Senza contratto, mal pagati e privi di ogni sicurezza: ecco gli “invisibili”, le migliaia di extracomunitari – 80mila secondo la Cgil – che lavorano nei campi sotto caporale. Sono loro i protagonisti dell’iniziativa “Gli invisibili nelle campagne di raccolta”, lanciata oggi (5 luglio) a Lecce da Cgil, Flai (il sindacato del settore agroalimentare) e Inca (il patronato).
Gli sfruttati arrivano quasi tutti da Senegal, Costa D’Avorio, Ciad, Sudan, Burkina Faso, Egitto, Tunisia, Libia, Marocco. Nei mesi estivi sono impegnati nelle campagne pugliesi per i pomodori e le angurie. A Nardò, Galatina, Seclì, Copertino, Leverano, Veglie e Porto Cesareo, secondo i dati del sindacato, a dispetto di 460 stanziali impiegati come braccianti agricoli in modo regolare, nel periodo luglio-agosto- settembre si registra un incremento pari almeno a 800 unità che vanno a sommarsi ai lavoratori presenti tutto l’anno.
I migranti, in realtà, non sono stanziali ma costretti a seguire le attività stagionali: dalle angurie a Nardò passano alla raccolta dei pomodori nella Capitanata; dalle olive e ortaggi in Salento alla raccolta delle patate e degli agrumi nel Siracusano; dalle pesche e ortaggi nel casertano agli agrumi nella piana di Gioia Tauro; dalla raccolta dei pomodori in Basilicata ai prodotti orticoli a Latina; dall’uva in Veneto alle mele in Trentino.
Le condizioni in cui si trovano da Nord a Sud, denuncia il sindacato, sono vergognose per un paese civile: “Mancato rispetto dei contratti, lavoro nero, sotto salario, senza orari e senza sicurezza, obbligati a comprare dal caporale anche cibo e acqua. Gli stranieri che vivono simili condizioni di sfruttamento sono oltre 80mila, uomini e donne giunti nel nostro paese con la falsa promessa di un permesso di soggiorno e di un lavoro regolare che non è mai arrivato”.
Da tempo il sindacato degli agricoli denuncia gli episodi di sfruttamento e propone interventi di contrasto a situazioni di vera e propria schiavitù. Dopo l’esperienza di strada e la mobilitazione che ha visto approvata la normativa che ha reso il caporalato un reato penale, ora prende il via questo progetto che durerà due anni. La Flai, insieme alla Cgil e ai suoi servizi, raggiungerà i lavoratori con un camper per portare assistenza con medici e avvocati.
Si parte a pochi chilometri da Nardò, scenario lo scorso anno del primo sciopero dei migranti e oggi luogo di una nuova emergenza, “poiché le centinaia di lavoratori giunti per le campagne di raccolta – denuncia la Cgil – quest’anno non hanno trovato alcun centro di accoglienza attrezzato con servizi minimi per essere ricevuti in condizioni dignitose e non finire nelle mani dei caporali”.