“Siamo a un tornante della storia, nulla sarà più come prima”. Questo il concetto espresso con forza dal presidente di Federmeccanica, Pier Luigi Ceccardi, all’assemblea annuale dell’organizzazione. Il presidente dell’associazione degli industriali metalmeccanici ha spiegato che “l’industria che abbiamo conosciuto nel secolo scorso è finita per sempre” e che “il motore della crescita sta ormai altrove, in Cina e in India”. Per Ceccardi la crisi “è durissima, ma per i paesi export oriented come l’Italia, le opportunità non mancheranno se il paese saprà orientare la sua produzione verso l’oriente e riposizionare la sua produzione su tipologie e segmenti di prodotto a più alto valore aggiunto”. Per recuperare la competitività persa, prosegue, è necessario però diminuire il costo del lavoro italiano e aumentare la produttività come hanno fatto Francia e Germania. Secondo Ceccardi il mondo sindacale ha capito questa necessità e lo ha dimostrato prima con la riforma degli assetti contrattuali, con il rinnovo del contratto metalmeccanico e con l’accordo sulla Fiat di Pomigliano. Solamente la Fiom, sostiene, non ha collaborato e ha intrapreso una strada senza uscita che la ha portata a trasformarsi in “un sindacato radicale e antagonista incapace di concludere accordi”.
Sulla Fiat di Pomigliano Ceccardi ha detto che “si deve applaudire ad un’iniziativa che porta investimenti in una delle zone più martoriate del nostro Sud grazie a una scelta di grande visione e coraggio imprenditoriale effettuata dal maggiore gruppo industriale italiano”. Il presidente di Federmeccanica ha poi ricordato che nel dicembre scorso l’associazione insieme con Fim, Uilm e Ugl e Fismic, ha presentato una ricetta per uscire dalla crisi che ha come epicentro tre richieste: una politica industriale che dia sostegno agli investimenti e alla domanda; un ampliamento degli ammortizzatori sociali; una riduzione della fiscalità sul impresa e sul lavoro.
Ceccardi ha concluso la relazione ricordando che dopo i “disastri prodotti dalla finanza è necessario riscoprire le virtù dell’industria manifatturiera”. (LF)