Lo scorso 13 gennaio Federmanager e Confapi hanno sottoscritto il rinnovo del contratto per Dirigenti e Quadri superiori delle piccole e medie aziende produttrici di beni e servizi. Tra le novità c’è l’istituzione del Fondo Pmi WelfareManager e la valorizzazione delle figure manageriali interne alle Pmi italiane. Il diario del lavoro ha intervistato il direttore generale di Federmanager, Mario Cardoni.
Quali sono i contenuti principali del contratto?
Uno dei punti di forza di questo rinnovo è il Fondo Pmi WelfareManager, una nuova iniziativa bilaterale dedicata alle politiche attive e passive per i dirigenti che perdono il posto di lavoro. L’obiettivo è di tenere saldo da un punto di vista professionale chi perde l’occupazione e, se non c’è una ricollocazione, integrare con uno strumento di sostegno economico. Quello che più ci interessa è non disperdere queste professionalità.
Abbiamo inoltre estrapolato alcune iniziative preesistenti e generato un apposito ente di riferimento, con la priorità di riattivare strumenti che abbiamo evoluto nella certificazione delle competenze di alcune figure specifiche utili alle Pmi, come ad esempio il temporary manager, il manager per l’internazionalizzazione, l’export manager e quello per le reti d’impresa e da ultimo l’innovation manager.
Qual è quindi l’obiettivo del contratto?
Il nuovo modello è volto a dare una solida base di riferimento per il piccolo imprenditore che si vuole dotare di una competenza manageriale. In sostanza, tutto questo contratto è finalizzato a una maggiore presenza di figure manageriali nelle Pmi. Il contratto ha inoltre delle formule molto flessibili che consentono l’inserimento del dirigente nell’azienda prevedendo dei periodi iniziali a costi molto competitivi.
La dotazione di nuove competenze manageriali è orientata anche alle sfide dell’industry 4.0?
È fondamentale e prioritario avere delle competenze nell’azienda che sappiano gestire e trarre vantaggio dalla digitalizzazzione delle imprese. Ormai siamo alle porte dell’Industria 4.0 ed è importante perché il progetto di cui si discute si sofferma sugli strumenti tecnologici.
È previsto un piano di formazione all’interno delle società?
Assolutamente. Lavoreremo sul piano della formazione attraverso gli enti bilaterali. Il Fondo Dirigenti Pmi, così come la Fondazione Idi, avranno come obiettivo prioritario quello di realizzare progetti formativi molto concreti che guardino alle esperienze delle Pmi per introdurre in queste realtà delle dosi abbondanti di tecnologie digitali.
Quali sono le competenze del quadro superiore?
Nelle piccole aziende ci sono figure manageriali che non hanno un riconoscimento tale e che per disciplina contrattuale vengono messi insieme a tutti gli altri lavoratori. È per questo che abbiamo definito il ruolo del quadro superiore, un manager per quelle imprese che non hanno le risorse e le culture per la crescita di un dirigente strutturato all’interno dell’azienda. Abbiamo voluto dare un elemento distintivo e un riconoscimento a questo ruolo.
Il fatto che il quadro sia una figura “nuova” incentiva l’assunzione di giovani?
C’è l’intenzione di offrire un percorso per i giovani partendo anche dall’apprendistato di alta formazione, un accordo che abbiamo fatto alcuni anni fa, e che consentirebbe l’inserimento dei giovani in una piccola impresa attraverso un processo virtuoso che porta verso le funzioni più alte, in una cornice contrattuale coerente e adeguata alla disponibilità economica delle aziende.
E rispetto ai dirigenti?
Per quanto riguarda i dirigenti per dare potenziale ai fondi bilaterali abbiamo introdotto un contributo obbligatorio pari allo 0.5% al Previndapi, il Fondo di previdenza complementare, a carico dell’azienda che deve essere obbligatoriamente versato a prescindere dall’adesione volontaria del dirigente. Questo ci consentirà di conoscere la platea, di poterla intercettare e spiegare i motivi per cui è opportuna una adesione alla previdenza complementare viste le prospettive future della previdenza pubblica.
Ci sono elementi di novità nel nuovo contratto?
La novità sui cui stiamo lavorando in queste settimane è quella di dedicare una sezione specifica ai rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, cioè ai cosiddetti professional, che sono consulenti che operano in queste piccole aziende a cui vogliamo dare un destino contrattuale, anticipando un po’ quella che è la discussione in parlamento sul disegno di legge sul lavoro autonomo e puntando sulla formazione, sulla previdenza, sull’assistenza sanitaria.
L’intesa con Confapi è stata semplice da raggiungere?
Tra Federmanager e Confapi si è da tempo instaurato un rapporto moderno, un passo avanti nelle relazioni industriali. Abbiamo individuato tutti questi fattori, li abbiamo portati avanti e gestiti durante la vigenza di un contratto, senza aspettarne la scadenza e redigendo un documento su cui iniziare la trattativa. Abbiamo un osservatorio permanente che ci consente di individuare quelle che sono le problematiche e di poter discutere in ogni momento quelle che possono essere opportunità e iniziative utili al mondo delle persone che rappresentiamo.
Qual è lo stato di salute delle Pmi italiane di beni e servizi?
La situazione delle piccole imprese, e anche un po’ più in generale, non è così favorevole. Lo testimonia il tasso di crescita che in Italia è ancora basso e, se guardiamo il panorama della piccole imprese, è ancora al di sotto. Non ci sono quindi le condizioni oggi perché si facciano degli investimenti importanti, venendo a mancare un quadro di ripresa economica più strutturato. Noi però abbiamo messo a punto tutti gli strumenti perché ci auguriamo che ci sia questo tipo di percorso virtuoso che possa tra qualche mese potersi avvalere degli strumenti per poter cogliere delle opportunità.
Elettra Raffaela Melucci