‘’In Cgil lo spread rischia di volare oltre quota 500’’. E: ‘’dobbiamo ancora renderci conto di cosa è successo. Un po’ come quando la Roma ha perso contro il Liverpool’’. Sono due battute al volo che si colgono nel day after della designazione di Maurizio Landini come candidato della segreteria Cgil per la successione a Susanna Camusso.
Ma andando con ordine, e al di là delle battute. Come lungamente preannunciato, da lunedi sera Maurizio Landini è ufficialmente il candidato segretario generale. La decisione è arrivata al termine di una relazione che Camusso stessa ha tenuto ai colleghi della segreteria confederale, illustrando gli esiti della consultazione che aveva personalmente svolto in estate, su mandato del direttivo; e in base allo stesso mandato del direttivo, ha quindi indicato il nome che, secondo la sua valutazione, rappresenta quanto emerso dal sondaggio estivo. Spiegano infatti in Cgil che nessuna ‘’forzatura’’ è stata fatta dalla segretaria generale, che si è attenuta rigorosamente al testo approvato all’unanimità dal direttivo di luglio.
La decisione di lunedi sera su Landini è stata però presa a maggioranza: contrari, ovviamente, Vincenzo Colla, l’altro candidato in lizza per la leadership, e Roberto Ghiselli.
Si diceva che Landini è a questo punto ufficialmente il candidato, ma per la verità non c’è stata ancora nessuna comunicazione formale; a farla sarà Camusso in persona, con un video messaggio su Facebook, spiegando il percorso che l’ha portata a questa decisione. Una scelta, quella di Facebook, per avere la possibilita’ di diffondere il messaggio sui social, in modo da raggiungere il maggior numero di iscritti e non solo la ‘’burocrazia’’ del sindacato.
Un passaggio ancor più formale avverrà poi con la convocazione del direttivo, previsto per fine mese o al massimo inizio di novembre, un lasso di tempo abbastanza ampio per consentire una riflessione interna approfondita. In sostanza, il fronte avverso a Landini – cioè Colla e i suoi sostenitori, che rappresentano una fetta tutt’altro che irrilevante dei voti congressuali – dovrà decidere come proseguire. Una riunione a questo scopo e’ stata fissata dal segretario Spi Ivan Pedretti per sabato mattina. La candidatura di Colla e’ infatti a tutt’oggi confermata, ma al voto mancano tre mesi: le candidature verranno effettivamente formalizzate solo al congresso di gennaio, che eleggerà l’assemblea generale, alla quale spetterà l’elezione del leader. Un meccanismo alquanto barocco, che lascia lo spazio a cambiamenti di campo e trattative più o meno sotterranee tra i fronti avversi, con l’obiettivo, si suppone, di una ricomposizione. Anche per scongiurare uno scontro fratricida, che finirebbe per riproporsi in tutti i congressi delle strutture che si svolgeranno a partire dai prossimi giorni fino alle assise generali di fine gennaio. Ma non e’ detto che la ricomposizione riesca.
Landini e Colla si potrebbero definire “gemelli diversi”, in quanto coetanei, emiliani, provenienza operaia, percorsi sindacali molto simili. Sono anche, e lo dichiarano, molto amici tra di loro, quindi non dovrebbe essere complicato parlarsi, intendersi. A dividerli c’è un atteggiamento differente nei confronti della politica. Pragmatico Landini, pronto a fare accordi sul merito a prescindere dall’interlocutore che si trova di fronte e dal suo ‘’colore’’ politico; più propenso a un modello concertativo e riformista, modello emiliano, Colla. Più esplicitamente: Colla rappresenterebbe un ritorno della Cgil nell’alveo del centro sinistra, con un riavvicinamento al Pd dopo anni di scontri durissimi; non a caso domenica scorsa, a margine della Marcia della Pace, è stato notato un lungo colloquio a tre tra Colla, Maurizio Martina e Nicola Zingaretti. Landini invece è considerato più ‘’zingaro’’, nel senso di nomade politico, indifferente all’appartenenza partitica e pronto a ragionare anche in ambiti assai più larghi di quelli tradizionali di riferimento; ammesso che di questi tempi ce ne siano ancora.
Ma ci sono altri temi in ballo, e si chiamano parità di genere e ricambio generazionale, molto cari a Susanna Camusso che ha tentato in tutti i modi di introdurli nella Cgil. La sua volontà di imporre una segreteria ‘’giovane’’, di under 35, è stata però stoppata in buona parte, e il ricambio si è risolto con l’ingresso di soltanto due giovani, Scacchetti e Massafra. Sul piano del genere è andata ancora peggio: la sua vera candidata per la segreteria, Serena Sorrentino, è stata bloccata sul nascere da una sorta di congiura dei, chiamiamoli così, ‘’maschi anziani’’, che avrebbero puntato invece su Colla come candidato alternativo, ritenendo Sorrentino troppo giovane e inesperta. Uno sgarbo forte alla segretaria, che nel passaggio di testimone femminile credeva e continua a credere.
Lo ha detto infatti quasi esplicitamente nella assemblea delle donne della Cgil di sabato scorso, quando concludendo un intenso e molto applaudito intervento, quasi un manifesto del nuovo femminismo, Camusso ha bacchettato gli uomini della confederazione, sottolineando che anche in Corso Italia ‘’risuonano temi, battute, atteggiamenti, commenti, che non dovrebbero esistere nella nostra organizzazione’’. Di fatto, ha spiegato, è una reazione alle regole che hanno imposto, ormai molti anni fa, quelle quote rosa che hanno col tempo portato all’elezione della prima donna segretario generale. Una reazione che oggi ha impedito di ripetere l’esperimento. E dunque, ha concluso la segretaria ormai uscente, ‘’se ci chiediamo se tutto questo ha portato a un cambiamento nella cultura degli uomini della nostra organizzazione, ebbene, qualche volta è legittimo il dubbio’’. La scelta di puntare su Landini è anche un po’ figlia di tutto questo.
Nunzia Penelope