Il sindacato dei pensionati della Cgil scende in piazza per esprimere il proprio dissenso sulla manovra economica del governo. Il segretario generale, Carla Cantone, spiega i contenuti della protesta.
Cantone, perché non condividete la manovra?
E’ culturalmente e politicamente iniqua e ingiusta perché impoverisce il paese e toglie diritti alle persone.
Quali sono i tagli che più influiranno sul benessere della categoria che rappresentate?
Sicuramente i tagli ai Comuni. Provocheranno la riduzione dei servizi socio assistenziali. Verrà danneggiata la qualità e l’efficienza dei servizi pubblici e i Comuni per poterli mantenere saranno costretti o ad aumentare le tasse a carico dei cittadini o a rivolgersi ai privati per ottenere le stesse prestazioni, danneggiando così sempre i più deboli, ossia pensionati e famiglie.
Quali sono gli interventi voluti dal governo che danneggeranno di più i pensionati?
Innanzitutto la riduzione delle risorse per il fondo per la non autosufficienza, poi ci sono gli interventi sulla sanità che metteranno il settore in ginocchio sia a livello nazionale che locale, ancora l’introduzione di ticket pesantissimi.
Cosa proponete come soluzioni alternative?
Chiedere anche un contributo ai ricchi, intervenendo sulla patrimoniale.
La politica dovrebbe intervenire stimolando la crescita, aumentando l’occupazione perché non c’è più sbocco occupazionale in Italia, invece di continuare a colpire chi non riesce ad arrivare a fine mese come molti pensionati. Questa macelleria sociale investe giovani, adulti e pensionati e soprattutto le donne.
Cosa pensa a proposito della parità dell’età pensionabile tra uomini e donne?
Non è giusta perché le donne si occupano anche del lavoro di cura, perdono giornate di lavoro che non verranno loro riconosciute. Parlare di parità avrebbe senso con una risposta sul piano del welfare.
E della riforma delle pensioni di cui si discute animatamente in questi giorni?
Sono contraria. La riforma è già stata fatta e l’età pensionabile già aumentata.
Quello di cui si avrebbe bisogno in questo momento è la tutela del potere d’acquisto delle pensioni, che invece con gli ultimi provvedimenti si è indebolito. Non dico di rivalutare le pensioni, ma almeno tutelarle, per noi è un obiettivo fondamentale che porteremo tra le nostre proposte in piazza.
Un’indagine Istat però evidenzia come l’Italia sia l’ultima in Europa per quanto riguarda l’età pensionabile. L’Unione europea ha però recentemente chiesto all’Italia di intervenire e di modificare i provvedimenti affinché sia possibile raggiungere i livelli europei. Come giudica questa richiesta?
Bisogna prima dire che ci sono due questioni che non vengono affrontate: da una parte il discorso sul potere d’acquisto delle pensioni che, ad esempio, in Francia e Germania è molto più forte. E poi c’è il tema del welfare, che in Italia manca. In Europa esistono regole di welfare ben precise, in Germania esiste lo Stato sociale. Da noi, invece, il governo non ha fatto nessuna politica di welfare.
Quindi se si rafforzasse il welfare lei sarebbe favorevole ad innalzare l’età pensionabile?
No perché ci sono altre questioni da prendere in considerazione. Ad esempio non sarebbe possibile per i lavori usuranti e faticosi e quelli di grande responsabilità, ma anche per tutti i lavoratori espulsi dalle fabbriche per i quali non esistono politiche industriali ad hoc che consentano di rientrare. C’è infine il discorso dei giovani che faticheranno ancora di più a trovare lavoro.
Francesca Romana Nesci