Le azioni della Centrale del latte di Roma tornano nella mani del Campidoglio. Nella tarda serata di sabato Parmalat ha comunicato che il Tribunale di Roma, rigettando tutte le sue richieste, ha deciso che Roma Capitale, controllata del Comune, “è l’attuale e unica proprietaria” del 75% della Centrale del latte in possesso di Parmalat e ha condannato la società “all’immediata restituzione” delle azioni. La decisione arriva dopo che la stessa Parmalat, nel febbraio del 2011, aveva chiesto alla giustizia civile di “accertare la proprietà delle azioni” dopo che la magistratura amministrativa aveva dichiarato nulla la vendita fatta un anno prima dal Comune alla Cirio di Sergio Cragnotti. In sostanza, il Comune cedette i tre quarti della centrale alla Cirio con una clausola che vincolava l’acquirente per cinque anni a non rivendere quella quota della società. Senonchè, all’inizio del 1998, Cirio vendette a Parmalat la Centrale del Latte, nel frattempo confluita in Eurolat.
“Esprimiamo profonda preoccupazione per il futuro occupazionale alla Centrale del Latte di Roma e nell’intero gruppo Parmalat, in quanto la sentenza del tribunale di Roma non significa che la Centrale del Latte diventerà comunale”. Questo il commento, in una nota congiunta, di Stefano Faiotto, segretario nazionale Fai-Cisl, di Mauro Macchiesi, segretario nazionale Flai-Cgil e di Tiziana Bocchi, segretario nazionale Uila-Uil.
“Siamo – scrivono – di fronte, dal punto di vista della gestione aziendale, all’ennesimo pasticcio all’italiana che rischia di mettere in crisi l’asset industriale dell’impianto. Infatti, come ampiamente dimostrato, gli attuali equilibri produttivi della Centrale di Roma possono essere mantenuti solo nel
perimetro del gruppo Parmalat, così come lo stesso piano finanziario della Parmalat non regge senza i risultati della Centrale del Latte di Roma”.
“Se non si vogliono mettere in discussione centinaia di posti di lavoro a Roma e negli altri stabilimenti, – aggiungono – l’unica strada è quella di ricercare una soluzione extra-giudiziale che salvi l’attuale perimetro industriale di Parmalat e riconosca al comune di Roma il giusto risarcimento economico”. “Inoltre – concludono i tre segretari nazionali – c’è il rischio che sull’area romana e laziale venga messa in crisi l’intera filiera produttiva della regione, già fortemente ridimenzionata negli ultimi anni. Alla luce di tutto ciò, Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil chiedono a Governo, alle Istituzioni locali e alla Regione Lazio di intervenire per impedire l’ennesimo scempio produttivo nel settore agroalimentare del nostro paese”.
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