Inizia oggi davanti ai giudici della corte d’assise di Latina il processo per la morte di Satnam Singh, il bracciante indiano deceduto nelle campagne dell’Agro Pontino in seguito ad un incidente avvenuto il 17 giugno 2024, nel campo dove lavorava. Sotto accusa c’è Antonello Lovato, colui che lo aveva assunto a giornata. Deve rispondere del reato di omicidio volontario con dolo eventuale.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Satnam è rimasto agganciato ad un rullo trainato da un trattore, che gli tranciò il braccio destro e schiacciò gli arti inferiori. Dopo l`incidente l’uomo è stato portato a casa e l`arto tranciato era stato poggiato sopra una cassetta utilizzata per la raccolta degli ortaggi.
Lovato stamane è presente in aula. Nei mesi scorsi ha subito un periodo di custodia cautelare. In base a quanto accertato dai magistrati in un altra indagine, il business dell’azienda si basava anche sullo sfruttamento dei braccianti, pagati a cottimo molto al di sotto del limite imposto dalla legge, cioè 8,65 euro all’ora, per un lavoro di ben oltre 8 ore al giorno, senza straordinari e pause adeguate, senza bagni e acqua corrente.
Oggi, prima dell’inizio dell’udienza, davanti alla sede del tribunale c’è stata una manifestazione della Cgil. Ma tutti i sindacati hanno aderito al presidio. Sugli striscioni si legge “Stop al Caporalato” e “Verità e Giustizia per Satnam Singh”.
“La vicenda di Satnam Singh è la rappresentazione più cruenta e tragica di ciò che avviene nei campi italiani”, spiega in una nota Giovanni Mininni, segretario generale della Flai Cgil nazionale. “Il suo non è un caso isolato ma il risultato di un sistema del lavoro agricolo che spesso sfrutta e a volte uccide, in cui i lavoratori sono deumanizzati e considerati alla stregua di attrezzi. In questo contesto, la prevenzione e i controlli delle istituzioni continuano ad essere drammaticamente insufficienti e lo Stato fallisce così la sua lotta al caporalato e allo sfruttamento”.
“Nei giorni scorsi la ministra Calderone ha detto che i sindacati fanno ‘propaganda’ sul tema e ha sbandierato un presunto 60 per cento in meno di vittime di caporalato nel 2024 – aggiunge Mininni-. In attesa di conoscere il modo in cui sarebbero stati ricavati questi dati, sappiamo con certezza che gli irregolari nell’agricoltura italiana sono 200mila, mentre i reati e gli illeciti amministrativi nell’agroalimentare sono cresciuti del 9,1%. Sono numeri che dipingono uno scenario drammatico. Nel frattempo, i circa 200 milioni del Pnrr che erano destinati a superare i ghetti dove troppo spesso sono costretti a vivere i lavoratori delle campagne ancora non sono stati spesi e anzi il governo starebbe pensando di tagliarli e indirizzarli altrove. È inaccettabile e faremo di tutto per evitarlo”.
“L’avevamo detto l’anno scorso: per noi non doveva mai più succedere. Chiedevamo giustizia e costituirci parte civile significa non solo che è importante che ci sia questo processo, che sia fatta giustizia e che sia condannato l’imprenditore che non ha rispettato la vita di quella persona, ma siamo qui per dire che è necessario cambiare il modello di fare imprese”. Così il leader della Cgil, Maurizio Landini, a margine del presidio a Latina.
“Non siamo di fronte a un caso isolato – ha detto – i dati su infortuni, caporalato e lavoro nero lo confermano. C’è bisogno di cambiare il modello di fare impresa in cui il lavoro e la persona tornino ad essere al centro. La persona non è un pezzo di una macchina che può essere comprato e venduto. Tutte le parti devono fare la loro parte: associazioni di impresa, istituzioni, Comuni e Regioni. Il fatto che oggi siamo qui indica la volontà di cambiare di una parte consistente di questo Paese, che vuole affermare la centralità del lavoro e dei diritti. L’avevamo detto un anno fa che di fronte a quello che era avvenuto non ci saremmo fermati; che quello che era successo non era un caso isolato, ma indicava un modello di fare impresa che andava cambiato. Abbiamo il massimo rispetto e fiducia del lavoro della magistratura. Quello che succede in quell’aula riguarda tutto il Paese, la democrazia, la libertà e la qualità della vita e del lavoro”.