“Bisogna dire le cose come stanno. Ci sono in campo due ipotesi diverse: da un lato chi pensa che vada mantenuto il valore universale dei diritti e della tutela salariale del contratto nazionale di lavoro, dall’altro chi, come Confindustria, crede che questo sistema vada scomposto, magari guardando a sistemi economici molto diversi dal nostro”. Così Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, nel suo intervento nel corso della conferenza stampa di presentazione di Luca Visentini, nuovo segretario generale della Ces, il sindacato europeo, che si è svolta oggi a Roma.
Camusso ha aggiunto che comunque la discussione è tutta aperta, e del resto “il Jobs Act, nel riferirsi al salario minimo legale, fa un esplicito riferimento ai lavoratori non contrattualizzati. E non è un caso: il Parlamento sa bene che in Italia i minimi salariali sono quelli stabiliti dai contratti nazionali, e che così deve continuare a essere”.
Inoltre, rispetto alla proposta lanciata da Squinzi sulla redazione di un decalogo “delle cose che si possono e di quelle che non si possono fare in eventuali trattative”, la risposta del leader della Cgil è stata: “Non aspettiamo una proposta, ma prendiamo atto del fatto che Confindustria ha deciso di non fare un negoziato. Per noi, l’obiettivo è rinnovare i contratti in scadenza. Solo questi negoziati renderanno esplicito qual è il livello vero del confronto in atto”.
Infine, per il segretario generale della Cgil, la questione salariale, oltre ad attenere ai diritti, e dunque alla vita delle persone, è anche un grande tema economico: “Per Confindustria, nella convinzione errata che la nostra sia una crisi legata all’esportazione, bisogna rispondere abbassando i salari. Per noi vale esattamente il contrario: la crisi è da domanda interna e dunque abbassare i salari non funziona”.