Miracoli del governo Meloni. Riuscire a ricompattare Cgil, Cisl e Uil dopo anni di freddezze e distanze sempre più preoccupanti non era facile, anzi, sembrava ormai impossibile, specie per quanto riguarda Cgil e Cisl: la prima molto critica verso il governo, la seconda più disponibile e dialogante. E però anche i più dialoganti si arrabbiano, se poi il dialogo non c’è, o è presa in giro.
Miccia che fa esplodere la bomba: la riforma fiscale presentata ieri malamente e sciattamente ai sindacati in un incontro a Palazzo Chigi dal quale anche Luigi Sbarra è uscito furioso. Così accade che anche il leader Cisl finisce per dire “ora basta”, accogliendo l’invito lanciato da Maurizio Landini nella sua relazione al Congresso Cgil in corso a Rimini.
“Caro Luigi e caro Pierpaolo – ha detto Landini dal palco congressuale – per noi è il momento di mobilitarci. Facciamolo insieme. Organizziamo già nei prossimi giorni una campagna straordinaria di assemblee nei luoghi di lavoro e sul territorio aperte a tutti i lavoratori, ai pensionati, ai giovani, ai cittadini, alle associazioni per discutere e sostenere le nostre proposte su fisco, sanità, previdenza, salario e rinnovo dei contratti, politiche industriali e ambientali, superamento della precarietà”.
Replica di Sbarra, poco dopo: “caro Maurizio, caro Pierpaolo: incontriamoci. Siamo pronti a valutare insieme iniziative di lotta comuni per dare risposte sul merito ai tanti dossier aperti e aprire uno spazio di confronto vero e strutturato”. Col governo, spiega il leader Cisl, di fatto non c’è stato alcun dialogo, “né sulla lotta all’inflazione né sulla riforma delle pensioni”. I tavoli promessi sono svaniti, e quello che resta è “ministri in confusione, impegnati più a dichiarare che a costruire”. L’ultima goccia è stata, appunto, la questione fisco: “La priorità per noi è abbassare le tasse a lavoratori, pensionati e famiglie. Lo abbiamo detto al Governo che invece ci convoca a poche ore dal portare la legge delega in Cdm e si presenta al tavolo definendo solo principi generali, portando argomentazioni sommarie e lacunose”.
Insomma, se il governo mette alla prova la capacità di mobilitazione del sindacato, “stia pur certo che non ci tireremo indietro – avverte Sbarra – Siamo pronti a valutare con voi quale iniziative di lotta mettere in campo a sostengo delle nostre ragioni. Vediamoci subito per definire le modalità, l’intensità e i tempi da dare per una fase di lotta e mobilitazione”.
Risponde a stretto giro anche il leader della Uil Pierpaolo Bombardieri: “Maurizio e Gigi: possiamo vederci domani. Maurizio, hai lanciato una proposta: è ora di mobilitarci. Ho sentito Gigi e con piacere ho registrato una disponibilità. Dico che la mobilitazione l’abbiamo cominciata da due mesi e siamo pronti a continuarla insieme se l’obiettivo è quello di cambiare le cose”. La differenza è che prima Cgil e Uil marciavano da sole, ora invece c’è anche la Cisl, tanto da consentire di tornare a parlare di unità sindacale: “Mi pare ci siano le condizioni per l’unità sindacale – ha detto infatti Bombardieri – una unità che sia in grado di dimostrare la propria autonomia dai partiti, di dare risposte. Non possiamo stare fermi, tocca a noi ridare speranza ai lavoratori e dimostrare che le cose possono cambiare. Tocca a noi mobilitarci per costruire un Paese diverso con meno diseguaglianze, caricarci sulle spalle questa responsabilità. Facciamolo insieme, saremo più forti e riusciremo a vincere”.
E insomma, questo è il miracolo compiuto da Meloni: ciò che Draghi aveva separato (contro il suo governo si era infatti consumato lo strappo dello sciopero proclamato da Cgil e Uil, senza la Cisl. Inaugurando il grande freddo tra le confederazioni) ora Giorgia riunisce. La premier, oltretutto, venerdi sarà a sua volta sul palco di Rimini, davanti alla platea dei quasi mille delegati Cgil, e qualche risposta dovrà darla. Ma chissà.
Nunzia Penelope