E’ scontro durissimo tra Maurizio Landini e la Cgil. Motivo: la decisione della confederazione di convocare il prossimo direttivo del 5 e 6 ottobre a Milano, con annessa giornata di visita all’Expo. Per Landini si tratta di una scelta inspiegabile, e quindi, presa carta e penna, scrive una lettera di fuoco alla segreteria confederale e alla presidenza del direttivo nella quale annuncia che non prendera’ parte alla riunione.
Per due motivi. Il primo: “il luogo scelto è parecchio discutibile, sia per i tanti scandali che hanno accompagnato la gestione dell’area e la costruzione degli impianti, sia per le condizioni di lavoro al suo interno”. Ma l’accusa peggiore arriva poche righe dopo: ‘’ancor piu’ grave –scrive ancora Landini- è l’intermezzo previsto nel bel mezzo della discussione del Direttivo, con una visita guidata ai padiglioni dell’Expo: uno spreco di tempo e soprattutto di risorse, finanziare un tour turistico di dirigenti sindacali con i soldi dei nostri iscritti non mi sembra proprio il modo migliore per affrontare una fase che per le lavoratrici e i lavoratori è segnata soprattutto da difficoltà e sacrifici, né mi sembra possa fornire alcun contributo a rappresentare al meglio i loro interessi. Trovo normale che un dirigente sindacale possa andare a visitare l’Expo il sabato, la domenica o prendendo un giorno di ferie come può fare un qualsiasi nostro iscritto o semplice cittadino. Per tutto questo vi informo che non parteciperò a questa prima giornata del Direttivo dandovi appuntamento al giorno dopo”.
Pronta la replica di Corso Italia. “Caro Maurizio, ci riesce davvero difficile cogliere il senso della tua lettera. Perché abbiamo scelto quella sede? Perché lì lavorano migliaia di persone e i delegati da loro eletti ci hanno chiesto di essere con loro, di aiutarli a dare visibilità al loro lavoro, al loro impegno sindacale ed ai risultati contrattuali raggiunti. Perché il sindacato si è con forza battuto e si batte per la trasparenza, la legalità degli appalti e per la sicurezza di chi lavora; perché anche su questo abbiamo ottenuto dei risultati importanti che vogliamo valorizzare. Perché la Cgil è impegnata a far sentire la propria voce e ad usare la propria forza rappresentativa affinché il dopo Expo sia caratterizzato da maggiore occupazione e da un uso socialmente corretto e trasparente dell’attuale area espositiva”.
Ma a stretto giro arriva la controreplica del leader Fiom: “Care compagne e cari compagni, in primo luogo sembra preoccupante che per far sentire la nostra voce nei luoghi dove le condizioni di lavoro sono più difficili o dove è messa a rischio la legalità sia necessario organizzarci un Direttivo nazionale. Se vogliamo prendere sul serio le motivazioni che voi portate per la convocazione del prossimo Direttivo all’Expo di Milano, vi chiedo perché mai non ci siamo ancora convocati, ad esempio, davanti alla Fca di Pomigliano dove i diritti sono calpestati ogni giorno e in via permanente, o all’Eni di Priolo dove si muore di lavoro, nei campi agricoli gestiti dal caporalato o a una delle tante scuole che di recente si sono mobilitate contro la cosiddetta “buona scuola” del Governo. In secondo luogo non mi sembra abbiate risposto alla principale obiezione che vi ponevo, che detta in parole semplici suona così: perché mai un dirigente della Cgil deve essere finanziato per visitare l’Expo e non si paga quella visita da solo, se vuole farla? Perché di questo si tratta, di una visita in orario di lavoro. Un lavoro pagato con i contributi degli iscritti”.