Confindustria nella Congiuntura flash di settembre ha condotto due simulazioni econometriche per il prezzo del gas: la prima che rimanga fino a fine 2023 a 235 euro/mwh (il valore medio di agosto); la seconda a 298 euro/mwh (il livello medio atteso dai futures). L`impatto per l`economia italiana (rispetto a un baseline in cui il prezzo del gas è tenuto fermo alla media dei primi 6 mesi del 2022: 99 euro) è stimato in una minore crescita del Pil del 2,2% e del 3,2% cumulati nel biennio 2022-2023, nei due scenari, e in 383mila e 582mila occupati in meno.
“L`abnorme rincaro del gas e i rischi di carenza sui volumi – sottolinea ancora Confindustria – hanno un impatto pesante sull`Italia e gli altri paesi europei, importatori di gas. Frenando le altre economie, ciò penalizza ancor più l`Italia, attraverso un minore export. Confindustria ha ipotizzato due scenari alternativi: il primo con i prezzi delle materie prime energetiche (gas, petrolio, carbone) che rimarrebbero fino a fine 2023 ai valori medi di agosto; l’altro ai livelli medi attesi in base ai futures.”
L`incidenza dei costi dell`energia sul totale dei costi di produzione potrebbe salire fino all`11,0% nel 2022 e fino al 14,6% nel 2023 per l`economia italiana, dal 4,6% pre-pandemia. Per la manifattura, l`incidenza dei costi energetici, nello scenario peggiore, atteso dai mercati, finirebbe al 10,2% nel 2022 e al 13,7% nel 2023, più che triplicata rispetto al 3,9% pre-crisi.
E.G.