L’Istat ha pubblicato i dati ufficiali dell’indice Ipca su cui sono basati gli aumenti in busta paga previsti dal Ccnl Metalmeccanici, questo crea degli effetti negativi. Occorre fare una premessa, noi abbiamo una storia contrattuale che ha compresso tutte le disponibilità esistenti sul versante retributivo a favore del contratto nazionale. Circa il 90% della retribuzione è governato da elementi stabiliti nazionalmente, esiste una larga area pari almeno all’8% che viene coperta dalle elargizioni che l’azienda dà a chi ritiene più meritevole unilateralmente e rimane un 2% al complessivo monte salari destinato alla contrattazione aziendale. Da qui alcuni effetti negativi: uno dal punto di vista politico e cioè che tutti siamo uguali, questo vuol dire che non c’è più nessuno che premia l’impegno individuale o collettivo e questo ha contribuito a creare quel gap negativo di produttività rispetto agli altri paesi europei. Indubbiamente il fatto che i salari fossero così schiacciati e poco propensi a retribuire il contributo individuale collettivo alla creazione di produttività ha contribuito a creare questo divario. Il secondo aspetto è la caduta del primo, la ricchezza bisogna dividerla dove si produce. Se non viene ripartita laddove la si produce, cioè nel luogo di lavoro, c’è qualcuno che prende meno di quanto dovrebbe avere e qualcuno che prende più di quello che l’azienda potrebbe concedere con effetti distorsivi clamorosi.
La chiusura di molte aziende è dovuta al fatto che l’alto costo del lavoro per la tassazione e l’alto costo del lavoro per via di contratti nazionali che si sono succeduti nel tempo ad altissimi aumenti, hanno creato scompensi grandissimi nel sistema. Il contratto firmato il 26 di novembre, rimette apposto la situazione in maniera negativa per i lavoratori. Aver agganciato all’Ipca, come fa il testo unico di CGIL, CISL e UIL e Confindustria, gli aumenti contrattuali degli anni futuri, comporta una cosa ridicola: l’aumento contrattuale che ci sarà a giugno 2017 al lavoratore metalmeccanico medio di 5 livello sarà di 1,77 euro lordi ed è un fenomeno mai successo nella storia. La prima considerazione da fare è che la produttività non può esser distribuita nel contratto nazionale, deve essere fatta a livello aziendale quindi il contratto nazionale, in anni di bassa inflazione, deve occuparsi d’altro, di regole generali , di normare i diritti e di vedere quali sono novità di legge che sono numerose. Magari i contrattatori avrebbero dovuto pensare più a queste cose che sono cose reali, che a distribuire aumenti salariali di 1,77 che sono veramente una vergogna e questo fa sì che il lavoratore al quinto livello a cui sono stati sottratti 35 euro, impieghi circa quattro anni per pareggiare il conto per il servizio contrattuale ricevuto.
Inoltre, siamo di fronte a discriminazioni da parte di Federmeccanica e Assistal che hanno impedito alla Fismic di firmare il contratto. Siamo un elemento eccentrico rispetto a un sistema che cerca di conservare quello che c’è stato fino ad ora, che è stato fino agli anni ’80 una crescita di diritti indispensabile a una società che voleva rimodernarsi. Negli anni successivi la contrattazione collettiva è diventata un elemento di freno della modernità e della possibilità per le industrie di competere. Noi firmiamo il contratto nazionale dei metalmeccanici da oltre 35 anni e da oltre 35 anni abbiamo un rapporto positivo con le controparti e con i lavoratori. Neanche le Confindustrie locali erano perfettamente a conoscenza del fatto che c’avessero impedito i firmare il contratto nonostante avessimo seguito tutto l’iter di procedura negoziale.
E proprio perché ci troviamo di fronte a un’ingiustizia, dobbiamo combatterla. Un’ingiustizia che ha il profumo di un’immotivata discriminazione, come affermato sopra, e a cui cercheremo di far fronte.