Il Consiglio dei ministri ha approvato “salvo intese” il ddl sulla riforma del mercato del lavoro. La decisione arriva dopo cinque ore di discussione.È prevista, riferisce il governo in una nota, l’introduzione di un rito procedurale abbreviato per le controversie in materia di licenziamenti, che ridurrà ulteriormente i costi indiretti del licenziamento. Per i licenziamenti per motivi economici “il datore di lavoro può essere condannato solo al pagamento di un’indennità”. “Particolare attenzione – precisa il comunicato di palazzo Chigi – è riservata all’intento di evitare abusi”. Nella lettera di licenziamento sarà obbligatoria l’indicazione dei motivi. Il testo prevede “tre regimi sanzionatori.
La riforma del mercato del lavoro “favorirà, anzitutto, la distribuzione più equa delle tutele dell’impiego, contenendo i margini di flessibilità progressivamente introdotti negli ultimi vent’anni e adeguando all’attuale contesto economico la disciplina del licenziamento individuale”.
Arriva il congedo di paternità obbligatorio e via libera al “regolamento che definisce termini e modalità di attuazione della disciplina delle cosiddette ‘quote rosa’ alle società controllate da pubbliche amministrazioni”, con l’obiettivo di potenziare l’accesso delle donne alle posizioni di vertice.
Sull’apprendistato “tutte le parti coinvolte nella concertazione si sono trovate d’accordo”, ha riferito il Consiglio dei ministri. “Il nuovo impianto del mercato delle professioni attribuisce massimo valore all’apprendistato – inteso nelle sue varie formulazioni e platee – che diviene il ‘trampolino di lancio’ verso la maturazione professionale dei lavoratori”. Con l’obiettivo di perseguire “l’equità di genere” e favorire l’occupazione femminile la riforma del lavoro prevede “norme di contrasto alla pratica delle cosiddette dimissioni in bianco con modalità semplificate e senza oneri per il datore di lavoro e il lavoratore” e anche “il rafforzamento con l’estensione sino a tre anni di età del bambino (oggi è fino a un anno) del regime della convalida delle dimissioni rese dalle lavoratrici madri”. Le aziende potranno stipulare accordi con i sindacati maggiormente rappresentativi, finalizzati a incentivare l’esodo dei lavoratori anziani. Si crea così “una cornice giuridica per gli esodi con costi a carico dei datori di lavoro”. Con la riforma del Lavoro approvata dal Consiglio dei ministri “si potenzia l’istituto dell’assicurazione contro la disoccupazione estendendone l’accesso ai più giovani, a coloro che sono da poco entrati nel mercato del lavoro e alle tipologie di impiego attualmente escluse (ad esempio quella degli apprendisti)”. (FRN)