresso. Le quote rimanenti sono invece suddivise tra gli allevatori. Questa situazione ha generato una fase di stallo in cui 140 lavoratori ogni giorno vivono nell’incertezza”.
“In passato abbiamo fatto questa conferenza subito dopo l’elezione del sindaco Marino – ha ricordato Di Berardino- oggi la facciamo prima delle elezioni. Non vogliamo che si usino le aziende partecipate per prendere voti: un candidato sindaco che parla male del lavoro e dei lavoratori, non lo fa per perdere le elezioni ma probabilmente lo fa perché è convinto che dando un messaggio possa dare altri messaggi all’opinione pubblica. A noi piacerebbe affrontare il tema della riforma. Non so se siamo d’accordo con i candidati o con quello che uscirà dalle urne, ma certamente noi scegliamo la riforma, non la privatizzazione né la vendita, e tantomeno la svendita”.