Mentre il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, attende “che squilli il telefono” e Marchionne le “spieghi quale siano le nuove strategie”, cresce l’apprensione per il futuro produttivo e occupazionale negli stabilimenti Fiat, soprattutto per quelli che più rischiano nel breve periodo di fare le spese dell’annullamento del piano Fabbrica Italia, annunciato dal numero uno del Lingotto. Lo afferma il segretario generale dell’Ugl, Giovanni Centrella, in un’intervista al Secolo d’Italia.
Alla domanda se l’Ugl e gli altri sindacati firmatari degli accordi con Fiat si sono trovati spiazzati dal “naufragio” del progetto di investimenti “Fabbrica Italia”, Centrella risponde: “sì, ma non ci pentiamo affatto degli accordi presi che hanno tutelato il futuro di tanti operai e garantito investimenti produttivi. Al momento abbiamo chiesto a Marchionne di essere convocati ufficialmente per conoscere come cambiano i contenuti di questo progetto. Progetto che nei fatti è esistito e per noi esiste ancora, altrimenti a Pomigliano avremmo solo esuberi e un vecchio modello di auto da rottamare”.
Da Marchionne, aggiunge, ci aspettiamo “che rispetti gli impegni presi. Riteniamo che la situazione in cui versa la Fiat non dipenda tanto dall’azienda ma della situazione complessiva di crisi del mercato dell’auto in Europa. Bisogna considerare che a dettare le regole è il mercato e gli errori commessi vanno subito corretti con il massimo spirito di collaborazione per tornare competitivi e non dare alibi a Fiat di andarsene dall’Italia”.
Quanto alle parole di Fornero, Centrella sottolinea: “non solo il ministro è in clamoroso ritardo ma ha responsabilità serie sul precipitare delle cose. Il governo doveva monitorare la situazione e preoccuparsi quando noi sindacati avevamo lanciato l’allarme su una situazione di sofferenza e chiedevamo maggiori controlli. Il monitoraggio non c’è stato e tutto è rimasto in mano a Fiat. A questo punto – conclude – il Paese deve sapere quale è il nuovo progetto della Fiat: quali investimenti, quali nuovi prodotti, in quali stabilimenti e con quanta occupazione”. (FRN)