Susanna Camusso, segretario confederale della Cgil, all’indomani della firma del contratto degli alimentaristi e’ molto soddisfatta per come sono andate le cose. Nell’interpretazione di Corso Italia, infatti, la sconfessione della riforma della contrattazione del 22 gennaio scorso e’ assoluta e indiscutibile: ‘’La prova regina e’ nelle parole del vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei, che in una dichiarazione all’Ansa ha detto: ‘bene il contratto degli alimentaristi, ma d’ora in poi occorre applicare le regole’. Direi che non c’e’ bisogno di aggiungere altro”.
A chi parla Bombassei? A voi o alla Federalimentare?
Ho una mia idea in proposito, ma la risposta puo’ darla solo Bombassei. Noto tuttavia che Federalimentare ha dimostrato una certa autonomia, rispetto alle posizioni confindustriali.
Dunque, il contratto non applica le regole del 22 gennaio, dal vostro punto di vista?
E’ nei fatti. La piattaforma unitaria non corrisponde a quelle regole, salvo che per la triennalita’ del contratto; su cui peraltro la Cgil e’ d’accordo da tempo, come prova il contratto triennale della pubblica amministrazione firmato ai tempi dell’ultimo governo Prodi. Per quanto io mi studi il nuovo contratto, non lo trovo da nessuna parte l’accordo del 22 gennaio.
E per quanto riguarda gli aumenti salariali?
Stiamo parlando di 142 euro medi sui minimi tabellari. Si possono calcolare in due modi, su 40 mesi o su 36 mesi. Nel primo caso l’aumento e’ del 7,3%, nel secondo dell’8,2. In entrambi mi pare che la distanza dal 5,5% stabilito dall’indice Isae sia ben definita. Ci sono poi risorse aggiuntive su varie voci, tra cui la quota facoltativa per le assenze di maternita’ o paternita’.
Come si spiega che sia stato un contratto unitario, allora? le altre organizzazioni sindacali, infatti, avevano firmato l’intesa di gennaio.
Si spiega con il fatto che le organizzazioni sindacali degli alimentaristi hanno costruito una piattaforma unitaria nella piena autonomia del proprio settore. E la controparte ha capito che gestire unitariamente il contratto era preferibile che andare a una rottura. La verita’ e’ che non si puo’ costruire un modello contrattuale in cui sparisce il ruolo delle categorie. Inoltre, non dimentichiamo che questa e’ stata una vertenza vera: con scioperi, rotture, ecc.
Potra’ essere un esempio anche per gli altri rinnovi contrattuali?
Ogni categoria e’ un mondo a se’. Ma la soluzione trovata per il comparto alimentare aiuta a comprendere che se c’e’ voglia di lavorare unitariamente, e’ possibile. Vale per i sindacati, e vale per le imprese: che interesse hanno, infatti, a imbarbarire i rapporti?
L’epilogo degli alimentaristi avra’ influenza sul contratto dei metalmeccanici?
La premessa della vertenza dei metalmeccanici e’ la disdetta unilaterale da parte di Fim e Uilm, finalizzata all’esclusione della Fiom. Inoltre, e’ la sola categoria dove le regole del 22 gennaio sono state recepite nella piattaforma separata con una puntigliosita’ che non ha eguali in altre categorie.. Federmeccanica si e’ assunta la responsabilita’ di respingere una proposta, sensata, di moratoria, che avrebbe evitato questo scontro in un momento in cui ci si dovrebbe concentrare sulla crisi.
Nei meccanici si giochera’ dunque la prova di forza sull’applicazione del nuovo modello?
Immagino di si’. Ma il buon senso, come ho detto, richiederebbe un altro atteggiamento…
Per esempio?
Se Federmeccanica volesse riaprire la discussione sulla proposta di moratoria, l’offerta e’ sempre valida.
Nunzia Penelope