“Non è accettabile che venga legittimata l’evasione di un preciso obbligo di legge perpetuata negli anni da alcune aziende artigiane. Non possiamo nemmeno accettare la concorrenza sleale che si sta generando tra le imprese. Per anni alcune di esse non hanno versato nessuna contribuzione al Fondo di solidarietà bilaterale per assicurare la cassa integrazione ai lavoratori in periodi di crisi produttiva. Ora vorrebbero venir trattate al pari delle centinaia di migliaia di regolari che, doverosamente, hanno fornito copertura a 850mila lavoratori con l’iscrizione al Fsba”. E’ quanto denunciano il segretario confederale della Cgil, Ivana Galli, il segretario generale aggiunto della Cisl, Luigi Sbarra, e il segretario confederale della Uil, Ivana Veronese.
“Queste aziende – sottolineano – hanno preferito applicare contratti `farlocchi’, sottoscritti da associazioni e sindacati creati ad hoc e, per risparmiare qualche euro magari su suggerimento di qualche consulente fantasioso (fra i tanti corretti e scrupolosi), hanno scelto di sacrificare la regolarità gestionale e lo sviluppo aziendale non iscrivendosi al fondo”.
“Per questo – aggiungono – nonostante la confusione ingenerata dal provvedimento d’urgenza del Tar del Lazio (che non è un giudizio nel merito, ma solo una misura cautelare in attesa del giudizio nel merito ), nonostante la strumentalizzazione politica che se ne sta facendo, nonostante l’assordante silenzio della burocrazia ministeriale, prendiamo positivamente atto che le domande di cassa integrazione, anche provenienti da aziende irregolari, vengono già presentate e lavorate da FSBA: i diritti dei lavoratori anzitutto. Ma riteniamo indispensabile che le imprese artigiane finora, illegittimamente, fuori dal sistema, regolarizzino la loro posizione, con il pagamento rateizzato (36 mesi), a partire da gennaio 2021, senza interessi e sanzioni, delle quote contributive non versate.
Al Governo nel frattempo chiediamo di prevedere risorse adeguate per sostenere le imprese artigiane e lo stesso Fsba (qui serve almeno un miliardo e mezzo), già impegnato nel pagamento degli ammortizzatori: una volta tanto sono i lavoratori dipendenti del comparto artigiano ad essere fra i primi a ricevere un sostegno dei redditi. Solo così ci si può attendere una ripartenza produttiva che si basi sulla sicurezza per gli artigiani, per i loro dipendenti e per i loro clienti”.
Sul tema era intervenuto il segretario generale della Fismic, Roberto Di Maulo, che in una recente intervista a Il diario del lavoro, sottolineava come il meccanismo di “regolarizzazione” del Fondo in realtà nascondesse delle insidie: “Ma come si può pensare di erogare i soldi dello Stato attraverso un Fondo di natura volontaria?” spiegava il sindacalista. Per Di Maulo, il pagamento degli arretrati non è obbligatorio per accedere alle risorse erogate dallo Stato, ma gli operatori del Fondo FSBA richiedevano lo stesso gli arretrati alle imprese artigiane non iscritte che facevano domanda, pena la non erogazione delle risorse: “È una pratica illegittima, una truffa, insomma in termini tecnici stanno rubando soldi.“
E.G.