Molte parole ma, ancora, poca concretezza. In sostanza è questo l’esito del tavolo convocato al ministero del Lavoro dopo la morte del bracciante indiano Satnam Singh in provincia di Latina. Un tavolo fortemente voluto da i sindacati di categoria, Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila Uil e convocato a stretto giro dalla ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Elvira Calderone, al quale ha partecipato anche il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, e le rappresentanze delle imprese.
Lo scopo di tutti è dichiarare guerra al caporalato e intensificare tutte quelle che sono le azioni a contrasto di un sistema che mortifica il lavoro, mette a repentaglio le vite umane e non fa crescere la qualità del lavoro in un comparto importantissimo come quello dell’agricoltura” ha detto la ministra Calderone. Calderone ha aggiunto che si stanno “intensificando i controlli, abbiamo aumentato il numero di assunzioni di ispettori. Sono stati già banditi i concorsi, saranno su basi regionali. Rafforzeremo tutti gli ispettorati regionali”. Inoltre, ha detto ancora la ministra, si punterà su un “attento, puntuale, sinergico lavoro di consultazione delle banche dati a disposizione, comprese quelle che ci darà il Ministero dell’Agricoltura con Agea”. Inoltre si intende “potenziare la rete agricola di quantità, perché il contrasto al caporalato passa anche per il sostegno a chi gestisce regolarmente le attività lavorative e soprattutto l’agricoltura”.
Il tavolo di oggi – ha detto il ministro Lollobrigida – “è un tavolo aperto, che mette a disposizione le competenze di ogni settore per soluzioni anche immediate e correzioni di rotta rispetto a norme di cui tutti rivendicano l’esistenza, ma allo stesso tempo l’inapplicazione o l’inefficacia”. Lollobrigida ha segnalato la necessità di lavorare anche “sulla forza lavoro che arriva da paesi terzi, dotandola di formazione anche sui diritti sindacali, oltre che sulle conoscenze basiche della lingua italiana perché possano per esempio aiuto e soccorso”. Il ministro ha anche segnalato come anche la concorrenza sleale da parte di altri paesi e ha ribadito come in Europa “chiediamo che su importazioni e accordi di scambio vengano inseriti il rispetto dei diritti umani e dei diritti dei lavoratori”.
Sul fronte sindacale, la Flai-Cgil, attraverso Davide Fitti, segretario nazionale, afferma la propria insoddisfazione per l’esito del tavolo interministeriale. “Apprezziamo la convocazione da parte del governo – ha detto – che evidentemente ha riconosciuto l`esistenza di una situazione di estrema gravità. Al tempo stesso sono arrivate perlopiù promesse”.
Per la Flai Cgil “non basta una modifica della Bossi-Fini. Fin quando resteranno in piedi i capisaldi della legge, compreso il cosiddetto `decreto flussi`, che si sta dimostrando insufficiente e addirittura dannoso, troppe lavoratrici e lavoratori continueranno ad essere invisibili, con il permesso di soggiorno sempre a rischio, facile preda di caporali e imprenditori senza scrupoli. Per giunta non è stato preso alcun impegno sui fondi del Pnrr stanziati per il superamento di quella autentica vergogna che sono gli `insediamenti informali`, veri e propri ghetti dove migliaia e migliaia di migranti sopravvivono in condizioni miserevoli, indegne di un paese civile”.
“Siamo indignati per quanto accaduto e ci stringiamo alla famiglia del bracciante morto e a tutta la comunità indiana, però se davvero vogliamo debellare la piaga del caporalato è importante non agire sull`onda dell`emotività – ha detto il segretario generale della Fai-Cisl, Onofrio Rota – perché il fenomeno, come denunciamo da anni, è radicato in specifici raccolti e territori, dunque serve una risposta strutturale. Al Governo chiediamo anzitutto di valorizzare l’incrocio dei dati e accelerare le misure previste per l`efficientamento dell`Ispettorato del Lavoro e quelle programmate con il Pnrr per gli alloggi dei braccianti, poi vanno superate le politiche dei click day per i decreti flussi: se davvero vogliamo dichiarare guerra allo sfruttamento dobbiamo partire soprattutto da una efficace emersione di chi diventa irregolare, perché chi vuole lavorare e non ha commesso reati non può rimanere nel limbo allo scadere del contratto, parliamo di persone cui dobbiamo riconoscere dignità e inclusione, altrimenti le ritroviamo nei tanti ghetti sparsi sul territorio. Poi vanno coinvolti gli enti bilaterali agricoli, presenti in ogni provincia, per governare con efficienza e trasparenza l`incontro tra domanda e offerta di lavoro. Vanno inoltre attuati i protocolli territoriali anti caporalato in tutte le loro parti, così come per le cabine di regia, che servono a moltiplicare le buone pratiche di trasporto, alloggio e contrattualizzazione dei lavoratori, anche nell`interesse delle tante imprese agricole che operano nella legalità e subiscono la concorrenza sleale di chi non applica i contratti. Infine, serve un sistema più premiante per le imprese iscritte alla Rete del lavoro agricolo di qualità dell`Inps”.
“Apprezziamo la tempestività della convocazione arrivata in seguito a un nostro comunicato unitario” ha spiegato la segretaria generale della Uila, Enrica Mammuccari. “Abbiamo inoltre apprezzato la disponibilità di tutto il sistema delle imprese a partecipare il 25 giugno a Latina quando ci sarà una manifestazione con tutta la comunità indiana. È una battaglia – ha spiegato Mammuccari – che non si può vincere da soli, ma serve un’alleanza sinergica di tutte le parti sociale affinché il nostro made in Italy profumi di legalità. Siamo meno soddisfatti del fatto che a volte la comunicazione vinca sulle azioni concrete. Dobbiamo far sì che a chi è vittima di sfruttamento vengano subito rilasciati permessi speciali, per avere anche la possibilità di integrarsi”.