Le segreterie confederali unitarie di Cgil, Cisl e Uil e le categorie del Pubblico Impiego e della Scuola hanno deciso il seguente percorso di mobilitazione: fino al 13 novembre si svolgeranno le assemblee nei luoghi di lavoro per illustrare le richieste contenute nelle piattaforme di categoria; fino al 16 novembre sarà dato spazio alle iniziative territoriali di mobilitazione coinvolgendo cittadinanza, ambienti accademici e culturali, parlamentari e amministratori locali. Il 28 novembre sarà, infine, la giornata della manifestazione nazionale.
“Se non ci saranno risposte sia sul fronte degli aumenti salariali -recita il comunicato congiunto di Serena Sorrentino (Cgil), Maurizio Bernava (Cisl) e Antonio Foccillo (Uil)-, sia sulla riapertura della stagione di rinnovo dei contratti; se non verrà liberata dai vincoli esistenti la contrattazione decentrata, strumenti essenziali per migliorare l’organizzazione del lavoro e la qualità dei servizi pubblici, verrà proclamato lo sciopero di tutti i settori pubblici e della scuola per chiedere al Governo di cambiare le scelte che unilateralmente ha inserito nella legge di stabilità, mortificando sia la dignità professionale che la condizione economica dei lavoratori”.
“Scuola, Sanità, Sicurezza, Servizi pubblici, Autonomie locali, Soccorso pubblico, Fisco, Università, Ricerca, Cultura sono funzioni fatte dal pubblico e che garantiscono pari opportunità e benessere per i cittadini – prosegue il comunicato-. Non riconoscere i diritti dei lavoratori e non finanziare le amministrazioni pubbliche e l’innovazione, la ricerca e la formazione non favorisce la crescita e non qualifica la competitività nel Paese. I lavoratori pubblici si mobiliteranno con il sostegno delle Confederazioni per rivendicare legittime prerogative contrattuali e per migliorare la qualità delle Pubbliche Amministrazioni nell’interesse generale di lavoratori e cittadini”.
“Nella Legge di Stabilità – aggiungono i tre segretari confederali- ci sono scelte che vanno nella direzione contraria, mentre nelle riforme del Governo che hanno riguardato la scuola e la pubblica amministrazione si prosegue nella scelta di assegnare potere ai dirigenti nominati dalla politica; di sottrarre competenze alla contrattazione sia nazionale che di secondo livello, dando potere unilaterale alle amministrazioni anche sulle modalità di distribuzione delle risorse contrattuali; infine, non ci sono risposte per i precari né per l’occupazione a causa delle misure che bloccano ancora in larghissima parte il turn-over”.
“Contrattazione vuol dire trasparenza, invece, con scelte unilaterali si producono solo iniquità e discriminazioni. Il sindacato continuerà la propria mobilitazione fino a che ai lavoratori pubblici non sarà restituito il diritto al contratto, alla contrattazione e ad un giusto salario”, concludono.