Le segreterie confederali di Cgil Cisl Uil valutano positivamente il miglioramento di alcune norme inizialmente previste riguardo alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, effettuato durante l’iter di conversione in legge del Dl 69/13 (il cosiddetto decreto ‘Fare’). E’ quanto si legge in una nota unitaria dei segretari confederali di Cgil Cisl Uil, Fabrizio Solari, Luigi Sbarra e Paolo Carcassi. “Riteniamo però necessario – prosegue la nota – evidenziare che alcuni punti scottanti del Dl in oggetto rimangono ancora aperti su temi essenziali per i lavoratori e le lavoratrici, soprattutto per una giusta attenzione alla prevenzione e alla riduzione di incidenti e malattie professionali”.
In particolare, spiegano i tre dirigenti sindacali, “riteniamo che: la norma ‘semplifica’ con troppa libertà l`attestazione della Valutazione del Rischio per le piccole aziende; il parametro dei cinque uomini-giorno rappresenti solo una forma intermedia che non risponde ad alcun valore aggiunto (ancor più per l’utilizzo di un parametro numerico inapplicabile); sia ancora aperta la questione delle notifiche obbligatorie alle autorità competenti riguardo a lavoratori esposti a particolari rischi di elevata dannosità; sia ancora presente la problematica dei Piani Sicurezza e Coordinamento (Psc) e Piani Operativi di Sicurezza (Pos) per le aziende in edilizia, che statisticamente sono soggette ad alto numero di infortuni e malattie professionali.
Cgil Cisl Uil, inoltre, valutano “positivamente il recupero della obbligatorietà dell’informazione degli infortuni mortali e gravi da parte dell`Inail. Nel testo, infatti, si sancisce ora che l’Istituto comunicherà per via telematica alle autorità di pubblica sicurezza, alle aziende sanitarie locali, alle autorità portuali, marittime e consolari, alle direzioni territoriali del lavoro e ai corrispondenti uffici della Regione Siciliana e delle province autonome di Trento e di Bolzano competenti per territorio i dati relativi alle denunce di infortuni sul lavoro mortali e di quelli con prognosi superiore a trenta giorni attraverso il Sistema Informativo Nazionale sulla Prevenzione (Sinp)”.
“Notiamo però che a tutt’oggi questo sistema non è istituito e attivo; occorrerà dunque identificare un’altra forma di trasmissione o incaricare gli istituti territoriali della diffusione delle notizie direttamente ai destinatari in attesa del canale di comunicazione istituzionale. Chiediamo quindi – concludono Solari, Sbarra e Carcassi – un`ulteriore assunzione di responsabilità al Parlamento ed al Governo per modificare il provvedimento, affinché non si producano riduzioni ingiustificate di tutele per i lavoratori e le lavoratrici, oltretutto in contrasto con la legislazione europea vigente”.